Foto di Wu Hao, via Ansa  

questioni di geopolitica

Taiwan “accerchiata”. I giochi di guerra cinesi che servono all'intimidazione

Giulia Pompili

L’Esercito popolare di liberazione cerca la propaganda sensazionalistica per spaventare. Pechino risponde all’incontro Tsai-McCarthy, ma adesso fa meno paura. Le parole di Macron 

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, cioè il portavoce di un paese che ha usato le esercitazioni militari come pretesto per iniziare un’invasione su larga scala di un paese sovrano, l’Ucraina, ha detto ai giornalisti che “la Cina ha il diritto di rispondere a certe azioni provocatorie anche conducendo manovre militari”. Basterebbe questo per descrivere il senso delle esercitazioni militari che per tre giorni la Repubblica popolare cinese ha condotto intorno all’isola de facto indipendente di Taiwan, quella che la Cina rivendica come proprio territorio nonostante il Partito comunista cinese non l’abbia mai governata. Per tre giorni la Cina ha simulato l’accerchiamento, l’attacco mirato e perfino il blocco dell’isola, dispiegando aerei e la più grande portaerei  della Marina cinese, la Shandong. 

Le esercitazioni, annunciate solo qualche ora prima del loro inizio, sono state molto probabilmente una risposta all’incontro tra la presidente taiwanese Tsai Ing-wen e lo speaker del Congresso americano, Kevin McCarthy, avvenuto giovedì scorso in California durante un “transito” in America di Tsai. Ma rispetto ai giochi di guerra che l’Esercito popolare di liberazione ha compiuto nell’agosto del 2022, dopo che l’allora speaker del Congresso Nancy Pelosi era atterrata a Taipei, le esercitazioni “Joint Sword” che si sono concluse oggi sono state estremamente più contenute. Nessun rischio o blocco per gli aerei di linea, e nessun disagio per i cargo nell’area, come invece era successo l’anno scorso.

Le Forze armate cinesi avrebbero addirittura aspettato che l’aereo presidenziale di Emmanuel Macron fosse uscito dallo spazio aereo interessato prima di cominciare. Secondo gli analisti, queste esercitazioni sono servite da un lato ad addestrare i militari a un eventuale attacco contro Taiwan ma anche – e soprattutto – a intimidire. Secondo alcuni media taiwanesi, Pechino avrebbe favorito, sui media internazionali che supportano la Cina, una narrazione spaventosa delle esercitazioni militari, proprio per cercare l’effetto di intimidire i cittadini tawanesi e il resto del mondo sullo scontro Cina, Taiwan e America. 

Tre giorni fa, la Commissione europea ha espresso preoccupazione per le esercitazioni militari cinesi e il metodo dell’intimidazione contro Taiwan. Ma ieri, in un’intervista molto commentata a Politico e Les Echos, il presidente francese Macron ha detto che “gli europei non sono in grado di risolvere la crisi in Ucraina; come possiamo dire in modo credibile a Taiwan: ‘attenzione, se fate qualcosa di sbagliato noi saremo lì’? Se si vuole davvero aumentare le tensioni, questo è il modo per farlo”. Secondo Macron come l’Ucraina è una crisi europea, quella con Taiwan è una crisi tra la Cina e l’America alla quale l’Europa dovrebbe interessarsi il giusto. Eppure il fronte delle democrazie, la cui difesa fa parte della strategia dell’Indo-Pacifico di Parigi, passa anche attraverso la difesa dell’autonomia di Taiwan e dello status quo. Una contraddizione politica che potrà essere risolta solo con una politica comunitaria con la Cina. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.