Charles Michel vola a Pechino. La diplomazia dei sorrisi con Xi

Giulia Pompili e Priscilla Ruggiero

Gli Stati Uniti e l'Unione europea sono davvero in una nuova fase di riavvicinamento con la Cina? La confusione nella visita della prossima settimana durante la stretta autoritaria del leader cinese 

La prossima settimana il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, andrà a Pechino, in una delicatissima visita (la prima di un presidente dell’Ue dal 2018) che dovrebbe essere un primo passo, forse, alla riapertura di alcuni canali di comunicazione tra l’Unione europea e la Cina o almeno al riequilibrio dei toni del dialogo. Michel non si tratterrà molto – pare che non si fermerà nemmeno a dormire – e il suo viaggio arriva a meno di un mese da quello molto chiacchierato del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ma anche a poche settimane da un evento particolarmente spiacevole: alla fiera dell’export di Shanghai, il messaggio registrato di Michel è stato censurato dalla Cina perché conteneva riferimenti alla guerra in Ucraina e alla dipendenza economica dell’Ue dalla Cina. Dentro all’Unione l’approccio con Pechino è cambiato significativamente dal marzo dello scorso anno, quando la Cina ha imposto sanzioni contro rappresentanti delle istituzioni e della democrazia europea. Il dibattito non riguarda soltanto i diritti umani violati – le sanzioni poste dall’Ue contro quattro funzionari responsabili degli abusi nella regione dello Xinjiang nelle prossime settimane saranno probabilmente rinnovate, ha scritto Finbarr Bermingham, corrispondente da Bruxelles del South China Morning Post.  Il problema è anche la competizione strategica ed economica.

 

Al vertice del G20 a Bali della scorsa settimana, il leader cinese Xi Jinping ha avuto bilaterali con tutti i capi di governo europei presenti, ma ha evitato i rappresentanti delle istituzioni europee, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e lo stesso Michel. Con il leader cinese, tutti quei leader hanno parlato di scambi bilaterali, compresa Giorgia Meloni. E’ stata definita “la diplomazia dei sorrisi”, quella di Xi Jinping delle ultime settimane, che ha avuto il suo culmine nel bilaterale con il presidente americano Joe Biden prima del G20. Qualcuno ha parlato di riapertura, di distensione. Lunedì scorso Lingling Wei e Charles Hutzler sul Wall Street Journal hanno svelato un po’ di retroscena di questa strana nuova fase di sorrisi, nonostante le relazioni tra Pechino e Washington non siano mai state così tese, e uno dei fattori principali è la pressione della lobby del business, sia cinese sia americano. L’uomo chiave si chiama Maurice “Hank” Greenberg, tycoon newyorchese e finanziatore dei repubblicani, ex ceo dell’American International Group che lavorò come lobbista all’epoca dell’Amministrazione Clinton per far entrare la Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio. Quattro mesi fa, Greenberg ha fondato un gruppo di uomini d’affari americani intenzionati a “ristabilire un dialogo bilaterale costruttivo”. E’ stato quel gruppo, secondo il Wall Street Journal, ad aver fatto da facilitatore per l’incontro Biden-Xi. 

 

Michel si trova in un ambiente più confuso di Biden. L’Ue con la Cina si muove tra falchi come la Lituania e colombe come l’Ungheria. E non è un caso se in una missione parallela a quella di Michel a Pechino, il capo della diplomazia dell’Ue, Josep Borrell, sarà a Washington per parlare dei rapporti con la Cina con i suoi omologhi americani. Un altro dato interessante è che il presidente del Consiglio europeo arriva a Pechino nel mezzo di una delle misure più simboliche della stretta autoritarista di Xi Jinping, e assisterà in prima persona all’uso coercitivo e intimidatorio della politica Zero Covid, presente come mai prima d’ora anche nella capitale: mercoledì sono stati segnalati i primi sei decessi correlati al Covid da mesi, 4 solo a Pechino. Sui social media i cinesi pregano che la città non venga chiusa completamente (girano voci che accadrà nella giornata di domani), terrorizzati che si possa ripetere ciò che è già accaduto a Shanghai lo scorso aprile.  Le foto che circolano mostrano strade deserte e autobus completamente vuoti nelle zone di Sanlitun nel quartiere Chaoyang, la zona più popolosa e viva di Pechino, e di Haidian, il quartiere universitario, dove il Partito ha già attuato un rigido lockdown con negozi, scuole e ristoranti chiusi. La Zero Covid sta avendo un effetto tragico sulla salute mentale dei cinesi, oltre che sull’economia. Ed ecco spiegato il momento della diplomazia dei sorrisi. 

 

Abbiamo chiesto ad alcuni esperti – analisti e sinologi – di diverse parti del mondo che cosa si aspettano dopo il colloquio tra Biden e Xi, se davvero siamo in una nuova fase di riavvicinamento, e se questo dialogo possa portare qualcosa di positivo per fermare Putin e la sua scellerata guerra contro l’Ucraina. Ecco che cosa ci hanno risposto.