Il "Gioco della Guerra" di Guy Debord

Il Gioco della Guerra

Guido Vitiello

In questi tempi di crisi internazionali, invece di fare gli allenatori di eserciti su Twitter, riscopriamo il gioco da tavolo di Guy Debord

Guerrieri, giochiamo a fare la guerra? Nel 1944 Edmund Wilson credette di aver trovato la ragione della fortuna della detective story tra i due conflitti mondiali: “Il mondo in quegli anni era guidato da un onnipervasivo senso di colpa e dalla paura di un disastro incombente che sembrava impossibile stornare, perché non si riusciva mai ad attribuire la responsabilità in modo definitivo. Chi aveva commesso il delitto originario, e chi avrebbe commesso il successivo?”. Per fortuna, nel mondo in miniatura del giallo c’era “un potere infallibile, il detective altezzoso e onnisciente, che sa esattamente dove assegnare la colpa”. E allora, in questi nostri diversi giorni di oscure minacce, invece di fare gli allenatori di eserciti su Twitter passando il tempo a imbeccare strateghi che giocano d’azzardo, non è più saggio procurarsi “Il Gioco della Guerra” di Guy Debord e della moglie Alice Becker-Ho? Appassionato di strategia militare, tra gli anni Cinquanta e Settanta l’autore della “Società dello spettacolo” s’inventò Kriegspiel, un gioco da tavolo ispirato a Clausewitz. Nella magnifica edizione di Giometti & Antonello, la sovraccoperta diventa la scacchiera del gioco sul quale si possono muovere delle pedine di cartone – non purtroppo le pedine di rame laccate in argento della lussuosa edizione limitata del 1978. Kriegspiel “riproduce esattamente la totalità dei fattori operanti in guerra e, più in generale, la dialettica di tutti i conflitti” – salvo, precisa Debord, il caso e l’incertezza. Ed è questo a rendere il gioco così rassicurante. Ludimus effigiem belli!

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