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A Milano c'è la disfida del biglietto. Cosa c'è dietro a 50 centesimi in più

Daniele Bonecchi

L’azzardo dell’aumento che Fontana vuol far pagare (politicamente) a Sala. I numeri

Potrebbe essere una sfida avvincente ma è diventata la madre di tutte le battaglie, tra regione e comune. In gioco c’è il ticket Atm, che la giunta di Beppe Sala vorrebbe portare a 2 euro (oggi costa 1,5 euro). La sfida (tecnica) parte da come misurare i costi di uno o più passaggi sugli efficienti mezzi pubblici di Milano. Perché se c’è una verità, è che Atm, al di là delle amministrazioni che si sono avvicendate a palazzo Marino, ha sempre (o quasi) offerto un buon servizio ai milanesi, soprattutto se paragonato a altre città italiane. Lo scontro oggi è con Regione Lombardia. Il clima di cooperazione e buon vicinato si è gelato sulla “tariffa integrata” che dovrebbe permettere ai cittadini lombardi di viaggiare su treni, metro, bus e tram di tutta la regione con un unico biglietto (o abbonamento) pagando un’equa tariffa senza vistose sperequazioni. La tariffa integrata, in pratica, è anche un modo per far accettare agli utenti un maggior costo per il biglietto Atm. Obiettivo da più di vent’anni di tutte le amministrazioni, l’integrazione si è sempre schianta contro il muro di aziende diverse, con interessi diversi. Ci avevano provato Maroni e Pisapia, complice la grande esperienza di Giuseppe Bonomi, oggi ad di Arexpo e nel cda di Fnm con l’obiettivo non dichiarato di puntare alla fusione fra Trenord e Atm. Progetto naufragato. Così oggi la Regione mette lo stop alle richieste di Sala (biglietto a 2 euro da aprile), vestendo di motivi tecnici una scelta politico, e il sindaco replica che così sarebbe a rischio il prolungamento della M5 per Monza: vestendo una risposta politica da motivazione tecnica.

 

Cosa ha provocato il corto circuito? Si parte a settembre 2018, quando le decisioni sul bilancio comunale 2019 diventano stringenti. Perché i tagli del governo sulle amministrazioni locali e, indirettamente, attraverso la regione diventano pesanti. E il Comune di Milano mette a bilancio (di previsione) l’entrata di 55 milioni in più grazie al biglietto Atm a 2 euro da aprile 2019. La decisione lascia di stucco molti osservatori, non tanto per l’aumento, decisamente pesante (gli abbonamenti verrebbero solo ritoccati) ma accettabile per un servizio di qualità, ma perché a maggio si vota per le europee e la scelta dell’amministrazione può creare più di un mal di pancia. Il confronto con la Regione sulla integrazione tariffaria che s’intreccia col difficile rilancio di Trenord, va a rilento. Quando a gennaio, dopo un vertice interlocutorio tra Sala e Fontana, le delegazioni s’incontrano per decidere, scoppia l’incidente. E’ l’assessore a Infrastrutture e mobilità della Regione Claudia Maria Terzi a puntualizzare: “Per tutta una serie di criticità, per noi è impossibile darci questa linea temporale, anche perché avrebbe presupposto un’approvazione in questi giorni per dare la possibilità a tutte le società di trasporto di dotarsi degli strumenti necessari. I tempi previsti dal Comune di Milano per noi sono insostenibili”. I motivi? “Il servizio in termini di riscossione dei biglietti è gestito dal Comune di Milano e quando si parla di integrazione tariffaria di bacino si pensa che il Comune passi il contratto che lo vede legato ad Atm all’agenzia di Tpl. Cosa che non è nemmeno prevista nell’ipotesi avanzata dall’agenzia rispetto alla tariffa integrata. Si realizzerebbe di fatto un aumento delle tariffe con un introito per il Comune di Milano e molte difficoltà invece per le società che gestiscono il servizio nei comuni dell’hinterland che avrebbero una diminuzione di ricavi. L’altro problema è l’omogeneità degli sconti, che Milano non prevede di condividere né con le altre agenzie territoriali né con la regione. Poi le distorsioni che nell’applicazione pratica si realizzerebbero. Gli utenti mono modali (quelli che usano solo il treno) poi avrebbero rincari dal 10 al 50 per cento, per noi inaccettabili”. Sembra però ci sia una via d’uscita: “Milano già adesso per legge potrebbe recuperare il mancato aggiornamento Istat e portare la tariffa attorno a 1,70 euro”, conclude Terzi. Ma il Comune di Milano non ci sta e parte la minaccia di bloccare il metrò verso Monza (per realizzare il quale ci sono già 270 milioni della Regione e 900 dal governo). Poi cominciano le scaramucce via social. Marco Granelli, assessore alla Mobilità di Milano, per difendere le scelte di Sala, mette in campo l’agenzia di Tpl “ll biglietto a 2 euro serve a tutti. Facciamo presto. Così Umberto Regalia, presidente dell’Agenzia Tpl, spiega da tecnico gli effetti del ticket a 2 euro e del nuovo sistema tariffario: 2,3 milioni di persone pagheranno meno il ticket unico, 2,4 avranno un guadagno medio del 14 per cento, 2,2 milioni risparmieranno il 19 per cento sull’annuale. Grande chiarezza e onestà intellettuale: da leggere e da far girare”, posta su Facebook. E ancora “A Milano in 7 anni abbiamo aumentato il trasporto pubblico del 9,3 per cento, investendo per gestirlo nuovi 65,5 milioni di € annui, e nello stesso tempo Regione ci ha tolto 17,5 milioni di euro annui. Se non vogliamo che il sistema del trasporto pubblico di Atm finisca come Trenord o Atac, dobbiamo metterci le risorse necessarie, e prenderle non dai pendolari, dove bisogna fare sconti forti e nessun aumento, ma dai turisti e dagli utilizzatori saltuari”. A stretto giro di rete risponde Fabrizio De Pasquale, capogruppo di Forza Italia a palazzo Marino: “L’aumento a 2 euro del biglietto non solo è sbagliato perché penalizza chi usa i mezzi pubblici e chi fa spostamenti di poche fermate. L’aumento è soprattutto immotivato dal punto di vista dei costi del trasporto pubblico. Atm ha registrato un utile di 39 milioni, il che vuol dire che fra contributi statali e regionali biglietti e abbonamenti riesce tranquillamente a far fronte alle spese del servizio. Se questo era vero nel 2018 non si capisce perché non dovrebbe esserlo nel 2019, cioè in un anno in cui non sono previsti nuovi servizi in più o nuove metropolitane. Infatti anche i contributi versati per il funzionamento di M5 sono in linea con lo scorso anno. Ergo l’aumento del 33 per cento del biglietto serve non ad Atm ma al Comune per incassare 55 milioni in più nel 2019”. Chiude le danze (per ora) un video su Facebook del sindaco Sala che, chiedendo un piccolo sacrificio ai milanesi, spiega l’intenzione del comune di portare il ticket a 2 euro ma “non toccheremo gli abbonamenti annuali”. E il sindaco la spiega così: “I ricavi dei biglietti non coprono nemmeno la metà del costo del servizio; le nuove metropolitane non permettono di stare in questi costi”. E poi il colpo di fucile: “Voglio andare avanti perché non voglio che Atm, schiacciata dai costi e a rischio sicurezza, diventi come Trenord”. Salviniana la risposta di Fontana: “Se (Sala ndr) vuole creare del terrorismo io rispondo con un sorriso”. Alla prossima fermata.

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