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Il caso

Michel e von der Leyen litigano sulla Cina. La gran frattura dentro l'Ue

David Carretta

Il presidente del Consiglio europeo non ha gradito l'allineamento della presidente della Commissione alle posizioni di Biden sul rapporto con Pechino: "E' andata oltre le sue prerogative". Sullo sfondo ci sono le posizioni di Francia e Germania

Bruxelles. Appena tornata dal suo viaggio negli Stati Uniti per incontrare Joe Biden, Ursula von der Leyen ha ricevuto un severo rimbrotto da Charles Michel sulla dichiarazione congiunta che la presidente della Commissione ha firmato con il presidente americano. Il testo sottoscritto da Biden e von der Leyen venerdì 10 marzo “non riflette quello che è stato discusso al Consiglio europeo di ottobre” dai capi di stato e di governo, ha detto un alto funzionario dell’Ue. Michel, che presiede il Consiglio europeo, ha sottoposto il testo alla valutazione del suo servizio giuridico. Il problema non è il miniaccordo annunciato da Biden e von der Leyen per risolvere alcune dispute legate all’Inflation reduction act (Ira). E nemmeno la determinazione comune di sostenere l’Ucraina nella guerra di aggressione della Russia.

 

La parte che ha irritato Michel riguarda la Cina. Biden e von der Leyen hanno affermato di voler cooperare per “rafforzare la nostra sicurezza economica e sicurezza nazionale” di fronte a minacce come “la coercizione economica, l’uso delle dipendenze economiche come arma e le politiche e pratiche non di mercato”. Cooperazione per evitare la fuga di nuove tecnologie sensibili, controlli su esportazioni e investimenti per adattarli a un “ambiente geostrategico in evoluzione”, freno ai capitali occidentali che possano alimentare “progressi tecnologici” militari e di intelligence “dei nostri rivali strategici”: dietro ogni paragrafo della parte finale della dichiarazione c’è la Cina, anche se non è menzionata. 

 

Biden e von der Leyen hanno incaricato i loro sherpa di “formulare raccomandazioni chiave sulla sicurezza economica entro l’estate” per la cooperazione tra gli Stati Uniti e l’Ue e all’interno del G7. Ma, secondo Michel, la presidente della Commissione è andata oltre le sue prerogative, accettando di allineare l’Ue agli Stati Uniti nella guerra economica con la Cina. “Quando si parla di strategia geopolitica, ogni orientamento deve essere su mandato del Consiglio europeo”, ha detto l’alto funzionario dell’Ue. In modo meno esplicito, Michel ha ripetuto le sue critiche ieri davanti a von der Leyen in un dibattito al Parlamento europeo. Certo, “non c’è equidistanza tra Stati Uniti e Cina”, ha detto il presidente del Consiglio europeo. Ma “allo stesso tempo la Cina è una realtà, è un fatto, è un attore maggiore sulla scena internazionale” e occorre “dialogare” per riequilibrare la relazione economica e affrontare i temi globali, ha spiegato Michel. I rapporti personali tra i due sono pessimi da prima del Sofagate. Inoltre, von der Leyen non è un falco sulla Cina: è contraria al “decoupling” (disaccoppiamento) e favorevole al “derisking” (riduzione dei rischi). Gli impegni sottoscritti con Biden sono la contropartita per le concessioni sull’Ira. In realtà, la critica di Michel a von der Leyen riflette una più profonda spaccatura interna all’Ue sulla Cina

 

Da un lato Francia e Germania vogliono che l’Ue rimanga una parte terza nello scontro tra le due super potenze. Emmanuel Macron, che in aprile volerà a Pechino per incontrare Xi Jinping, per ragioni politiche: l’autonomia strategia dagli Stati Uniti. Olaf Scholz, che è stato il primo leader europeo a incontrare Xi dopo il ventesimo congresso del Partito comunista, per ragioni economiche: la Cina è il principale mercato delle esportazioni tedesche. Dall’altra parte, i paesi del nord e dell’est, alla luce della guerra russa, vogliono stare con gli Stati Uniti anche sulla Cina. La Lituania è vittima della coercizione economica cinese con il blocco delle sue esportazioni. I Paesi Bassi hanno acconsentito alla richiesta americana di imporre limiti alle esportazioni di Asml, il fabbricante di macchine per la produzione di semiconduttori.

Michel si è posizionato, andando a incontrare Xi di persona il primo dicembre 2022. La Commissione di von der Leyen sta invece lavorando per limitare la capacità della Cina di acquistare tecnologie innovative e introdurre un approccio europeo sui controlli alle esportazioni. Nel frattempo Pechino può tranquillamente alimentare le divisioni europee, senza dover temere troppo un’Ue più assertiva.

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