Reagire alla tempesta
Fare dell’interesse collettivo un bene superiore rispetto a quello nazionale. La sfida degli stati ai tempo del virus
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Lagarde chiede scusa
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Gli investitori osservano l'Italia per capire cosa succederà in Europa. Uno studio di Ubs
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Si va verso una proroga del blocco oltre il 3 aprile
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L'Italia in Europa c'è
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Dopo il Pepp della Bce, quello che ancora manca alla politica economica europea
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Le mosche cocchiere Borghi & Bagnai e la favola dello spread
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Portare via i morti
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Il mondo riscopre il gran vaccino della democrazia liberale
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La necessità del parlamento in un momento di libertà compresse
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Dopo l'epidemia? Protezionisti e ambientalisti uniti per distruggere la globalizzazione
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La libertà è la vita
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Dagli al tecnico
Non è forse ancora il “cigno nero”, non è forse ancora la fine del mondo, non è forse ancora l’asteroide che ci spazzerà via dalla terra, ok. Ma quando ieri mattina – poche ore prima che arrivasse il solito e tragico bollettino della Protezione civile, solo ieri 475 morti, per un totale di 2.978 decessi – i rendimenti dei titoli di stato italiani, quelli a dieci anni, hanno superato quota 3 per cento e quando lo spread fra i nostri titoli e quelli tedeschi ha superato quota 320 l’immagine della tempesta perfetta si è nuovamente manifestata di fronte ai nostri occhi, in modo chiaro: l’emergenza sanitaria che si somma all’emergenza economica che si somma all’emergenza finanziaria. Poi, per fortuna, lo spread, anche grazie alla Bce, è tornato a calare sotto i 300 punti, i rendimenti dei titoli sono tornati sotto i livelli di guardia, e sotto quota 3 per cento, ma nonostante questo l’Italia ormai da settimane si è resa conto di vivere una nuova normalità all’interno della quale i suoi cittadini, oltre che contare le vittime del virus, devono contare anche i danni prodotti da un paese bloccato. E mentre sei lì a osservare l’economia che collassa (oggi sua altezza Guido Tabellini scrive sul Foglio che la decrescita dell’Eurozona nel 2020 è compresa tra una forbice ottimista del meno 2 per cento e una pessimistica del meno 10) ti rendi conto che il mondo sta sbattendo di fronte agli osservatori due verità politiche difficili da negare.
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- Claudio Cerasa Direttore
Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.