Foto di Leo Correa, via LaPresse 

analisi

Distruggere le infrastrutture ucraine: il piano della Russia per l'inverno

Mauro Mondello

Tagliare luce e acqua in alcune città strategiche significherebbe costringere la popolazione ad abbandonare le città e permettere all'esercito invasore di operare un'escalation. Ed è quello che potrebbe fare Mosca nel clima rigido dei mesi più freddi

Chisinau. L’avanzata delle forze ucraine contro i russi include due città strategiche, Izyum e Kupiansk, hub ferroviari che l’esercito di Vladimir Putin utilizzava come punti di snodo primari per il rifornimento delle truppe dislocate nella regione di Kharkiv. La ripresa di queste due città da parte delle forze ucraine è decisiva perché permette a Kyiv di allentare la pressione su Sloviansk, cinquanta chilometri più a sud di Izyum, e di puntare su Lyman, altro snodo ferroviario di grande importanza, nella regione di Donetsk, così come su Lysychansk, che rinforzerebbe il fronte ucraino anche nella provincia di Luhansk. 

 

È a partire da questi sviluppi che è possibile analizzare la reazione russa, che ha puntato in maniera decisa sulle infrastrutture, colpendo centrali elettriche, vie di comunicazione, reti ferroviarie. “Attacchi massicci su tutte le linee del fronte”, ha annunciato il ministero dell’Interno russo, con bombardamenti che hanno colpito le postazioni ucraine sia nella regione di Donetsk sia nelle aree più meridionali di Mykolaïv e Zaporizhzhia, oltre che la diga a Kryvyi Rih. Gli attacchi missilistici contro le centrali elettriche hanno lasciato la città di Kharkiv senza elettricità e molti altri centri del Donetsk con importanti problemi di approvvigionamento.

 

La strategia russa è quella di distruggere deliberatamente le infrastrutture energetiche dell’Ucraina prima dell’arrivo dell’inverno, in una delle aree più fredde dell’Europa continentale, così da operare la massima pressione, in termini umanitari, sulla popolazione locale. Tagliare luce e acqua a Kharkiv significa obbligare la popolazione ad abbandonare la città, o rassegnarsi a settimane di stenti. 
È una modalità operativa che Mosca sta perseguendo anche a Zaporizhzhia: l’obiettivo è quello di svuotare questi due centri in maniera definitiva, così da poter operare, militarmente, un’escalation. 

 

Oltre a infliggere sofferenze ai civili ucraini, però, le opzioni militari della Russia sembrano in questo momento limitate. Secondo fonti statunitensi, la maggior parte delle truppe russe si sarebbe ritirata sul lato est del fiume Oskil, a un centinaio di chilometri a est di Kharkiv, verso il confine con la Russia, da dove vengono sferrati gli attacchi.

 

La priorità adesso è infatti quella di difendere la regione del Donbas nelle sue delimitazioni pre conflitto, una ritirata strategica legata anche alla necessità, nelle prossime settimane, di destinare più attenzione al fronte meridionale, per difendere Kherson dall’offensiva ucraina. Kherson per i russi è decisiva in quanto è da questa regione che partono acquedotti e canali che trasportano l’85 per cento del fabbisogno di acqua dolce della Crimea occupata. 

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