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La risposta fiscale europea test per le borse

Redazione

Perché per gli investitori il “bazooka” americano è la strada da seguire

Se il maxi piano di aiuti che l’Amministrazione Trump sta per varare sarà sufficiente o meno a scongiurare la recessione per effetto del coronavirus è il dubbio su cui si stanno arrovellando gli investitori in questo momento come si è visto dalla seduta nervosa di Wall Street ieri. Nel complesso, però, il pacchetto da 2.000 miliardi di dollari destinato a sostenere direttamente famiglie e imprese rappresenta la risposta che i mercati attendevano, non solo per la sua entità, senza precedenti, ma perché è stato percepito come parte di un’azione coordinata di politica fiscale e monetaria. Un messaggio univoco, il “whatever it takes” statunitense. Economisti e analisti ripetono da settimane che le borse non reagiscono più alle mosse espansive delle banche centrali se queste non sono accompagnate da stimoli fiscali da parte dei governi. Così l’America – che dal punto di vista sanitario è messa malissimo a leggere i dati – ha schierato il suo bazooka riuscendo martedì a infiammare la Borsa di New York e a rianimare i listini europei dopo settimane di cadute. Questi ultimi, però, non sembrano del tutto convinti a invertire la rotta delle perdite. L’incertezza è ancora alta e gli investitori temono che la risposta fiscale europea all’emergenza pandemica non sarà quella che sperano, cioè una soluzione condivisa tra gli stati membri dell’Unione che vada oltre la deroga al Patto di stabilità. La lettera scritta dal premier italiano, Giuseppe Conte, al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per sollecitare l’introduzione dei Coronabond – come strumento di debito comune che serve per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli stati membri – è stata sottoscritta da otto leader, compreso il presidente francese Emmanuel Macron, ma mancano le firme di altri 18 paesi, compresi Olanda e Germania. Si vedrà che cosa deciderà il summit dei leader previsto per oggi, ma è certo che gli investitori considerano questo un grande test per capire fino a che punto l’Ue è in grado di dare una risposta potente di politica fiscale e che allo stesso tempo preservi la compattezza tra i paesi dell’Eurozona.

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