Emmanuel Macron (a destra) e Gérard Collomb (foto LaPresse)

Finisce la telenovela Macron-Collomb

Mauro Zanon

Il presidente accetta le dimissioni del ministro dell'Interno. Che con “immenso piacere” tornerà a fare il sindaco di Lione

Parigi. Il simbolo dell’impazienza di abbandonare un governo in cui non si sentiva più a suo agio è la sua lunga attesa, solo per dodici minuti, sul gradino del ministero dell’Interno, mentre controlla insistentemente l’orologio, sbuffa e scambia qualche chiacchiera con i suoi collaboratori per ingannare il tempo, perché il premier Edouard Philippe non è ancora arrivato per la “passation du pouvoir”, il passaggio delle consegne. Gérard Collomb, da questa mattina, non è più il primo flic di Francia, come viene comunemente chiamato il ministro dell’Interno. Al suo posto, subentra il capo del governo Philippe, che assicurerà l’interim fino all’arrivo del prossimo inquilino di Place Beauvau (il portavoce del governo, Benjamin Griveaux, ha annunciato che il rimpasto avverrà entro pochi giorni). È l’ultimo atto di un divorzio iniziato a maggio di quest’anno, con i disguidi sull’abbassamento del limite di velocità nelle strade secondarie a 80km/h e le conseguenze dell’affaire Benalla, e ufficializzato dopo cinque giorni di coups de théâtre, tra annunci, smentite, dimissioni rifiutate e poi finalmente accettate.

 

La cena della “rupture” all’Eliseo

Secondo quanto rivelato dal giornalista di Europe1 Jean-Michel Apatie, il premier Philippe e il segretario generale dell’Eliseo Alexis Kohler chiedevano da tempo la testa di Collomb, considerato non all’altezza della funzione che ricopriva, inadatto a essere alla guida del ministero più importante di Francia. Collomb viene a conoscenza delle manovre dei due uomini per farlo fuori, si sente sfiduciato e inizia a avere nostalgia di Lione. Il presidente, per amicizia, protegge il ministro dell’Interno, che era stato il primo a sostenerlo quando aveva lanciato En Marche!. Ma l’affaire Benalla precipita la “rupture”. Il 10 settembre, all’Eliseo, Macron e la moglie Brigitte invitano Collomb a cenare. Entrambi rimproverano all’inquilino di Place Beauvau la sua pessima linea di difesa durante la telenovela Benalla e di averli abbandonati. Quando esce dal palazzo presidenziale, ha già in mente di rilasciare un’intervista in cui annuncerà il suo ritorno nella capitale della Gallia dopo le elezioni europee del 2019.

 

 

 

L’intervento di Caroline per mettere fine al calvario

Il giorno in cui viene pubblicata l’intervista sull’Express, Collomb è accusato di essere un “ministro dell’Interno già all’esterno”, di non poter più garantire la sicurezza dei francesi, dato che è concentrato sulle elezioni comunali del 2020. A Place Beaveau, il clima è tetro, Collomb è sempre più isolato, e inizia il fuggi fuggi dei collaboratori, a partire dalla sua plume e consigliere strategico Jonathan Guemas, pronto ad attraversare la strada per andare a scrivere i discorsi di Macron al posto di Sylvain Fort, che tornerà capo della comunicazione presidenziale. L’intervento decisivo, quello che spinge Collomb ad abbandonare Parigi e quell’aria diventata ormai irrespirabile, è di Caroline, la moglie. È lei a convincerlo a mettere fine al calvario.

 

La freddezza della sala a Lione e le dimissioni rifiutate

Sabato scorso, Collomb si trovava nella città che ha già guidato per sedici anni, dal 2001 al 2017. La sezione locale di Lrem faceva la sua rentrée politica. “La sala era fredda, si è reso conto che non c’erano più tante persone attorno a lui (…) È stato preso dal panico”, ha raccontato al Figaro un responsabile della macronia lionese. Nella serata di lunedì, Collomb decide così di scrivere di getto la sua lettera di dimissioni nel suo ufficio di Place Beauvau, poi corre all’Eliseo, nonostante nella sua agenda fosse in programma una trasferta in Guinea. Come riportato dall’Opinion, Collomb fa attendere la delegazione che era pronta a partire con lui per più di un’ora. Macron, dopo aver fatto entrare il ministro, rifiuta le sue dimissioni e cerca di convincerlo a restare ancora un po’. La sua eventuale partenza è contro i suoi piani: il capo dello stato non ha previsto nessun rimpasto prima delle elezioni europee del prossimo anno. Ma uscito dall’Eliseo, Collomb decide di mediatizzare il rifiuto del presidente.

 

 

  

L’addio annunciato sul Figaro senza avvertire nessuno

Senza dire nulla ai suoi stretti collaboratori, Collomb contatta il Figaro, e conferma la sua volontà di partire dal governo, perché gli abitanti di Lione, dice, meritano “chiarezza”. Il giorno dopo, sul sito del quotidiano conservatore, esce la sua ultima intervista da ministro dell’Interno. Collomb risponde alle domande dei giornalisti accanto a Georges Képénekian, suo fedelissimo e attuale sindaco di Lione, e costringe il presidente e il primo ministro ad agire.

  

 

L’amarezza di Macron e “l’immenso piacere” di tornare a Lione di Collomb

Nella notte tra martedì 2 ottobre e mercoledì 3, l’Eliseo cede: le dimissioni di Collomb sono ufficiali e il premier Philippe fa sapere di essere pronto ad assicurare l’interim per qualche giorno, in attesa del nuovo ministro dell’Interno. Una fonte dell’Eliseo citata dal Monde ha raccontato l’amarezza del presidente francese nel veder partire in questo modo il suo ministro e amico. Collomb, invece, ha dichiarato al quotidiano regionale Le Bien public, di tornare a Lione “con immenso piacere”.

 

Il consiglio comunale straordinario

Alle 13.30 di oggi, il sindaco di Lione Képénekian, che ieri sera ha inviato la lettera di dimissioni al prefetto, ha confermato che tornerà a ricoprire il ruolo di vicesindaco, lasciando il posto a Collomb. Dopo la convalida della Prefettura, verrà convocato un consiglio comunale straordinario, per eleggere ufficialmente il nuovo primo cittadino e la nuova giunta.