(foto LaPresse)

L'imbarazzo dei giornali italiani sul caso Pell: un caso di scuola

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Adesso però non vi approfittate perché tenendoci a casa ci salvate pure dai crolli dei ponti.

Giuseppe De Filippi


Al direttore - Perché le notizie su Contrada e cardinale Pell sul Foglio sono in prima evidenza mentre sugli altri giornali sono a pagina 33?

Francesco Pini 

 

I giornali che accolgono una notizia giudiziaria con imbarazzo, come è successo ieri con il caso Pell, sono i giornali che di solito non vogliono far ricordare ai lettori il modo in cui avevano trattato quella notizia. E sul caso Pell, il Dreyfus della nostra contemporaneità, sono giustamente tanti, praticamente tutti, i giornali che hanno cercato di far finta di niente, facendo dimenticare cosa avevano fatto fino a due giorni fa. Ovverosia: alimentare una campagna predatoria contro l’orco cattolico.


 

Al direttore - La pandemia da coronavirus ha colpito duro, in un crescendo drammatico di contagi, morti e conseguenti straordinari interventi pubblici restrittivi, che ben pochi solo qualche settimana fa immaginavano. Non si può certo dire che di fronte a questo incedere del virus il governo nazionale sia rimasto fermo. Anzi, in poche settimane, mentre individuava una serie di azioni per bloccare l’espandersi della pandemia, ha messo in campo delle azioni senza precedenti a sostegno delle famiglie, delle imprese e dei professionisti. Il decreto “Cura Italia”, ora al voto in Senato, vale da solo quasi quanto l’intera finanziaria 2020. Il decreto “Aprile”, in arrivo nei prossimi giorni, aggiungerà circa 40 miliardi, che sommati al “Cura Italia” portano a circa 70 miliardi i fondi direttamente erogati dallo stato. Il decreto “Liquidità” del 6 aprile libera risorse coperte dalla garanzia dello stato per centinaia di miliardi. La somma di tutta l’azione di governo raggiunge i 750 miliardi. Una cifra gigantesca, è bene sottolinearlo, perché se è necessaria un’azione immediata e decisa a sostegno di famiglie e imprese, è del tutto evidente che un approfondimento su come coprire questa esposizione di fondi pubblici è doverosa, al fine di garantire la tenuta di medio lungo termine del nostro paese. E allora chiariamo che da soli, di certo, non ce la possiamo fare. Potremmo emettere tutti i titoli di stato che vogliamo, ma se non trovassimo chi li compra avremmo fatto un buco nell’acqua. Se la Bce non avesse messo in atto un piano plurimiliardario di acquisto di titoli, non sarebbe certo stato il mercato ad acquistare quelli emessi dal nostro paese, soprattutto a quel tasso di interesse. Chi dunque sostiene che il futuro della sostenibilità economica e finanziaria sia il ritorno al modello autarchico, non sa di cosa parla o se lo sa è in malafede. Se ci rinchiudessimo nel nostro recinto saremmo sopraffatti dalla speculazione internazionale che farebbe del nostro paese, indebitato come pochi e con un rapporto deficit/pil che nel 2020 arriverà a cifre elevatissime, un solo boccone. Ecco dunque che la battaglia per la solidarietà europea è sacrosanta, ma è una battaglia per avere più Europa, non meno Europa, più integrazione delle politiche economiche, non meno, più utilizzo delle politiche monetarie per rafforzare la sostenibilità del sistema, non meno. Chi invece specula sulla crisi attuale e sulla (reale) inadeguatezza nelle risposte di alcuni paesi e istituzioni europee, scommettendo sul “tanto peggio, tanto meglio”, commette un azzardo che può compromettere il futuro del nostro paese e dei nostri cittadini. Futuro del paese che passa anche per la tenuta del sistema economico nazionale. E’ proprio per evitare di esporre il nostro sistema produttivo e finanziario a scorribande che si è posto a livello normativo con il decreto “Liquidità” la questione Golden power. Le nostre aziende, soprattutto quelle strategiche, vanno protette.

Questo però non è sufficiente. Dobbiamo cogliere l’occasione di questa crisi e dei conseguenti fondi e garanzie pubbliche erogati, per determinare una trasformazione innovativa del sistema produttivo. Così come il piano Marshall non servì solo per dare da mangiare a chi non l’aveva e a proteggere i più indifesi, allo stesso modo il nostro piano di rilancio deve essere l’occasione per un grande progetto di economia innovativa. Voglio essere più chiaro: i fondi vanno dati per tenere insieme l’equità sociale con la riconversione green. Il sostegno per la ripresa dovrà dunque essere “orientato”, anche “selettivo” se necessario, perché chi pensa che dopo la crisi si debba ritornare semplicemente a com’era prima, non ha capito nulla e spreca una straordinaria occasione. Per questo credo che sarebbe utile che nei prossimi decreti per la ripartenza già vi fosse un segno in questa direzione. Una direzione green perché la sostenibilità è il nome del nostro futuro.

Andrea Ferrazzi, capogruppo Pd commissione Ambiente Senato, vicepresidente Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie


Al direttore - Chieda al vostro ufficio acquisti o a quello del vostro editore di trovare in 48 ore una patologa clinica che si prende la responsabilità di gestire una rete di oltre 40 medici sparsi sul territorio nazionale che si occupa della salute di 10.000 dipendenti dei loro famigliari, di refertare gli esami Covid-19 eventualmente necessari, fare le diagnosi e far applicare i protocolli sanitari di prevenzione in questo momento storico per poco più di 3 mila euro netti al mese e solo per due mesi. A nome dell’Agenzia ringrazio la dott.ssa Forenza per quello che sta facendo e per aver condiviso questa iniziativa a tutela dei dipendenti e delle loro famiglie. Invito i vostri lettori a leggere il curriculum della dottoressa sul nostro sito web, sezione amministrazione trasparente. Grazie sempre per la vostra attenzione che ha consentito di dare luce a un’iniziativa meritoria apprezzata dai dipendenti e dalle loro rappresentanze sindacali.

Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli

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