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Gli investitori osservano l'Italia per capire cosa succederà in Europa. Uno studio di Ubs

Mariarosaria Marchesano

Si guarda all'efficacia delle misure restrittive. Se funzioneranno, ci sarà un impatto violento sull'economia nei primi due trimestri che però dovrebbe essere seguito da un recupero abbastanza rapido

Milano. "L'Italia è stato il primo paese occidentale a intraprendere misure particolarmente restrittive per il coronavirus e i mercati seguiranno con attenzione l'evoluzione dei casi per capire cosa potrà succedere anche nel resto d'Europa. Se le misure saranno efficaci, ci aspettiamo che l'emergenza rientri gradualmente nel giro di qualche mese. Ovviamente ci sarà un impatto violento sull'economia nei primi due trimestri che però dovrebbe essere seguito da un recupero abbastanza rapido". Matteo Ramenghi, capo degli investimenti di Ubs per l'Italia, è tra i più ottimisti sulle prospettive di recupero dei mercati affossati dalla pandemia. Oggi Wall Street ha guardato con fiducia all'annuncio del presidente Donald Trump di un maxi piano strategico di sostegno all'economia e le borse europee hanno beneficiato di questa ventata di ottimismo con Piazza Affari, che ha chiuso in rialzo del 2,2 per cento in una giornata caratterizzata dall'offerta pubblica di acquisto giapponese sulla società di biotecnologie Molmed. 

  

Il timore più grande in questo momento è per le imprese. Tutti si domandano per quanto tempo potranno resistere alle misure restrittive. "La preoccupazione - dice Ramenghi - è alimentata dai dati diffusi proprio nei giorni scorsi dalla Cina, dove quasi 5 milioni di persone hanno perso il lavoro per via della crisi generata dal coronavirus e le vendite al dettaglio sono scese del 20 per cento nei primi due mesi dell'anno. Ora, però, l'economia cinese sta recuperando". E allora, quali saranno le conseguenze per l'Italia e  l'Europa? "Da un punto di vista economico, una chiusura pressoché totale per un periodo limitato non necessariamente porta a una crisi - prosegue l'esperto - Il rischio è che le piccole e medie aziende in difficoltà si trovino la strada sbarrata per accedere al credito bancario. Ciò comporterebbe un aumento della disoccupazione e conseguentemente una spirale negativa fino a una recessione più profonda anche a livello globale".

 

A fronte di questo rischio, però, si stanno mobilitando ingenti risorse pubbliche e Ubs calcola che a livello mondiale le manovre fiscali espansive già approvate ammontano a oltre lo 0,9 per cento del pil, ma saliranno ancora. In Italia siamo vicini all1,5 per cento. Inoltre le banche centrali stanno reagendo con veri e propri "bazuka". La Federal Reserve ha tagliato i tassi due volte nel giro di pochi giorni, portandoli vicino a zero e annunciando emissioni di liquidità per 700 miliardi di dollari. Anche la Bce ha annunciato misure importanti ma con un ammontare più contenuto e con una comunicazione che ha deluso gli investitori. Nel frattempo i mercati sembrano essere in cortocircuito. L'indice americano S&P 500 ha vissuto tra le peggiori giornate dal lunedì nero del 1987. L’indice di volatilità VIX, soprannominato “l’indice della paura”, ha raggiunto un livello di 80 che si confronta con una media di lungo periodo di 20. Anche il mercato obbligazionario ha subito ingenti perdite, sia per quanto riguarda i titoli di stato del Sud Europa che il credito high yield. 

 

"Sicuramente la reazione dei mercati delle ultime ore e delle ultime settimane è stata amplificata da fenomeni tecnici - spiega Ramenghi - molti algoritmi che hanno venduto azioni reagendo all’incremento della volatilità, molte margin call che hanno portato a vendite forzate da parte di investitori a leva sul mercati azionario. In altre parole siamo in presenza di una dislocazione del mercato e quando vediamo in borsa questo tipo di movimento normalmente i prezzi non riflettono tanto le aspettative degli investitori quanto i flussi determinati da automatismi o vendite forzate". 

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