Gli aiuti umanitari inviati dagli americani a Cucuta, al confine del Venezuela (Foto LaPresse)

Le vie degli indigeni per portare gli aiuti in Venezuela. Parla Guarulla

Maurizio Stefanini

La giungla, i sentieri, i villaggi e una vecchia maledizione. L’ex governatore di Amazonas ci racconta come si resiste a Maduro

Roma. Colpendo gli indigeni, Maduro aveva iniziato il suo colpo di stato contro l’opposizione. E grazie agli indigeni, che oggi portano attraverso i sentieri della jungla l’aiuto internazionale, è iniziata l’offensiva contro Maduro. “Se la sono presa con noi perché eravamo i più deboli”, accusa Liborio Guarulla: leader indigeno di etnia Baniwa che è stato governatore dello stato di Amazonas dal 2001 al 2017, fino a quando non fu destituito con un diktat del regime. Il regime, dopo le elezioni politiche che nel dicembre 2015 avevano visto l’opposizione conquistare i due terzi dei seggi, nel gennaio del 2016 aveva destituito i tre deputati eletti in Amazzonia, provocando così la protesta dell’Assemblea Nazionale.

 

“Neanche ai tempi della Conquista e della Colonia gli indigeni del Venezuela avevano sofferto tanto”, denuncia al Foglio Liborio Guarulla. “Nello stato di Amazonas sono morte più di 3.200 persone negli ultimi 5 anni, il 10 per cento della popolazione di Puerto Ayacucho, il capoluogo. Hanno privato dei poteri i nostri tre deputati, hanno privato me della carica di governatore, hanno decretato lo stato di eccezione. Alle proteste del 23 gennaio hanno ucciso tre giovani, ne hanno arrestati 28, hanno costretto all’esilio molti altri. Nello stato di Amazonas l’80 per cento della popolazione è costituita da 20 popoli indigeni. In questo momento è sottoposta a una condizione di apartheid”.

 

 

Liberio Guarulla, il leader indigeno venezuelano e governatore dello stato di Amazonas dal 2001 al 2017 


 

Liberio Guarulla non è soltanto leader indigeno, è anche sciamano. Vestito con i paramenti sacri, alla conferenza stampa convocata dopo la sua destituzione formulò una dura accusa politica, ma poi da sciamano lanciò contro Maduro una maledizione. Una maledizione ancora valida? “La maledizione va avanti gradualmente come modo per ristabilire giustizia. Noi diciamo che non morirà senza soffrire, non morirà senza aver pagato le sue pene ed essere disprezzato da tutti. In questo momento effettivamente Maduro è disprezzato in tutto il mondo. Di più a una maledizione non si può chiedere”.

 

Per il 23 febbraio Guaidó ha annunciato la “valanga umanitaria” per dare al regime una spallata decisiva. 600.000 volontari si sarebbero già messi a disposizione per distribuire gli aiuti. Per impedirlo il regime chiude le frontiere, è stata respinta anche una delegazioni di europarlamentari. Ma intanto, spiega Liborio Guarulla, “questa settimana in maniera graduale gli indigeni jivi, wotjuja, puinave, arawako che stanno alla frontiera del fiume Orinoco, Atabapo e Guainia hanno iniziato a ricevere aiuti nei posti di frontiera con la Colombia e lo distribuiscono a 32 comunità ubicate sul versante venezuelano. Sono soprattutto alimenti e prodotti per l’igiene personale destinati alle famiglie più bisognose. Il governo ha militarizzato la frontiera, ma sono varie migliaia di chilometri, e chi conosce il territorio siamo noi indigeni. Se vogliamo passare, passiamo. Certo, abbiamo problemi a portare l’aiuto nella città: Puerto Ayacucho, San Fernando de Atabapo, Maroa, San Carlos de Rio Negro. Sono completamente circondate da posti di blocco militari”.

 

Eppure Liborio Guarulla aveva iniziato la carriera come alleato di Chávez. “I popoli indigeni non avevano diritti garantiti nella vecchia Costituzione del Venezuela, ci siamo uniti al progetto di una nuova Costituzione proprio per ottenerli. Siamo riusciti a introdurre un intero capitolo sui diritti degli indigeni. Però fu fissato anche che entro due anni le terre indigene avrebbero dovuto essere demarcate. Non solo non è stato fatto, ma nelle terre indigene il governo ha invece stabilito un regime di occupazione militare, permettendo però a narcos, guerriglieri colombiani e minatori illegali di distruggere migliaia di ettari. Un etnocidio e un ecocidio. Infine terre indigene sono state date in concessione a una multinazionale cinese per lo sfruttamento non solo dell’oro e del coltan ma anche di uranio e di altri metalli preziosi e strategici”.

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