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lettere al direttore

Le proteste contro Israele e l'antisemitismo che non si vuole vedere

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Non sarebbe tutto più pratico e chiaro se chiedessero a Giorgia Meloni di mettere fuori legge FdI?
Giuliano Cazzola

Il tutto un secondo prima di aver messo in lista potenziali parlamentari che, indirettamente, promettono di aiutare l’Ucraina a perdere la guerra.

 


 

Al direttore - Ho già espresso questo concetto, ma è bene ribadirlo. Oggi esistono due tipi di antifascisti: il primo è quello nostalgico che guarda alla storia di un secolo fa, e l’altro è quello attuale che si oppone e combatte contro i regimi fascisti contemporanei, come il “fascismo rosso” di Russia e Cina, e il “fascismo verde”  dell’integralismo islamico dell’Iran. Questo argomento purtroppo non è seriamente preso in considerazione dagli intellettuali mainstream, ed è perciò necessario che ci sia una svolta. L’antifascismo di cui abbiamo bisogno è quello reso attuale dalla lotta di resistenza contro i regimi autoritari che vogliono distruggere e cancellare la democrazia. L’emergenza del presente è perciò molto più importante della filologia antifascista legata al passato. 
Cristiano Martorella 

Vero. Ma essere antifascisti a metà significa sempre essere antifascisti a targhe alterne. Non buono. Né per la destra, né per la sinistra.

 


 

Al direttore - Non posso fare a meno di acquistare il Foglio che è, secondo il mio modesto parere, il migliore giornale italiano per completezza di dati, per pagine letterarie e culturali, per contributi di prim’ordine, ma non posso non sottolineare la copertura, la messa al margine, la colpevolizzazione delle posizioni anti israeliane che è troppo strumentale e falso far passare per posizioni antisemitiche, indebolendole così come sembra fare, con illazioni tutte accademiche il prof. Berti di Padova. L’antisemitismo non c’entra proprio niente e non ha certo ispirato le manifestazioni studentesche anti israeliane e a favore della popolazione di Gaza, ai danni della quale, tutti, il Foglio compreso, stanno assistendo a un eccidio indiscriminato per cercare il terrorista di Hamas fra mille bambini innocenti o donne uccise: perché non parlare delle fosse comuni ritrovate davanti a un ospedale e parlare invece delle illazioni del prof. Berti? Contra factum nihil argumentum!  Gli studenti delle più grandi università americane, e in particolare la Columbia University e la Nyu (Università ebraica presso la quale sono stato Research Fellow per un anno e alla quale devo molto) non possono essersi coalizzati fra loro, dalla California, al Massachusetts, alla Pennsylvania. Solo chi non conosce la libertà e l’onestà degli studenti americani può pensare, ingiustamente e strumentalmente, questo. Essi  hanno espresso semplicemente dei sentimenti di sdegno e di riprovazione contro la  sproporzionata e crudele reazione di Israele nei confronti di Gaza e in generale della popolazione palestinese (vedi coloni in Cisgiordania). Gli studenti di tutto il mondo sono antenne della società e io, pur essendo un professore ormai anziano, difendo le loro proteste. Nessuno nega che ci sia stato un attacco premeditato e orribile contro Israele il 7 ottobre con uccisioni, stupri e prese in ostaggio. Ma, a parte la riconosciuta incompetenza dei servizi segreti israeliani, la reazione di distruzione di un intero popolo relegato in una stretta striscia di terra, senza mangiare né bere per lunghi periodi, senza ospedali e costretto a spostarsi continuamente da nord a sud e viceversa e bombardato continuamente, è stata sproporzionata.  Lei è sicuro che il governo Netanyahu abbia percorso l’unica strada possibile? Rabin avrebbe probabilmente fatto diversamente, e per questo è stato ucciso dai violenti. Ma Netanyahu è contestato nel suo paese e fuori; la contestazione studentesca è la punta di un iceberg di quello che tutti pensano e non osano dire, un po’ per vigliaccheria scambiata per prudenza, un po’ per calcolo politico. Nessun antisemitismo.  Da parte mia ammirazione per tutti i contributi decisivi che la cultura ebraica ha dato al nostro mondo, fuori e dentro Israele. Ma, per favore: il gioco delle tre carte si gioca bene solo a Napoli dove, peraltro, “nisciun è fess”! Cordiali saluti con molta stima!
Nicola Carretti 

Caro Nicola, la sua è una lettera bellissima, anche se non condivido praticamente nulla. Le faccio però solo una domanda. Dopo il 7 ottobre, essere ebreo è tornato o no a essere un rischio in tutto il mondo? Lei mi dirà che è colpa di Netanyahu, e lo rispetto. Io mi limito a dire che è colpa dell’antisemitismo. E il fatto che l’antisemitismo di ritorno sia diventato una normalità non meritevole di denuncia ci dice molto sul momento in cui viviamo. Provi a farsi due passi all’università con una kippah e poi ne riparliamo. Grazie di cuore e ci scriva e ci critichi quando vuole.


 

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