(foto LaPresse)

La Fed batte un altro colpo

Redazione

Interventi per 2.300 miliardi e disoccupati record. Cosa cambia per Trump

La Federal Reserve non si ferma: ieri ha annunciato altri interventi per 2.300 miliardi di dollari, dopo il Quantitative easing illimitato e a tempo indeterminato lanciato il 23 marzo e i 700 miliardi di acquisti di titoli del Tesoro della settimana prima. La Fed continua dunque a stampare moneta (l’acquisto di T-bond) e il suo presidente Jerome Powell spiega che i nuovi fondi “serviranno all’assistenza di cittadini e datori di lavoro e a rafforzare l’abilità degli stati e dei governi locali”. Powell ha aggiunto che la priorità maggiore “è l’assistenza sanitaria, curare chi è ammalato, limitare l’ulteriore diffusione del virus”. Ma la nuova massiccia pioggia di denaro sembra dettata dalle nuove cifre sulla disoccupazione. Poco prima infatti il dipartimento del Lavoro aveva annunciato che le nuove richieste di sussidio dei senza lavoro sono salite in una settimana a 6,6 milioni, raggiungendo i 16,6 milioni dal 26 marzo. Un dipendente su 10. Anche le attese pessimistiche che prevedevano per ieri 5 milioni di nuove richieste, sono state battute in peggio, e ora il 10 per cento degli americani è disoccupato rispetto al 3,5 di fine 2019. La Casa Bianca ha un margine di manovra sull’economia, diversamente dalla sanità, contando sul fatto che i titoli pubblici continueranno a essere venduti nel mondo. Dopo la decisione della Fed, anzi, il rendimento dei titoli decennali Usa è sceso di due punti base allo 0,76 (mesi fa era superiore ai Btp italiani), aumentandone il prezzo. Il che illumina ancora di più l’attuale inazione europea, pur se proprio la Bce è stata finora la sola istituzione della Ue ad impugnare il bazooka. La mossa della Fed fa piacere a Donald Trump, anche se i primi sondaggi effettuati dopo lo sbarco massiccio negli Usa della pandemia non premiano il presidente, anche se questo riguarda la sottovalutazione del coronavirus più che il confronto con Joe Biden. La riprova è data dal 62 per cento di favore riservato ai governatori degli stati, repubblicani e democratici. Se da qui a novembre la disoccupazione non rientrerà i dollari della Fed non basteranno per le piccole e medie aziende, mentre nel 2008 furono colpiti i big di Wall Street e dell’auto salvati dai prestiti di Obama e del suo segretario al Tesoro Geithner.