(foto LaPresse)

Il dopo: non ci sarà futuro consegnandoci alla repubblica giudiziaria

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Nuova immissione di liquidità! Tolta la tassa proposta ieri dal Pd.

Giuseppe De Filippi


 

Al direttore - Don Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria molto apprezzato da Matteo Salvini, ha pochi dubbi sull’origine della pandemia che sta devastando il pianeta. In alcune colorite prediche trasmesse dall’emittente cattolica, ha infatti sostenuto che il coronavirus è un ammonimento del Signore (latrice la Madonna di Medjugorje) contro il secolarismo imperante, e ha invitato i cristiani a riprendere la strada maestra del sacro. La singolare tesi del sacerdote comasco, che sembra più vicina al Dio veterotestamentario che al Dio dei Vangeli, allude a una questione, quella della teodicea, che ha attraversato la storia del pensiero teologico e filosofico occidentale. Ovviamente, credo che ai lettori di questa rubrica interessi poco o nulla conoscere l’opinione di chi scrive sulla compatibilità tra l’esistenza del male e la bontà infinita del Creatore. Tuttavia, e qui torno alle parole del sacerdote comasco, pensavo che – soprattutto dopo la Shoah – la crisi del “Dio tappabuchi”, per usare la mirabile espressione del pastore luterano Dietrich Bonhöffer, avesse congedato definitivamente l’idea del male strumentale e la concezione di un Dio sapiente “alchimista”, che cioè trae il bene dal male. La verità è che, poiché in tempi bui come i nostri la fiducia nella saggezza divina può essere scossa, taluni esponenti del clero reagiscono con forme di fanatismo religioso che sfidano il senso del ridicolo. Il fanatismo è sempre una brutta bestia. Quando, poi, è cavalcato da un leader politico per meschini calcoli elettorali, può raggiungere il calor bianco e alimentare un paranoico eccesso di faziosità. Confesso di non essere molto ottimista al riguardo, ma nella tragedia che stiamo vivendo forse tutti – credenti e non credenti, laici e chierici – dovremmo fare un passo indietro invece di eccitare gli animi di un paese già sull’orlo di una crisi di nervi.

Michele Magno 


 

Al direttore - Per ripartire tra qualche settimana è necessario uscire dall’imbuto della burocrazia. Persino Arcuri e Borrelli non solo non riescono a spendere le risorse a disposizione ma hanno la necessità di uno scudo giudiziario che li metta al riparo da future indagini. L’affermazione anticostituzionale del principio di colpevolezza, su cui è urgente sviluppare una riflessione, preoccupa pure loro. Per suffragare la bontà della propria posizione si utilizzano numeri che alcun contatto hanno con la vita quotidiana. I dati sin qui utilizzati mostrano solo numeri relativi ai bandi di gara pubblicati, giammai si mostra il dato delle ore lavorate nei cantieri, unico termometro per comprendere l’effettivo impiego delle risorse. Dati sempre in continuo calo negli ultimi anni! Il codice ha fallito perché dopo tre anni solo il 30 per cento delle sue previsioni è stato attuato e perché alcuni pilastri su cui si basava come “la qualificazione delle stazioni appaltanti”, “i commissari di gara Anac”, la “soft law” non hanno trovato applicazione. L’Anac ha subìto una continua attribuzione di funzioni, non richieste, che nulla hanno avuto più a che vedere con il positivo ruolo svolto ai tempi dell’Expo. La risposta a questo stallo non è certo la proliferazione di super commissari con poteri assoluti soprattutto se intervengono nella scelta dell’aggiudicatario. Dobbiamo uscire anche dalla logica di una perenne normazione attraverso decreti legge che richiedono a loro volta una messe ciclopica di provvedimenti attuativi mai adottati.

Edoardo Bianchi, vicepresidente dell’Ance 

 

Voler trasformare una crisi in una opportunità significa anche voler aprire gli occhi su tutto ciò che si trova da anni alla base della nostra infezione economica. Uno dei virus economici dell’Italia coincide con l’aver trasformato l’immobilismo nell’unica forma di legalità consentita. E fino a quando le leve dell’economia saranno nelle mani della repubblica giudiziaria l’Italia continuerà a essere un paese destinato a castrare la libertà di impresa e semplicemente incapace di costruire il suo futuro.