(foto LaPresse)

Basta poco per rialzare quelle saracinesche

Redazione

La liquidità ai piccolissimi (con o senza banche) deve diventare la priorità

"Fateci riaprire”: la protesta di commercianti, artigiani, parrucchieri e ristoratori andata in scena ieri in varie città italiane – Milano, ma anche Savona e Torino – con gesti simbolici come la consegna delle chiavi dei negozi ai sindaci, per dire che riaprire il primo giugno invece del 4 maggio equivale per loro a chiudere le attività, riporta l’attenzione sul tema della mancanza di liquidità di cui stanno soffrendo i piccoli e piccolissimi imprenditori a causa del lockdown. Lasciati per ultimi nella ripartenza, anche per motivi oggettivi considerata la difficoltà di mantenere le distanze – nel settore del commercio, mentre per gli artigiani il problema sono le filiere ferme – dovrebbero almeno essere riportati in prima fila dallo stato per quanto riguarda l’erogazione dei prestiti. Già è difficile comprendere come mai per somme molto piccole – anche 10-20 mila euro, quanto basta per pagare l’affitto dei negozi e far fronte a qualche bolletta – si sia scelto il canale bancario (i prestiti fino a 25 mila euro garantiti dallo stato), ma ancora più complicato è comprendere perché un estetista debba produrre la stessa quantità di documenti di un’impresa mille volte più grande e che con il sistema bancario, magari, gode di consolidate relazioni. Senza scomodare la ricca Germania, o anche la Francia e la Spagna, che pure stanno erogando contributi a fondo perduto alle piccole imprese, persino il Portogallo, per un categoria particolare e vitale per il paese come quella dei pescatori, ha scelto di offrire loro un sostegno diretto e senza intermediazioni di 20 milioni di euro. Certo, con questa cifra in Italia si fa ben poco, ma il governo ha stanziato, per ora, 25 miliardi in deficit per affrontare l’emergenza Covid. Perché non destinare una certa cifra, per esempio 1,5 miliardi come ha fatto la Francia, o anche meno, ai piccolissimi per consentire loro di reggere il terzo mese di chiusura? Se puntare esclusivamente sul canale bancario non è stato un errore strategico, ma una scelta consapevole, si devono però trovare le modalità (non serve nemmeno “un atto d’amore”) perché almeno possano snellirsi le procedure per ottenere prestiti che dovranno restituire. Migliaia di saracinesche chiuse a giugno sarebbero una sconfitta di tutti.