Vertice G7 - Foto LaPresse

Lettere

Al G7 si decida come fare dell'IA il motore (non il terrore) del futuro

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa 

Al direttore - Viviamo in un tempo in cui il sol dell’avvenire sarà sempre più digitale e non scalderà tutti allo stesso modo. Un futuro sempre più plasmato dalle “macchine che obbediscono ai bit senza peso”, come scriveva profeticamente nel 1985 Italo Calvino nella prima delle sue “Lezioni americane”. Nei discorsi della sinistra politica e sindacale abbondano le denunce del crescente divario tra chi ha e chi non ha, ma scarseggiano le proposte per ridurre il divario forse più iniquo e regressivo di tutti, ovvero quello tra chi sa e chi non sa. Eppure quest’ultimo, in fondo, è alla radice delle stesse diseguaglianze sociali. Senza dimenticare che siamo il paese dell’area Ocse con il più alto tasso di analfabetismo di ritorno (dopo la Turchia). Poi ci stupiamo se (sondaggio Swg, aprile 2023) il 15 per cento degli italiani è terrapiattista; il 17 per cento sostiene che “l’Olocausto non è mai avvenuto”; il 18 per cento è certo che “i rettiliani sono tra noi, hanno le sembianze di alcuni esponenti politici e governano il mondo”. Non basta. Il 25 per cento è convinto che “i vaccini sono un metodo di controllo di massa attraverso il 5G”. Il 29 per cento che “lo sbarco sulla Luna non è mai avvenuto e le foto sono state realizzate in un set cinematografico”. Il 32 per cento che “l’attentato delle Torri gemelle è stato organizzato dagli Stati Uniti”. Il 42 per cento, inoltre, ritiene che “il Covid-19 e altri virus sono stati creati in laboratorio per favorire le case farmaceutiche”. Dulcis in fundo: per il 60 per cento degli intervistati “un’élite di poteri forti controlla il mondo”. Insomma, da noi resta ancora largamente inascoltato il monito di Derek Bok, già rettore dell’Università di Harvard: “Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate con l’ignoranza”. Ogni riferimento ai putinisti e agli antisemiti non è puramente casuale.
Michele Magno


 

Al direttore - Va colta fino in fondo l’enorme portata dell’invito a Papa Francesco a dire la sua sull’intelligenza artificiale durante l’incontro dei leader del G7 il prossimo giugno. Un’iniziativa politica inaspettata e geniale, carica di significato anche al di là delle riflessioni che emergeranno e delle eventuali decisioni che si potranno prendere nel merito. La regolamentazione in questo ambito, enormemente complessa e articolata, richiede senza dubbio conoscenze avanzate in settori scientifici molto specifici. Ma ha al fondo una domanda comprensibile e antichissima, con cui prima o poi incappa chiunque ha a che fare con l’IA: che cosa è l’umano? Cosa lo caratterizza e lo distingue da tutto il resto di ciò che esiste? E, di conseguenza, cosa dell’umano vogliamo conservare, cosa vogliamo migliorare, cosa vogliamo mettere al riparo? Insomma: i più importanti capi di governo hanno deciso di interessarsi dei fondamenti di etica, nel loro summit, e vogliono ascoltare, su questo, il Vicario di Cristo. Lontanissime le contestazioni sulle ingerenze della fede nella politica, le discussioni sui presunti impedimenti alla ricerca scientifica e tecnologica da parte della Chiesa. Legittimata, addirittura richiesta, l’interlocuzione con il magistero della Chiesa, nel cuore della politica internazionale, quella che conta. Con il G7 abbiamo l’inaspettata opportunità di riaprire spazi che pensavamo chiusi per sempre, archiviati nella stagione giovanpaolina e ratzingeriana, e poi stavolta – e questa è l’ulteriore novità – è dalla politica che viene l’iniziativa. Come dicono a Roma, “è tanta roba”.
Assuntina Morresi

Spunto interessante e giusto, cara Morresi. Sarebbe bello però che l’inaspettata opportunità di avere un G7 deciso a mettere a tema il futuro dell’intelligenza artificiale non si limitasse a indicare i paletti, i vincoli, i se, i ma, i però, le regole, l’etica. Ma facesse qualcosa di più concreto: spiegare come investire miliardi di euro per trasformare l’intelligenza artificiale non nella fonte del nuovo terrore del mondo ma nella chiave per velocizzare il motore del lavoro del futuro. Le non ingerenze del Vicario di Cristo sono sdoganate. Ora bisognerebbe sdoganare anche le ingerenze dei vicari del capitalismo mondiale.

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