Il mezzo bazooka della Bce
L’intervento di Francoforte è potente, ma permangono rigidità che possono frenarne l’efficacia
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Eurobond con cura
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“Lo scudo della Bce è molto importante, ma non basta. Ora gli Eurobond”
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Dopo il Pepp della Bce, quello che ancora manca alla politica economica europea
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Le tre strade da seguire per mitigare la crisi del coronavirus
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Il mondo che verrà
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Bazooka e fake news
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“Il virus ci dà l'opportunità di fare l'Europa. E il Mes va attivato subito”
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Bisogna sfruttare la chiusura per riaprire il prima possibile
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Si fa presto a dire Eurobond
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La risposta fiscale europea test per le borse
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Il piano del governo
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La Fed batte un altro colpo
Milano. E’ un vero bazooka il Programma di acquisti per l’emergenza pandemica (Pepp) messo in campo dalla Bce? Le opinioni sono discordanti e la reazione prima contrastata, poi positiva, ma non euforica delle borse europee ieri – solo Atene ha registrato un vero exploit perché il paese sarà ammesso, in deroga, a partecipare – è il segnale che c’è qualcosa che non convince. Oppure che il messaggio che le borse cercano – cioè di un intervento congiunto di politica monetaria e fiscale per affrontare questa grave emergenza – non è arrivato del tutto forte e chiaro. Dal punto di vista degli investitori è lecito domandarsi se questo Quantitative easing pandemico sarà sufficiente a evitare il crollo economico della zona euro e la sua frammentazione. “E’ un passaggio importante e positivo che ha subito calmierato gli spread allentando la pressione sui titoli di stato italiani – spiega al Foglio Matteo Ramenghi, chief investment officer di Ubs WM per l’Italia –. Ma permangono alcune regole che potrebbero frenarne l’efficacia come il fatto che l’entità degli acquisti per ciascun paese sarà decisa in base al pil e non alle sue reali necessità”. Questo vuol dire che sebbene l’Italia sia al momento il paese più colpito dalla pandemia, riceverebbe meno aiuti di Francia e Germania, che hanno un pil più elevato. “Su tali aspetti ci sono valutazioni in corso e qualcosa potrebbe essere migliorato, ma intanto l’annuncio non sembra avere lo stesso peso di quello fatto negli Stati Uniti da Federal Reserve e governo”, prosegue Ramenghi aggiungendo che un altro elemento che frena i mercati è il fatto che “non si vede ancora il picco della pandemia e che, anche se si vedesse per l’Italia, la ripresa potrebbe essere rallentata dagli altri paesi con cui intrattiene rapporti economici e commerciali che si trovano ancora all’inizio della crisi”.
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