La protesta dei senatori della Lega contro il governo (Foto LaPresse)

Sono collassi vostri

Redazione

La truffa di additare Arcelor per un fallimento architettato in Parlamento

Ormai l’ordine di scuderia evidente dal M5s al Pd passando per il megafono del premier Giuseppe Conte (amplificato dal Fatto quotidiano di Marco Travaglio) è quello di ribaltare la realtà e addossare ad ArcelorMittal la colpa di avere precipitato l’Ilva al collasso definitivo. In ottobre il Parlamento ha votato per eliminare le tutele legali necessarie alla compagnia per completare il piano ambientale concordato con il governo nel settembre 2018 così da non incorrere in procedimenti giudiziari a carico dei suoi dipendenti. Così facendo i partiti di maggioranza Pd e M5s, appoggiati da Italia viva e Liberi e uguali, hanno creato le condizioni legali affinché ArcelorMittal potesse recedere dal contratto. La Lega aveva fatto lo stesso a giugno al primo tentativo di eliminare le tutele legali quando governava con il M5s. Ora si cerca di usare il disimpegno di Arcelor comunicato a Conte dai vertici del gruppo come alibi per giustificare un fallimento colossale della classe non-dirigente. Da Conte al ministro Patuanelli si sente ripetere che Arcelor non ha rispettato il piano industriale e quindi ha violato i patti con il governo. Peccato che i piani industriali non siano scritti sulla pietra, e quelli dei Mittal sono cambiati perché la siderurgia è tornata a soffrire a livello continentale e mondiale, mentre l’assicurazione di non modificare il cosiddetto scudo penale era scritta negli accordi con Arcelor. Addossare ad Arcelor tutte le colpe è un goffo escamotage, che varrà qualche giorno di titoli sui giornali, a giustificazione del fatto che di fronte al disimpegno della multinazionale prodotto dai partiti, il governo non ha un piano B. Dopo avere fatto la faccia feroce Conte ha offerto ad Arcelor di ripristinare lo scudo e di lavorare insieme a un piano per l’innovazione dell’industria siderurgica: in meno di 24 ore è passato dal minacciare la cattiva multinazionale al pregarla per restare. Ora Conte vagheggia di nazionalizzazioni (impossibili via Cdp), Di Maio ne fa una questione di sovranità nazionale. Slogan e illusioni.

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