Il presidente Giuseppe Conte incontra gli operai dell'ex Ilva a Taranto (foto LaPresse)

Il governo non condivide se stesso

Redazione

Danni programmati. Dalla plastic tax all’autorizzazione alla fuga di Mittal

"Mi vengono idee che non condivido" diceva Woody Allen; pare che i dubbi si moltiplichino nella maggioranza rossogialla. Giuseppe Conte chiede alla maggioranza di “dare una mano a me e al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a ridurre ancora di più le tasse, in particolare sulle auto aziendali”. Però il premier ha detto anche che “la pressione fiscale non è aumentata, basta con le mistificazioni salviniane”. Insomma, le tasse “vanno ridotte ancora di più” o “la pressione fiscale non è aumentata”? Di certo nel Documento programmatico di Bilancio firmato dal ministro dell’Economia un decimale di aumento nel 2020 c’è.

 

E’ solo l’ultimo ripiegamento, dopo quello clamoroso sullo scudo penale per ArcelorMittal: se, come logica vorrebbe, venisse ripristinato si tratterebbe del quinto voltafaccia, due dei quali dell’esecutivo M5s-Lega. Ma ancora più sarebbe l’ennesimo esempio di disconnessione e affannoso ritardo dalla realtà, con due orologi che mai coincidono. Prima delle auto aziendali c’era stata la plastic tax, con la strigliata di Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna. Appena pregato di non partecipare alla campagna per le regionali, Nicola Zingaretti è andato a Bologna per annunciare la svolta a sinistra del partito, cioè “ius soli, ius culturae e stop ai decreti sicurezza”; altrimenti “siamo pronti a tutto, anche alle elezioni in tempi brevi”. Il tutto in chiave anti Salvini e anti Renzi. Legittimo, ma anche qui i tempi non tornano.

 

Il segretario Pd non poteva scegliere un altro momento e un altro luogo? Non si è accorto che l’attenzione dell’opinione pubblica e i sismografi dei media erano e sono tutti per Venezia sott’acqua, e con lei mezza Italia, per il conto alla rovescia di Ilva e di tutte le altre crisi aziendali e in generale per l’economia bloccata? Solo Luigi Di Maio ha l’ardire di imputare ai cambiamenti climatici alluvioni e acqua alta per dire che serve la plastic tax. “Ci va bene continuare a riempire il nostro mare e i nostri fiumi di plastica?”, scrive su Facebook. Parole in libertà senza logica. Il risultato è che al populismo truce si è sostituito un populismo soft ma egualmente infettato dal virus identitario; e non è difficile capire chi alla fine vincerà.

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