Verso il 20° Congresso del Partito / -5

La guerra della Russia serve alla Cina per rompere con l'occidente

Giulia Pompili

L’ombra della guerra di Putin è già calata sul 20° Congresso del Partito comunista cinese, che inizia domenica, e non è tra le cose più negative che i quadri del Partito dovranno affrontare

L’ombra della guerra di Putin è già calata sul 20° Congresso del Partito comunista cinese, che inizia domenica, e non è tra le cose più negative che i quadri del Partito dovranno affrontare. La crisi economica, la politica Zero Covid, le lotte di potere tra fazioni con la leadership di Xi Jinping al centro sono molto più importanti per la sopravvivenza stessa del Partito.
La guerra della Russia contro l’Ucraina è invece funzionale.   Lo dimostrano le  domande che le autorità cinesi hanno lasciato porre all’agenzia Reuters, ieri, durante la conferenza stampa del portavoce del ministero degli Esteri cinese: qual è il commento della Cina sull’attacco contro la capitale e altre città dell’Ucraina, dopo  l’esplosione del ponte che collega la Crimea alla Russia? Ci auguriamo che la situazione porti a una de-escalation il più velocemente possibile, ha detto la  portavoce Mao Ning, e la Cina è pronta ad assumere un ruolo costruttivo. Nessuna menzione sui veri motivi della guerra, ma l’ennesima dichiarazione acrobatica di Pechino per una non meglio precisata “soluzione diplomatica”. 


Il colpevole è sempre l’occidente, per le autorità cinesi, e lo è soprattutto per la propaganda cinese. E’ questa la priorità che la leadership cinese a guida Xi Jinping ha in questa guerra, e non la fine di un conflitto considerato tutto sommato regionale: mistificare la realtà fino a far emergere la coalizione occidentale a guida americana come il bullo provocatore e la Cina come il grande attore di pacificazione. A cinque giorni al Congresso del Partito più importante degli ultimi decenni, quello che trasformerà il ruolo di Xi Jinping, la guerra in Ucraina non è che un inciampo, la razzia di un partner muscolare e bellicoso, dalla quale Pechino sta sfruttando tutto il possibile. 


Un tempo considerato un organo collegiale e bilanciato, il Partito comunista negli ultimi dieci anni è diventato un mistero per gli osservatori esterni. Xi  ha accentrato su di sé tutto il potere, da quello diplomatico a quello militare, il suo “pensiero” è ormai nella Costituzione cinese e c’è la sua faccia, la sua firma, in quella “amicizia senza limiti” tra la Cina e la Russia di Vladimir Putin. Pechino ha deciso di tenere una posizione neutrale di facciata: per oltre otto mesi di conflitto ha continuato ad acquistare risorse a basso prezzo dalla Russia, a manifestare neutralità (quindi un appoggio indiretto a Putin) nelle sedi internazionali. Sebbene l’amico adesso si stia spingendo troppo oltre, sebbene sia difficile per una potenza che vuole mostrarsi responsabile continuare a girarsi dall’altra parte di fronte ai civili colpiti indiscriminatamente, la Cina sfrutta ogni occasione per portare avanti il suo vero obiettivo: “Sotto la guida di Xi Jinping, la cui leadership suprema sarà prorogata questo mese per un terzo mandato dal 20° Congresso del Partito, la Cina sta lavorando per rimodellare l’ordine mondiale dall’interno”, ha scritto sull’Economist David Rennie: “E’ più sottile della sfacciata sfida posta dalla Russia, ma più dirompente”.  


In un articolo pubblicato sul Quotidiano del popolo ieri, He Yin  cita il leader Xi  per dire che “sin dall’inizio dell’era moderna, il popolo cinese è stato vessato, insultato e saccheggiato dalle potenze imperialiste per oltre cento anni. Tuttavia, la lezione che ne ha tratto non è la logica  secondo cui il forte vessa il debole, ma una più ferma determinazione a salvaguardare la pace”. In realtà la Cina di Xi Jinping negli ultimi dieci anni ha sì aperto alla politica estera, ma solo per interesse nazionale. C’è un’altra espressione che i promotori della propaganda cinese ripetono spesso, come un mantra, per sottolineare le differenze tra le potenze occidentali e Pechino: “Per oltre settant’anni sin dalla sua fondazione, la Cina non ha mai provocato un conflitto, non ha mai occupato un solo centimetro di suolo straniero, non ha mai iniziato una guerra per procura e non ha mai aderito ad alcun blocco militare. La Cina ha il miglior record di pace tra i principali paesi del mondo”, ma anche questo non è vero, ed è perfettamente in linea con lo stravolgimento della realtà di Putin e Xi: la Cina occupa illegalmente intere porzioni del Pacifico perché ne rivendica la territorialità, provoca tensioni sul confine con l’India, vuole riunificarsi, anche con la forza, con un’isola di fatto indipendente da sette decenni. Mentre il Cremlino era distratto dalla guerra in Ucraina, Xi Jinping ha consolidato il suo potere diplomatico tra i paesi che tradizionalmente erano considerati il giardino di casa di Mosca, quelli ex Urss dell’Asia centrale. E’ solo uno dei risultati ottenuti che Xi Jinping può portare al Congresso, mentre Putin fa il lavoro sporco “e l’ordine liberale è sulla difensiva”, scrive Rennie.  
 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.