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Con il blitz su Ubi, Intesa lancia la sfida a Generali nelle assicurazioni

Maria C. Cipolla

Le ricadute sul mercato assicurativo dell'operazione di sistema disegnata dall’istituto di Carlo Messina. L'accordo vincolante con UnipolSai

Milano. Il blitz è scattato mentre tutti guardavano all’estero, con il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro che solo dieci giorni fa aveva dichiarato che le mire della prima banca italiana erano oltre confine. E invece l’offerta pubblica di scambio di Intesa agli azionisti di Ubi Banca ha cambiato completamente la partita della finanza italiana coinvolgendo sia istituti di credito che compagnie assicurative. L’operazione di sistema disegnata dall’istituto di Carlo Messina, all’insaputa del gruppo di Bergamo e Brescia e con Mediobanca nel ruolo di advisor, si inserisce infatti in un mercato che viaggia rapidamente verso il consolidamento assicurativo-bancario e accelera o scompagina i piani di banche e assicurazioni che già incrociano i loro destini: da una parte Unipol e Bper, dall’altra Banco Bpm e Cattolica assicurazioni, con sullo sfondo ovviamente il convitato di pietra di Mps. Per non incorrere nei rilievi dell’Antitrust, l’operazione include la cessione di 400-500 filiali di Ubi a Bper, istituto che ha come azionista il gruppo Unipol al 20 per cento (il 9,87 per cento attraverso UnipolSai e il 10,13 per cento detenuto da Unipol) e “un accordo vincolante con UnipolSai Assicurazioni, che prevede la cessione per un corrispettivo in denaro di attività assicurative afferenti al predetto ramo d’azienda”.

 

Da Intesa non specificano se questa condizione è stata posta dopo contatti informali con l’authority, ma spiegano che proprio a garanzia della riuscita dell’operazione i numeri e le cifre saranno determinati a posteriori, cioè proprio a partire dal dialogo con le autorità per la concorrenza. In ogni caso Intesa e Unipol confermano che l’iter prevede che Ubi Banca prenda il controllo o sciolga le due joint venture assicurative, Aviva Vita e Lombarda Vita, che ha con Aviva e Cattolica assicurazioni (entrambe azionisti di controllo con rispettivamente l’80 e il 60 per ceto del capitale) con le quali gli accordi di distribuzione scadono a fine 2020. La risoluzione dei rapporti dipende dalle condizioni previste dai singoli contratti. Lombarda Vita vende polizze su un quarto degli sportelli di Ubi Banca, circa 400 filiali. E a giugno di quest’anno gli analisti di Equita sim avevano giudicato “strategicamente rilevante” per Cattolica assicurazioni il mantenimento della partnership sia per la redditività sia per “rafforzare la presenza nel nord Italia” che invece a questo punto resterebbe ancorata al rapporto sempre più cruciale con banco Bpm. Che a sua volta dopo il blitz di Intesa su Ubi deve archiviare la possibilità di creare un polo del credito tutto lombardo – Ubi era considerata il partner più quotato per una nuova aggregazione – e si ritrova candidato per lo sposalizio assai complesso con il Monte dei Paschi di Siena.

 

Insomma, la scelta di Intesa di pescare la carta Ubi dal tavolo, sembra avvantaggiare l’Emilia e creare problemi a Milano e Verona, dove Cattolica è ancora ancorata al modello cooperativo e attraversata da uno scontro al calor bianco tra dirigenza e soci locali e globali – dal gruppo di piccoli azionisti alla holding di Warren Buffett – acceso dalla cacciata dell’ex ad Alberto Minali. E dove c’è un vicepresidente come Aldo Poli, che è anche presidente della fondazione Banca del Monte di Lombardia, azionista del patto parasociale che ha cambiato gli equilibri di Ubi Banca diluendo lo storico controllo bresciano (bazoliano) sull’istituto esattamente come Mario Cera, vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Ubi Banca a cui il cda di Cattolica si è rivolto per un parere legale a difesa della attuale gestione della cooperativa. Ma a Ca’ de Sass fanno altri conti: secondo le stime diffuse ieri in conferenza stampa, con l’offerta su Ubi Intesa raggiungerebbe una quota del mercato assicurativo sul ramo vita del 20 per cento (16 per cento di Intesa e 4 di Ubi, che scenderebbe al 19 con la cessione prevista a UnipolSai). “Vorrebbe dire ottenere la prima posizione in Italia nel comparto”. Detto in altri termini Intesa sogna il sorpasso su Generali, che secondo gli ultimi dati ufficiali dell’Ania, l’associazione nazionale imprese assicuratici, aveva il 16,8 per cento del mercato nel 2018. Tuttavia il Leone resta il terzo gruppo assicurativo europeo. Intesa Sanpaolo ha chiaramente dettato le regole del gioco, ma su un tavolo ancora tutto italiano.