Gérard Collomb (foto LaPresse)

Un'inchiesta nel regno di Collomb

Mauro Zanon

Il sindaco di Lione, ex ministro dell'Interno di Macron, è accusato di aver distratto fondi pubblici a favore della sua ex compagna. E adesso la sua rielezione non è più così certa

Parigi. Ieri sera, quando il Canard enchaîné ha anticipato la notizia sul suo account Twitter, Gérard Collomb, sindaco sceriffo di Lione ed ex ministro dell’Interno di Macron è sobbalzato sulla sedia, e in un comunicato scritto assieme ai suoi collaboratori ha manifestato tutto il suo sconcerto. “Sono sorpreso dal fatto che si possano pubblicare informazioni tanto inaccettabili quanto intollerabili, visto che le conclusioni dell’inchiesta amministrativa non sono ancora note”, ha reagito Collomb nel comunicato trasmesso all’Afp, in merito all’apertura di un’inchiesta preliminare da parte della Procura nazionale finanziaria (Pnf) su una “possibile appropriazione indebita di fondi pubblici” a favore della sua ex compagna Meriem Nouri.

 

L’ex inquilino di Place Beauvau ha subito insinuato il sospetto di un’inchiesta a orologeria. “Non saranno sfuggite a nessuno le vere ragioni che hanno spinto quelli che hanno preso l’iniziativa di diffondere tali informazioni a dieci mesi dalle elezioni comunali”, ha attaccato Collomb, candidato alla sua successione a Lione, di cui è amministratore e demiurgo dal 2001 (durante la sua parentesi da titolare dell’Interno, finita in polemica dopo l’affaire Benalla e alcune divergenze di fondo con Macron, ha lasciato il posto al suo fedelissimo Georges Képénékian).

 

Secondo quanto precisato oggi dal Canard enchaîné nella sua versione cartacea, l’inchiesta preliminare è stata aperta in seguito a un rapporto provvisorio della camera dei conti regionale dell’Auvergne-Rhône-Alpes consacrato alla gestione della città di Lione. I relatori del rapporto, citati dal settimanale, evidenziano che Collomb avrebbe “fatto beneficiare la sua ex compagna ‘Meriem Nouri’ di diversi impieghi comunali da più di vent’anni”. L’inchiesta è stata affidata all’Ufficio centrale di lotta contro la corruzione e le infrazioni finanziarie e fiscali (Oclciff), che ora avrà il compito di fare chiarezza sulle molte opacità di un dossier che potrebbe azzoppare Collomb in vista della campagna per le comunali del 2020. Il totale dei fondi pubblici distratti tra il 2009 e il 2018, secondo il rapporto della camera dei conti regionale dell’Auvergne-Rhône-Alpes, si aggirerebbe attorno ai 500mila euro.

 

Questa mattina, sono stati perquisiti il domicilio di Collomb e i suoi uffici nel municipio di Lione, stando a quanto riportato dal Parisien. L’ex ministro dell’Interno, nel comunicato pubblicato ieri sera, ha fornito diverse precisazioni in merito alla sua ex compagna. “La Signora Nouri lavora dal 1995 per il comune di Lione dove ha ricoperto diversi incarichi, prima come agente non titolare di categoria C (corrisponde a questa categoria la maggior parte degli impiegati della funzione pubblica francese, ndr), poi come agente amministrativo dal giugno 2005. Dal 2005 al 2009, ha lavorato in due municipi di arrondissement, poi, a partire dal 2009, è stata responsabile di un’attività di accoglienza e di informazione di prossimità riguardante alcuni progetti urbani, in particolare la missione Serin e il progetto Rives de Saône fino all’estate del 2015”, ha scritto Collomb, prima di aggiungere altri dettagli. “In merito agli anni successivi, dal 2015 al 2017, per i quali è stata fatta una segnalazione da parte della sua gerarchia nel novembre del 2017, sono stato informato soltanto nel febbraio del 2019. Ho immediatamente preso l’iniziativa sollecitando un’inchiesta amministrativa le cui conclusioni saranno rese note a fine giugno e, in conformità all’articolo 40, ho informato il procuratore della Repubblica. Da inizio 2018, la Signora Nouri ha lavorato prima in una biblioteca comunale, poi in un municipio di arrondissement, dove si trova tuttora”. In attesa dell’esito dell’inchiesta, Collomb punta il dito contro la tempistica “politica” delle rivelazioni. Ma intanto, c’è la macchia, che potrebbe nuocere, e non poco, all’anziano barone del socialismo francese.

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