a bruxelles

Sul clima l'Ue non fa “bla bla bla”, ma occhio ai costi sociali

David Carretta

Sul clima l'Europa è ambiziosa e fa sul serio, e i dati lo dimostrano. Un approccio più allarmista rischierebbe di innescare tensioni che non si risolverebbero a favore di chi prova a coniugare ambientalismo e pragmatismo

Per la prima volta nel 2020 le rinnovabili hanno superato i combustibili fossili come principale fonte di energia nell’Unione europea, secondo un rapporto pubblicato ieri dalla Commissione: 38 per cento di elettricità prodotta da eolico, solare e idro-elettrico, contro il 37 per cento da petrolio, gas e carbone.

 

Lo scorso anno c’è stato un calo senza precedenti delle emissioni di gas a effetto serra: quasi il 10 per cento in meno del 2019 e il 31 per cento in meno del 1990, l’anno di riferimento per gli obiettivi climatici internazionali. Nel frattempo nove stati membri dell’Ue hanno abbandonato il carbone, altri 13 si sono impegnati a farlo entro una certa data. Il 2020 è stato un anno particolare a causa della pandemia di Covid-19, che ha provocato un calo significativo dell’attività economica. Ma – secondo un altro rapporto pubblicato lunedì dall'Agenzia europea dell'ambiente (Eea) – i benefici climatici dei lockdown sono relativi. Già nel 2019 c’era stato un calo record delle emissioni nell’Ue.

 

“Le stime preliminari indicano che nel 2020 abbiamo assistito al pieno raggiungimento – e perfino il superamento – degli obiettivi 20-20-20 dell'Europa” su lotta al cambiamento climatico, rinnovabili ed efficienza energetica. Questo risultato “deriva innanzitutto dagli sforzi sostenuti dell'ultimo decennio” e “mantiene l’Europa sulla strada giusta nel suo viaggio verso la neutralità climatica entro metà del secolo”, ha detto l’Eea. A cinque giorni dalla Cop 26 – la Conferenza dell’Onu sul cambiamento climatico – questi dati smentiscono l'accusa di “bla bla bla” lanciata Greta Thunberg a settembre. Se c’è un continente che non si è limitati a parlare, ma fa sul serio sul clima è l’Europa

 

La strategia del panico – che sia quella di Greta Thunberg o di alcuni esperti-militanti che delineano scenari più catastrofici di quelli dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) – ha avuto il merito di aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica e rafforzare il senso d’urgenza delle classi dirigenti. Tuttavia, l’Ue aveva lanciato la sua decarbonizzazione ben prima che Greta introducesse i suoi scioperi del venerdì. Il percorso è ancora lungo per arrivare alla neutralità climatica. Secondo l’Eea, tenendo conto di tutto ciò che è già stato pianificato nell’Ue, la riduzione netta delle emissioni nel 2030 arriverà ad appena il 41 per cento. Di conseguenza, sarà necessario introdurre altre “politiche e misure per ridurre le emissioni in tutti i settori per raggiungere l’obiettivo netto del 55 per cento”. Si dovranno aumentare le rinnovabili e ridurre i consumi di energia. Ma l’attuale aumento dei prezzi dell’energia sembra spingere l’Ue a rompere alcuni tabù. Malgrado l’opposizione di Germania, Spagna, Austria, Danimarca e Lussemburgo, la Commissione sembra pronta a inserire l’energia nucleare nella tassonomia, la classificazione degli investimenti sostenibili che è destinata a spostare centinaia di miliardi di euro nei prossimi anni. Messa sotto pressione dalla Francia e altri nove paesi, venerdì la presidente Ursula von der Leyen ha riconosciuto per la prima volta la necessità di avere “una fonte stabile” come il nucleare (oltre al gas) al fianco delle rinnovabili.

 
La scelta dell’Ue non è solo quella di una “transizione climatica”. Ma di una rivoluzione economica, industriale e sociale, che ha un costo diretto per le casse pubbliche, le imprese e i cittadini. Un preludio di ciò che accadrà negli anni a venire si vede con l’attuale aumento delle bollette, su cui le politiche climatiche per ora hanno un impatto minimo (circa il 20 per cento, secondo le stime della Commissione). Il massimalismo della strategia del panico non tiene conto delle conseguenze sociali e politiche. “Se il costo delle bollette aumenterà in modo sproporzionato colpendo le classi medie, oltre ai più vulnerabili, l’Ue perderà sostegno per il Green deal”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue.

  

Alcune misure proposte dalla Commissione, come l’estensione del sistema di quote di emissioni a trasporti e immobili, colpiranno il portafoglio delle famiglie aumentando i costi per carburanti e riscaldamento. Già con l’impennata attuale dei prezzi, alcuni governi temono una reazione stile gilet gialli, la cui rivolta in Francia era stato innescata da un aumento delle tasse climatiche sui carburanti. “Avere Marine Le Pen all’Eliseo o Matteo Salvini a Palazzo Chigi non aiuterà la causa di Greta”, avverte la fonte dell’Ue.

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