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L'impegno a sottoscrivere un impegno

Guido Vitiello

La promessa, fatta dai Cinque stelle al Pd, di un complesso di riforme che bilanci il taglio dei parlamentari sembra il classico appuntamento destinato a slittare

C’è stato un tempo, prima dei cellulari, in cui potevamo dire a un amico: vediamoci martedì pomeriggio, e la cosa finiva lì. Poi gli appuntamenti sono stati derubricati a pre-appuntamenti, a impegni di massima a prendere impegno per un appuntamento, quel martedì pomeriggio è diventato un termine ordinatorio e non perentorio, e ormai tutta la pratica si può considerare amministrativamente perfetta ed efficace solo previa conferma, via sms, a ridosso dell’incontro. Che per lo più slitta, imprimendo a molte amicizie il passo dilatorio degli uffici burocratici o quello disperato di certi amori leggendari: una sequela di rendez-vous mancati. Quando è nato il governo Conte bis, tra gli imprudenti brindisi alla fine del populismo, la cosa più saggia l’ha scritta qui sul Foglio Franco Debenedetti: “Abbiamo solo comperato del tempo”. Il guaio è che solo i grillini sembrano sapere come spenderlo: vediamoci martedì pomeriggio, dicono, per il voto finale sul taglio dei parlamentari. Quelli del Pd, però, garantiscono che non è un taglio a vanvera, che c’è dietro un accordo politico, che sono previsti dei correttivi. Ora, trascurando pure la non trascurabile circostanza che i correttivi annunciati non correggono nulla, mi ha colpito leggere ieri sul Fatto la formula usata dal capogruppo alla Camera Graziano Delrio: c’è, assicura, “l’impegno a sottoscrivere un impegno sul quadro e sui tempi delle riforme”. L’impegno per un impegno. Poi Casaleggio gli manda un sms per conferma. Ho come l’impressione che l’appuntamento slitterà.

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