il colloquio al cremlino

Così Pechino rafforza il suo esercito anche grazie a Mosca

Giulia Pompili

Il ministero della Difesa cinese ha incontrato Putin al Cremlino: "Lavoriamo attivamente attraverso i nostri dipartimenti militari", ha dichiarato il presidente russo. La dipendenza tra i due paesi va oltre l'ideologia anti occidente

Oggi il ministro della Difesa cinese, Li Shangfu, ha incontrato il presidente della Federazione russa Vladimir Putin a Mosca. All’incontro al Cremlino era presente anche il ministro della Difesa di Mosca, Sergei Shoigu, ma la presenza di Putin, che nel cerimoniale diplomatico è  un po’ anomala data la differenza di cariche con l’ospite cinese, dimostra due cose. La prima è che le decisioni importanti, soprattutto nel settore della Difesa, le prende Putin. La seconda è che il ministro della Difesa cinese Li  era al Cremlino per decisioni o accordi importanti.

La scorsa settimana Fu Cong, ambasciatore cinese nell’Ue, ha smentito la grancassa mediatica occidentale sull’amicizia senza limiti tra Cina e Russia al New York Times. Ma l’intervista era funzionale alla vigilia del viaggio in Cina del presidente francese Emmanuel Macron e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, eppure in molti ci avevano creduto, alle parole dell’ambasciatore Fu che minimizzava per il pubblico europeo la partnership tra Russia e Cina. Ma la cronaca e i fatti raccontano una storia completamente diversa.  

Per Li Shangfu, quello a Mosca è stato il primo viaggio all’estero sin da quando è stato confermato ministro della Difesa dell’esecutivo di Xi Jinping. Anche il leader cinese è stato accolto al Cremlino in una attesissima visita di stato non più di un mese fa. “Ho scelto specificamente la Russia per sottolineare la natura speciale e l’importanza strategica dei nostri legami bilaterali”, ha detto Li secondo una traduzione trasmessa dalla tv russa, “la Cina è disposta a collaborare con la Russia per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità mondiale e regionale”, in un rapporto che “supera le alleanze politico-militari dell’era della Guerra fredda”. Ma è stato soprattutto Putin a sottolineare la profondità della cooperazione nel settore della Difesa tra Mosca e Pechino: “Lavoriamo attivamente attraverso i nostri dipartimenti militari, ci scambiamo regolarmente informazioni utili, collaboriamo nel campo della cooperazione tecnico-militare e teniamo esercitazioni congiunte”, ha dichiarato Putin. Non solo: secondo alcuni documenti d’intelligence americani trapelati nelle scorse settimanei noti Discord Leaksla Cina avrebbe già approvato la “fornitura di aiuti letali” alla Russia all’inizio di quest’anno, e avrebbe pianificato di camuffare attrezzature militari come civili.

 

Non è soltanto la Russia ad avere bisogno della Cina, però. Nell’ultimo numero di Foreign Affairs, Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Russia Eurasia Center, ha scritto che “la guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni occidentali contro la Russia stanno riducendo le opzioni del Cremlino e spingono la Russia a una dipendenza economica e tecnologica dalla Cina senza precedenti. Questi cambiamenti conferiscono alla Cina una crescente influenza sulla Russia. Allo stesso tempo, però, il deterioramento delle relazioni della Cina con gli Stati Uniti rende Mosca un partner junior indispensabile per Pechino nel contrastare l’America e i suoi alleati. La Cina non ha altri amici che portino altrettanto sul tavolo. E mentre Xi prepara la Cina a un periodo di confronto prolungato con il paese più potente del mondo, ha bisogno di tutto l’aiuto possibile”. Che significa anche aiuto militare. La trasformazione nel giro di un decennio dell’Esercito popolare di liberazione cinese – da armata temuta quasi da nessuno a una forza che può esercitare deterrenza – è avvenuta anche e soprattutto grazie alla tecnologia e all’esperienza russa. Gabuev spiega che dopo la visita di Xi Jinping a Mosca Cina e Russia hanno pubblicato soltanto un elenco dei 14 memorandum firmati, ma a ben guardare dalle foto delle riunioni si capiva che gran parte dei funzionari che ha accompagnato Putin ai primi colloqui formali con Xi fa parte “dei programmi spaziali e di armamento della Russia”.

 

La preoccupazione di un sempre più solido rapporto militare tra Mosca e Pechino è emerso anche al vertice dei ministri degli Esteri del G7 che si chiuderà oggi in Giappone. In particolare, i colloqui di ieri avevano al centro il tema della Cina e le “sfide regionali”, e il ministro degli Esteri nipponico,  Yoshimasa Hayashi, padrone di casa, ha detto che la comunità internazionale si trova “a un punto di svolta della storia”. Il messaggio era diretto soprattutto a chi, come Macron, ritiene che le crisi provocate dalla Cina siano slegate da quelle provocate dalla Russia e che nel Pacifico si vada verso “crisi che non sono le nostre”. 
 

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.