Gli ostaggi di Putin

Brittney Griner, star dell'Nba detenuta in Russia può essere una pedina negoziale

Paola Peduzzi

Daniel Fried, diplomatico di carriera ha detto in un’intervista al Washington Post: “Non so dire se abbia commesso un reato, ma quando ho sentito la notizia dell’arresto ho pensato: i russi stanno prendendo ostaggi americani”

Anche in tempi di pace, il sistema giudiziario russo è opaco, manipolato dalla politica, noto per i suoi processi in cui il verdetto si conosce ancora prima dell’inizio dei lavori. La sentenza di Alexei Navalny ieri, nove anni per appropriazione indebita, ne è l’ultimo macabro esempio, ancor più perché riguarda l’unico politico russo che era riuscito a creare un movimento di opposizione a Vladimir Putin. Navalny e i navalniani sono rimasti per anni in ostaggio della repressione russa, e lo sono ancora. C’è un altro ostaggio in questi tempi che non sono più di pace ed è la giocatrice di basket americana Brittney Griner dell’Nba femminile, trentuno anni, che gioca in Russia durante gli offseason.

 

Griner è stata fermata dalle autorità russe a febbraio, ma per due settimane, cioè fino all’inizio dell’invasione dell’esercito di Putin in Ucraina, le autorità russe non hanno nemmeno confermato la sua detenzione, figurarsi le motivazioni. All’inizio di marzo, la Guardia di finanza russa che opera all’aeroporto Sheremetyevo, vicino a Mosca, ha detto di aver trovato nel bagaglio della Griner delle ricariche per sigarette elettroniche contenenti olio di cannabis e l’ha accusata di detenzione di sostanze stupefacenti, reato che può portare a dieci anni di prigione. Qualche giorno fa, le autorità russe hanno fatto sapere che la detenzione della Griner è stata prolungata fino al 19 maggio: non è dato sapere dove sia esattamente. Il segretario di stato americano, Antony Blinken, ha detto che il governo si sta occupando della questione ma che per ragioni di privacy e di sicurezza non fornisce informazioni al riguardo. Daniel Fried, diplomatico di carriera (era in Polonia durante gli anni clintoniani) ha detto in un’intervista al Washington Post: “Non so dire se Brittney abbia commesso un reato, ma quando ho sentito la notizia dell’arresto ho pensato: i russi stanno prendendo ostaggi americani”. 

 

Quando si è saputo che Brittney Griner era nelle mani delle autorità russe, il New  York Magazine ha pubblicato un articolo il cui senso era: perché non stiamo parlando soltanto del fatto che una delle star del basket americano, quindi mondiale, che nella scorsa stagione era considerata l’attaccante più forte del campionato, sia detenuta in una prigione russa con motivazioni perlomeno discutibili? Il curriculum della Griner è impressionante, è considerata “una leggenda”: “Immaginate se al suo posto ci fosse Tom Brady, la star del football americano”, scriveva l’autore dell’articolo che non ne faceva né una questione di genere né una questione di orientamento sessuale (la Griner è omosessuale) ma soltanto una questione politica: siamo nella crisi più grande tra America e Russia dalla fine della Guerra fredda e c’è una cittadina americana molto celebre detenuta a Mosca. Perché non si parla solo di questo?

 

Venerdì scorso Blinken ha detto che “i russi hanno il dovere di darci accesso a Brittney, ma finora si sono rifiutati”. Tom Firestone, che è un ex funzionario del dipartimento di Giustizia americano che ha lavorato all’ambasciata americana a Mosca, ha detto che questi casi sono molto comuni in Russia e che la Griner potrebbe rimanere senza processo, in detenzione preventiva, per un anno o anche diciotto mesi. Tim Kaine, ex governatore della Virginia ed ex compagno di ticket di Hillary Clinton alle presidenziali del 2016, ha detto: “Penso che non ci siano dubbi sul fatto che la sua prigionia e ancor più il prolungamento della prigionia la rendano un ostaggio e una pedina nel gioco di scacchi diplomatico che si sta conducendo in questi giorni. Vladimir Putin vuole utilizzare Brittney come un’arma di negoziazione e sì, è una cosa oscena”.

 

Il Washington Post ha scritto in un editoriale, ricordando che ci sono anche altri due cittadini americani detenuti in Russia: “La sanguinosa invasione dell’Ucraina ha reso di fatto la Russia uno stato fuorilegge. Si sta comportando di conseguenza, in linea con regimi simili come quello della Corea del nord, nell’utilizzare il proprio sistema giudiziario per prendere ostaggi, maltrattarli durante il processo e renderli utili per potenziali scambi di prigionieri”.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi