Rischio Zaporizhzhia

Cosa possono fare i russi nella centrale che tiene tutti con il fiato sospeso. Il rapporto Aiea

Cecilia Sala

"E' importante che ciò che sappiamo dai lavoratori lo sappiano anche gli esperti internazionali". Intervista a Olga Kosharna sulle tecnologie nucleari che Mosca può rubare a Zaporizhzhia

Kyiv, dalla nostra inviata. Ieri è stato pubblicato il report dell’Agenzia per l’energia atomica dell’Onu sulla centrale di Zaporizhzhia: “E’  importante che ciò che sappiamo dai lavoratori, cioè che la situazione è insostenibile, lo scrivano anche gli esperti internazionali”, dice Olga Kosharna, specializzata in sicurezza delle centrali atomiche e membro del Consiglio per  la regolamentazione del nucleare di Kyiv. Kosharna non ha mai creduto al “rischio Chernobyl” e neppure che i russi possano provocare un disastro nucleare intenzionalmente: “Per Putin è un altro strumento di ricatto”. 

 

Per Kosharna è un altro modo per giocare con le paure europee. “Ma per far funzionare il ricatto, i russi scollegano l’impianto nucleare dalla rete elettrica di Kyiv: è un’operazione pericolosa perché quei canali elettrici alimentano il sistema di raffreddamento che serve a evitare la fusione dei reattori”. Quando la centrale viene scollegata, entra in funzione il piano B: “Per legge deve essere sempre presente una quantità di carburante che sia sufficiente ad alimentare l’impianto di raffreddamento per dieci giorni, nel caso in cui la centrale rimanga isolata”. In questo momento l’unico reattore attivo, il numero sei, fa affidamento sul sistema di emergenza per mantenere una temperatura che non costituisca un pericolo: “Quando finisce il carburante di riserva, inizia il conto alla rovescia per il peggio”. Non è la prima volta che i russi scollegano la centrale. “E l’hanno sempre riattacca alle linee prima che si sfiorasse la fase critica”. 

 

Il gioco perverso di Vladimir Putin sarebbe questo: scollegare la centrale a intervalli regolari e terrorizzare l’opinione pubblica mondiale ma soprattutto europea allo scopo di spingere gli alleati dell’Ucraina a rivolgersi a Zelensky con il seguente messaggio: stiamo rischiando una catastrofe di portata immensa e, arrivati a questo punto, devi fare dei sacrifici e cedere qualcosa a Putin pur di evitarlo. Olga Kosharna è convinta che, anche questa volta, i russi riallacceranno la centrale nucleare alla rete di Kyiv, “ma una centrale nucleare andrebbe maneggiata con estrema cura, non dovrebbe essere lo strumento dei giochi psicologici di Mosca perché, a prescindere dalle intenzioni, in un contesto così precario gli eventi possono precipitare”. 

 

Il contesto precario è dovuto anche ad altri due fattori. Il primo è che i russi hanno riempito la centrale di armi – nelle immagini satellitari si vedono quaranta mezzi militari nascosti nell’impianto, che viene usato come scudo – e  se fossero colpite causerebbero potenti esplosioni secondarie. Il secondo riguarda il contesto particolarmente stressante per i dipendenti, Kosharna ne conosce alcuni ed è in contatto costante con loro: “Alcuni sono scappati, e adesso manca personale sufficiente a coprire tutte le mansioni. Quelli che sono rimasti, evidentemente non possono lavorare in modo sereno e questo influisce sulla loro concentrazione. Conoscevo il nostro elettricista che è stato trovato morto nel suo appartamento, come il sommozzatore che si è rifiutato di registrare un video in cui avrebbe dovuto dire che i soldati ucraini avevano nascosto le armi nelle vasche per il raffreddamento dei reattori, e che per questo è stato torturato e poi ucciso dai russi”.  Venerdì – con due ispettori dell’Aiea presenti nella centrale – è stata scollegata anche l’ultima delle quattro linee elettriche rimasta attiva per un incendio causato dai combattimenti nell’area. Lunedì, a seguito di un’altra esplosione, è stata scollegata anche quella minore di riserva e ieri c’è stato un nuovo incendio. 

 

Oltre alla conta dei danni (nel report non ci sono novità sostanziali, solo descrizioni più dettagliate di quelli già noti), la presenza degli ispettori internazionali servirà a capire se i russi hanno sottratto materiale nucleare da usare per scopi militari, cioè per le armi atomiche di Mosca. Secondo la professoressa Kosharna è molto probabile che abbiano rubato quantomeno i documenti e i campioni di alcune tecnologie americane utilizzate nella centrale che gli Stati Uniti hanno venduto all’Ucraina e di cui i russi non dispongono (o non disponevano).

 

Inizialmente, i russi avevano in mente un altro piano per la centrale  di Zaporizhzhia: rubare l’elettricità agli ucraini, scollegare i reattori (che in tempi normali soddisfano un quinto del fabbisogno energetico nazionale) dalla rete elettrica di Kyiv per collegarla a quella di Mosca attraverso la Crimea. I russi avevano già fatto un importante investimento per predisporre le strutture di Dzhankoi al passaggio, ma a metà agosto Kyiv le ha fatte saltare in aria: la stazione crimeana ha preso fuoco e i piloni sono crollati. Putin si è rivelato più abile nella guerra psicologica che in quella che combatte sul campo in Ucraina e ha convertito la centrale in un’arma da usare (anche) nella prima.