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L'omicidio a sfondo razziale di Minneapolis non è la solita, vecchia America

Daniele Raineri

Due notti di rivolta dopo che un video incastra 4 agenti. Il capo della polizia aveva il compito di fermare gli abusi

Roma. La scena della polizia cacciata in pieno giorno dal quartiere di Minneapolis dove un agente ha ucciso George Floyd lunedì sera è l’altra America che viene fuori, quella che si chiede come è possibile che il paese sia a questo punto. Chi dice che l’America sta tornando indietro dovrebbe guardare meglio. Questi non sono rigurgiti del passato, sono un presente che non avevamo immaginato e che ha ampi spazi per peggiorare ancora. Un mese fa le milizie del Michigan si sono piazzate con le armi in pugno e le maschere sul volto davanti alla porta della governatrice dello stato, una normalizzazione della minaccia armata che più degli Stati Uniti nel 2020 fa venire in mente Dahiye, il quartiere controllato dal gruppo Hezbollah a Beirut. A gennaio in migliaia con le armi in pugno si erano presentati a Richmond, capitale della Virginia, per protestare contro una legge considerata “restrittiva”. La metà degli spettatori di Fox crede che Bill Gates sia al centro di un complotto che riguarda vaccini, microchip e coronavirus. Non è il passato che non sparisce, è una degenerazione molto attuale. Ed ecco arrivare il caso Minneapolis, che sembra fatto apposta per scatenare l’altra America, quella che è stanchissima di tutto questo diventare great again: agente bianco con il ginocchio sul collo di un nero per sette minuti, di cui quattro dopo che l’uomo ha perso conoscenza – e lo sappiamo soltanto perché una passante ha fatto un video di tutta la scena. Implorava di poter respirare, morirà poco dopo. 

 

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Per due notti consecutive ci sono state manifestazioni di protesta, nella confusione sono partiti saccheggi e trenta incendi, un uomo è stato ucciso dal proprietario di un negozio. Il capo della polizia di Minneapolis, Madaria Arradondo, in teoria dovrebbe essere bene equipaggiato per affrontare la situazione. E’ un nero con 30 anni di polizia sulle spalle cominciati con le pattuglie a piedi, è stato promosso al comando nel 2017 perché il dipartimento di polizia era criticato per la troppa violenza e il sindaco voleva ingraziarsi la comunità nera. Lo stesso Arradondo aveva fatto una causa da 740 mila dollari al dipartimento per discriminazione a nome suo e di altri quattro colleghi. La sua missione – secondo un articolo preveggente del sito della radio pubblica del Minnesota – sarebbe stata quella di punire con più severità i poliziotti perché troppe volte la facevano franca dopo essersi comportati male in servizio. Su 52 denunce fatte dai cittadini durante il mandato del suo predecessore più della metà era finita con provvedimenti disciplinari molto blandi come le lettere di ammonimento, mentre la città spende più di un milione di dollari l’anno in risarcimenti causati dalle violazioni degli agenti. Arradondo il giorno dopo l’uccisione di Floyd ha prima sospeso e poi licenziato i quattro poliziotti sulla scena – due non si vedono nel video, ma sono dietro l’automobile e anche loro tengono a terra Floyd, il che rende ancora più assurda la sua morte. Il quarto agente invece tiene lontano i passanti ed è quello che ha sul petto la camera che registra le azioni del suo turno di lavoro – ma poiché è rivolto ai passanti sta dando le spalle a cosa fanno i colleghi, cosa che è stata fatta notare. Il licenziamento non è considerato sufficiente (è un caso di presunto omicidio) e l’Fbi, il dipartimento di Giustizia e anche il presidente, Donald Trump, hanno annunciato un’inchiesta.

 

Il sindaco della città, Jacob Frey, ha chiamato la Guardia nazionale del Minnesota per fermare i disordini – una sessantina di uomini armati – e fa appelli ai cittadini perché non aggiungano tragedia a tragedia. Si teme una replica dei riots di Los Angeles del 1992, cinque giorni di devastazioni dopo il pestaggio da parte della polizia del nero Rodney King (anche quello filmato). Frey è un avvocato bianco e maratoneta di 38 anni, democratico, di origini ucraine e ha capito subito la portata del video dell’uccisione. Ha detto che l’agente di polizia va incriminato e processato, ha chiesto di capire la rabbia e la tristezza della comunità nera “perché se le porta dietro da 400 anni” e “non soltanto è comprensibile: è pure giusto”. Come spesso succede in questi casi, in molti lo hanno lodato per la sua posizione e in molti lo accusano di essere un opportunista che sa cogliere l’attimo.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)