Una veduta di LIttle Bay Park, nel Queens (foto LaPresse)

Il quartiere più colpito dal virus nel disastro di NYC è Corona, nel Queens

Daniele Raineri

E' una zona molto densamente popolata, abitato soprattutto da neri e latinos che fanno lavori che li espongono molto all'epidemia

Roma. Il quartiere più colpito dal Covid-19 a New York è Queens e l’area più colpita di Queens è Corona – sì, c’è un caso amaro di assonanze. Gli ultimi numeri dicono che ci sono duemiladuecento positivi al test con il tampone ma sappiamo che il bilancio ufficiale non riesce a registrare moltissimi casi e quindi è molto probabile che, come nel resto della metropoli, le dimensioni reali del contagio siano più grandi. Nei primi cinque giorni di aprile il numero dei morti a New York è otto volte quello normale e questa sembra una misura più esatta dell’intensità del contagio. Nei primi otto giorni del mese quasi millenovecento persone sono state trovate morte nelle loro case e una percentuale ancora non chiara di loro non compare nelle statistiche che riguardano la crisi da Covid-19.

 

Il virus ha aggredito Corona per la sua struttura, per come è fatto e popolato. E’ una zona densa, centomila persone in cinque chilometri quadrati, e il settantacinque per cento degli abitanti sono latinos (secondo uno studio citato dal New York Times i neri e i latinos in città hanno il doppio di probabilità di ammalarsi rispetto alla media). Molti sono arrivati di recente da Ecuador e Messico, sono lavoratori soli che mandano soldi alle famiglie all’estero, condividono le stanze dove vivono – stanze da 900 dollari al mese – e alla fine si trovano in quindici dentro lo stesso appartamento. Ma ci sono anche casi di tre famiglie per appartamento – il mercato immobiliare della città è duro e la paga media in questa zona è 26 mila dollari l’anno. Abitare in una zona densamente popolata è un rischio ulteriore perché in questo momento lo Stato di New York con i suoi diciannove milioni di abitanti ha più positivi al tampone dell’Italia – circa centosettantamila e aumentano di diecimila al giorno – e metà sono nella zona metropolitana. Il governatore Andrew Cuomo ha annunciato l’apertura di cinque centri per fare i tamponi nel Bronx, a Queens e a Brooklyn, per capire perché alcune minoranze della città sono più colpite e altre meno. Le zone centrali di Queens hanno quasi lo stesso numero di positivi di Manhattan, che però ha tre volte il numero degli abitanti.

 

E’ molto probabile che c’entri anche il mestiere che fai. I lavori della popolazione di Corona sono quelli che ti espongono di più durante una pandemia: ristoranti, consegne a domicilio, cantieri, pulizie, tutta roba che non si può fare da casa – e sono anche il genere di lavoro che ti tiene sotto pressione, non puoi saltare giornate, non puoi pensarci da casa o rimandare. Il primo caso di Covid-19 a New York risale al primo marzo, fino al 22 marzo i ristoranti sono rimasti tutti aperti, poi in molti sono passati alle sole consegne a domicilio. Secondo le statistiche compilate dal municipio l’anno scorso, c’è quasi mezzo milione di immigrati senza documenti regolari in città e molti sono nel Queens. Due giorni fa le immagini della sepoltura di quaranta cadaveri non reclamati in due lunghe fosse comuni nella piccola isola di Hart, davanti al Bronx, hanno fatto il giro del mondo. Era necessario per liberare spazio negli obitori, hanno spiegato dall’ufficio del sindaco.

 

Il presidente americano, Donald Trump, parla con il suo staff e con consiglieri esterni di riaprire presto il paese per fare ripartire l’economia, già a maggio se non alla fine di aprile, scrive il Washington Post. Durante il briefing quotidiano che tiene davanti ai giornalisti per spiegare come sta andando la crisi ha detto che la riapertura sarà “very, very, very, very soon”. Tuttavia ci sono due rapporti datati nove aprile e prodotti da due enti del governo – uno è il dipartimento per la Sicurezza nazionale – e visti dal New York Times che avvertono: se il periodo di isolamento sociale, quello nel quale tutta la gente sta a casa, è revocato dopo soli trenta giorni, il virus torna di nuovo. Questa volta il picco sarebbe in estate per gli stati come New York, l’Illinois e il Massachusetts che hanno cominciato a fine marzo, e il numero di morti sarebbe quasi uguale a quello che ci sarebbe se non ci fosse stata alcuna misura restrittiva. In ogni caso la decisione finale non spetta alla Casa Bianca, ma ai singoli stati. Secondo Anthony Fauci, l’esperto che è diventato il punto di riferimento per l’America in questa pandemia, New York dovrà aspettare a lungo, fino a quando non vedrà un calo molto significativo dei casi.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)