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il caso

L'autonomia strategica di Macron è diversa dal resto dell'Ue

David Carretta

L'incomprensione tra il presidente francese e gli altri paesi europei sulla relazione dell'Unione europea con gli Stati Uniti è sempre più evidente. E ora anche la Germania critica l'inquilino dell'Eliseo

Bruxelles. Se Emmanuel Macron voleva provocare una scossa per spingere l’Unione europea ad allontanarsi dagli Stati Uniti, ha ottenuto l’effetto contrario. L’intervista a Politico.eu e a Les Echos, con la quale ha lanciato un appello a non essere “followers” di Washington promuovendo l’Ue come “terzo polo” nel conflitto geopolitico tra Stati Uniti e Cina, è stata accolta da una pioggia di critiche in Europa. Da Varsavia a Berlino, dai Paesi Bassi ai Baltici, le parole di Macron sono state contestate per contenuto, tempistica e forma. Con due eccezioni, che danno la misura dell’isolamento del presidente francese: il premier ungherese, Viktor Orbán, considerato un cavallo di Troia degli interessi della Cina (e della Russia) nell’Ue, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che a un anno e mezzo dalla fine del suo mandato appare sempre più debole e destabilizzato dalla competizione personale con Ursula von der Leyen.

 

Il fatto è che Macron ha ragione quando dice di aver vinto la battaglia ideologica sull’autonomia strategica dell’Ue: la pandemia di Covid-19 e la guerra della Russia contro l’Ucraina hanno convinto la maggior parte degli altri leader della necessità di rafforzare la “sovranità europea”. Ma il resto d’Europa ha una concezione molto diversa di cosa debba essere l’autonomia strategica. Se per Macron è lo strumento per disaccoppiarsi dagli Stati Uniti, gli altri vogliono lavorare con Washington per rispondere al blocco autoritario Cina-Russia.

 

L’incomprensione tra Macron e il resto d’Europa su cosa sia l’autonomia strategica si è vista ieri durante la conferenza stampa con il premier olandese, Mark Rutte, che ha chiuso la sua visita nei Paesi Bassi. Il presidente francese, visibilmente irritato, ha fatto mezza marcia indietro su Taiwan, senza rinnegare la volontà di distanziarsi dagli Stati Uniti. “Siamo per lo status quo, per la politica di una sola Cina e la ricerca di una soluzione pacifica”, ma “la Francia non sostiene le provocazioni” e “non prende lezioni da nessuno”, ha detto Macron, accusando giornalisti e politici oltre atlantico di cercare l’escalation. Rutte ha risposto che “l’Europa non deve essere un terreno di gioco, ma un giocatore” e che l’Ue deve contare di più “sul teatro mondiale”. Tuttavia “abbiamo legami stretti con gli Stati Uniti, che sono partner essenziali per la difesa e la libertà”, ha detto il premier olandese. Quanto alla Cina, Rutte ha citato il duro discorso di von der Leyen prima del viaggio a Pechino con Macron, la necessità di “essere meno dipendenti” dalle sue materie prime e di “proteggere le nostre tecnologie a valore aggiunto” dalle mire cinesi. 

 

Tranne l’Ungheria, i paesi dell’est e del nord dell’Ue la pensano allo stesso modo su Cina e Stati Uniti. “Non vi è alcun sostituto all’unità transatlantica”, ha detto il ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielius Landsbergis. In un discorso a Washington sulle relazioni transatlantiche, il vicepresidente della Commissione, il lettone Valdis Dombrovskis, ha predicato l’opposto della dottrina Macron. Con gli Stati Uniti “dobbiamo far convergere e non divergere le nostre politiche e i piani economici” e “allineare il nostro lavoro sulla sicurezza economica, incluse la riduzione dei rischi” sulla Cina, ha detto Dombrovskis. Le critiche più dirette a Macron sono arrivate dal paese che fino a poco tempo fa era più vicino a Pechino: la Germania. “E’ un grave errore se l’occidente si lascia dividere in particolare nella sua relazione con Pechino”, ha detto la socialdemocratica Metin Hakverdi. La liberale Marie Agnes Strack-Zimmermann, presidente della commissione Difesa del Bundestag, ha accusato Macron di aver inflitto “danni enormi”. Per Norbert Röttgen della Cdu, “le dichiarazioni di Macron su Cina e Taiwan dividono e isolano l’Europa”. Il ministro degli Esteri, Annalena Baerbock, oggi sarà a Pechino con un messaggio molto diverso da quello di Macron. Secondo la Süddeutsche Zeitung, l’ingresso della cinese Cosco nel porto di Amburgo potrebbe essere rimesso in discussione, dopo che l’infrastruttura è stata classificata come critica.

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