L'amministratore delegato e direttore generale di Cassa Depositi e Prestiti, Fabrizio Palermo (foto LaPresse)

Per chi suona la Cassa

Redazione

Quando si invoca la Cdp, vuol dire che la situazione è grave. Tocca a Ilva

Quando la situazione è disperata è il momento di buttare nella mischia la Cassa depositi e prestiti, il bancone per tutte le crisi. Dopo che ArcelorMittal ha confermato l’intenzione di recedere dal contratto di affitto per Ilva, facendola tornare alla gestione commissariale una volta ridotte drasticamente le attività dello stabilimento di Taranto, è subito tornato di moda un grande classico: “l’ipotesi Cdp”. Questa volta il coinvolgimento di Cdp farebbe parte di un piano di rilancio, rivelato da Repubblica, vergato da Matteo Renzi con la Jsw Steel di Jindal (che a fatica gestisce l’ex Lucchini di Piombino) e il grande vecchio Arvedi. Ipotesi rilanciata anche dal leader della Cgil Maurizio Landini. Una riedizione della cordata che fu concorrente di Arcelor per rilevare Ilva nel 2018, composta appunto da Cdp, Jindal e Arvedi, e chiamata AcciaItalia. Peccato che la situazione sia drammaticamente cambiata: Ilva perde due milioni al giorno e per limiti statutari Cdp non può investire in società in perdita il risparmio postale di cui è custode. Fonti di Cassa dicono che non c’è nessun interessamento, che nessuno è stato contattato e che non c’è nessun incontro né passato né in programma a Palazzo Chigi. Renzi ha anche precisato che lui non sta lavorando ad alcun piano alternativo (e lo saprebbe bene visto che il suo amico e consigliere Marco Carrai è nel cda di Jsw Steel Italy). L’ex premier ha spiegato che la riedizione di AcciaItalia deriverebbe dall’opportunità di fare rientrare in gioco la cordata perdente della gara vinta da Arcelor, insomma se il primo se ne va può entrare il secondo classificato. Come sia possibile senza un nuovo bando e con condizioni diverse è misterioso. Intanto l’ad di Arcelor Lucia Morselli ha confermato ai sindacati a Taranto l’intenzione di lasciare l’Ilva. Quello che non cambia mai, quando si è a corto di alternative, è l’evocazione del bancone di stato, “l’ipotesi Cdp”, che sta a indicare che in futuro le cose possono andare anche peggio. Valeva quando Alitalia era (come è) in una condizione disastrosa e vale oggi per Ilva. Il guaio è che quando si chiama la Cassa è per un morto.

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