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Il fake senza norme e il sangue vero

Giuliano Ferrara

La chiusura di internet in Sri Lanka dopo la strage di cristiani ha forse evitato altri morti. La libera circolazione di merce contraffatta e paura sul web è diversa dal procurato allarme: basta poco per passare dalla farsa al pogrom

A ripensarci adesso, il titolo del libro di Christian Rocca, “Chiudete internet”, è meno paradossale di quanto sembri. Dopo una strage di cristiani nello Sri Lanka il web è stato chiuso d’imperio, internet non ha più funzionato, coprifuoco immateriale. Tre grandi città nella vecchia Isola di Ceylon, l’isola del tè, sono diventate a Pasqua capitali di una geografia del terrore: coordinazione, potenza di fuoco, una quantità di vittime della violenza, tetti delle chiese che saltavano, morti ammazzati accatastati in mezzo a panche e reliquie, statue del Salvatore insanguinate, una logica di sterminio per gli Easter worshippers, i fedeli di Pasqua, i parrocchiani, i cattolici riuniti nella comunione della messa, più altri nei centri del turismo internazionale, una storia di orrore senza precedenti in Asia. La chiusura di internet è stata decretata per ragioni di sicurezza. Arrembaggi di opinioni e commenti e grida, ma sopra tutto notizie false, tecnicamente riproducibili 24 ore su 24 e ovunque disponibili, possono causare nuove stragi, diffondere un clima di eccitata sovversione, provocare nuovi omicidi, attacchi, incendi, pogrom di minoranze etniche o religiose in un paese in cui hindu, musulmani, cristiani e buddisti con la violenza convivono scontandone la dura legge di annientamento.

 

Bisogna a questo punto fermarsi e riflettere, rispettare per così dire il coprifuoco anche a distanza: qui non è in questione un procurato allarme qualsiasi, una situazione di ordine pubblico deformata dalla creazione e percezione di fatti che non erano fatti e dal rilancio di menzogne in tempo reale, cose nella disponibilità di chiunque abbia accesso alla rete e sempre accadute prima della rete. Non è come nei falsi attentati di Oxford Street, la famosa girandola del terrore intorno al nulla, cagionata dalla molteplicità alla Rashomon dei punti di vista in un pomeriggio di incauta paura nei grandi magazzini a Londra, con i vip che tuìttavano di spari mai sparati e terroristi mai comparsi in scena, la guerricciola degli influencer, che è il punto di partenza di Will Davies nel suo saggio sui “Nervous States”, dove le emozioni trionfano della ragione. Qui è l’opposto: nello Sri Lanka, dopo il sangue, vero, il fake senza norme, universale e disponibile, poteva far scorrere altro sangue, vero. Di qui la decisione del coprifuoco.

 

Fino a ora il controllo dell’informazione libera, senza norme, libera ma incanalata da monopoli della diffusione del Qualsiasi cosa via Facebook, Twitter, Instagram, era prerogativa di stati centralisti e autoritari, la Cina di Xi innanzitutto. Nelle democrazie liberali, e anche in quelle illiberali, fino a ora ha invece trionfato la farsa: il Blog di Grillo, lo spettacolino presidenziale di Zelensky in Ucraina, il reality di Trump, il mitra imbracciato dal ministro dell’Interno, con Saviano poi che gli si “rigano gli occhi di lacrime”, come scrive lui stesso di sé, ieri, in un poscritto sommamente banale a un commento straordinariamente banale, insomma da noi libertà senza regole e commediola senza fantasia.

 

Il coprifuoco di Ceylon racconta un’altra storia. Le notizie da pogrom, politicamente orientate a eccitare la violenza, sono sempre esistite: qualche giorno fa ricordavo che nel 1955 a Istanbul si scatenarono i pogrom contro i greci per il falso artatamente diffuso di un attacco, mai avvenuto, contro la casa di Atatürk a Salonicco. La differenza, a parte la potenza di fuoco del web, che è dinamite in sovrapposizione a dinamite, sta nel fatto che quello di Istanbul è un caso contro la legge di “notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”, mentre il rischio web dopo gli attentati di Pasqua è stato una circostanza anomica, di una situazione cioè priva di norme, in cui ciascuno è legalmente libero di dire e trasmettere quel che vuole vedere allo scopo di far vedere a tutti gli altri, simultaneamente, lo spettro di una violenza a cui rispondere con altra violenza. Nel vecchio mondo del falso si andava contro la legge dello stato, ora si realizza la legge del web, si manifesta un fenomeno di libera circolazione della merce contraffatta, del contrabbando di paura e superstizione. E’ diverso.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.