l'asse russo-cinese

L'aiuto "segreto" della Cina a Putin, senza oltrepassare la linea rossa dell'Ue

Priscilla Ruggiero

Le bombe che da Pechino arrivano a Kyiv e un ponte che collega la Russia alla Crimea. Così Xi Jinping mantiene l'immagine di potenza neutrale in Ucraina

Roma. Dopo i droni, gli elmetti e i giubbotti antiproiettile forniti dalla Cina alla Russia, già alcuni mesi fa i dati doganali avevano mostrato spedizioni di fucili d’assalto e munizioni cinesi all’esercito di Mosca sul territorio ucraino. Mentre gli Stati Uniti segnalavano l’intenzione di Pechino di fornire armi a Vladimir Putin,  i soldati di Kyiv condividevano foto e video di componenti di munizioni provenienti dalla Repubblica popolare cinese utilizzate dai russi in Ucraina. Questi ritrovamenti, che dimostrano una collaborazione – diretta o indiretta – tra Pechino e Mosca in ambito militare, sono stati sempre più frequenti, sino a ieri, quando ha iniziato a circolare su X la foto di una bomba da mortaio M-83A da 60 mm rinvenuta dall’esercito ucraino nella regione di Melitopol. Sull’arma si vedono chiaramente i caratteri cinesi che indicano il luogo di fabbricazione, Shijiazhuang, una città nel nord della Cina nella provincia dell’Hebei, e la data di produzione: aprile 1975.  Il sito ucraino Defense Express a settembre aveva pubblicato un video di una partita dello stesso tipo di bomba rinvenuta sul fronte, segnalando già allora il fatto che l’esercito russo non disponesse di mortai da 60 mm  nel proprio arsenale e che non vi fosse traccia del suo acquisto da parte della Federazione russa. La Cina  non si è espressa sul ritrovamento, non ha mai collaborato  per ricostruire il percorso delle bombe né ha fornito i nomi dei possibili paesi terzi da cui potrebbero essere arrivate. 

 

Uno dei motivi per cui Pechino questa volta, dopo il ritrovamento di Melitopol,  potrebbe esporsi è il vertice Ue-Cina che si terrà a inizio dicembre, quando la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Charles Michel voleranno a Pechino. La linea rossa imposta alla Cina dall’Unione europea  sulla guerra in Ucraina riguarda il sostegno materiale:  non inviare armi alla Russia. Finora  la Repubblica popolare ha scansato i dati doganali  giustificando i  ritrovamenti sul territorio  come  beni dual use, che vengono etichettati  come prodotti   a scopo civile ma possono essere destinati al campo di battaglia. Se fosse stata acquistata direttamente dalla Russia in difficoltà nella sua guerra all’Ucraina, una partita di bombe da mortaio cinese potrebbe rappresentare il superamento della linea rossa imposta da Bruxelles. 

 

Alle accuse di Washington il governo di Xi Jinping ha sempre risposto di non avere alcuna intenzione di fornire armi, né all’Ucraina né alla Russia. Eppure l’amicizia “senza limiti” del leader cinese con il presidente russo si è vista più di una volta sul fronte ucraino dal 24 febbraio 2022, nonostante il tentativo di porsi come potenza pacificatrice super partes. La scorsa settimana  il  Washington Post  ha pubblicato un’inchiesta in cui  fornisce alcuni dettagli sul progetto di costruzione di un tunnel che colleghi la Russia alla Crimea, attraverso lo stretto di Kerch, con l’obiettivo di proteggere il collegamento  dagli attacchi dell’esercito di Kyiv. Secondo i servizi di sicurezza ucraini, nell’ultimo mese dirigenti di aziende russe e cinesi con legami governativi   si sarebbero incontrati per discutere in segreto del piano, che costerà miliardi di dollari e richiederà anni per essere completato. Un progetto estremamente rischioso per Pechino, sia dal punto di vista  politico sia da quello finanziario, poiché non ha mai riconosciuto ufficialmente l’annessione della Crimea da parte della Russia   e le  sue  aziende potrebbero rimanere intrappolate nelle sanzioni economiche che gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno imposto a Mosca. Eppure  alcune email intercettate dal Washington Post mostrano come  una delle più grandi società di costruzione cinese, la China railway construction corporation (Crcc)  abbia manifestato la propria volontà di partecipare, a una condizione, sempre la stessa:   la segretezza. 

 

Pechino vuole preservare la propria immagine di potenza neutrale alla comunità internazionale e infatti la Crcc sottolinea in una mail che   parteciperà al progetto russo solo in base a una “rigorosa disposizione di completa riservatezza” e che il nome dell’azienda venga  sostituito da “un’altra entità legale non affiliata” su qualsiasi contratto. In un’altra mail  viene fatto riferimento a una banca cinese disposta a “convertire i propri fondi in dollari in rubli per trasferirli in Crimea e finanziare i progetti”.

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