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La flessibilità è già data

Comincia l’assalto alla borsa di Gualtieri, che non è infinita come si crede

Dopo l’exploit dell’annunciata tassa su merendine, bibite gassate e biglietti aerei per finanziare la ricerca scientifica, il ministro a cinque stelle dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, rivendica ora altri due miliardi da destinare a un aumento di stipendio di 100 euro a tutti gli insegnanti (“senza guardare al merito perché sarebbe come pagare i donatori di sangue”) e alla ristrutturazione degli edifici scolastici. Fioramonti esclude anche l’obbligo di orario, per i presidi.

 

Chi pensa che investire in educazione sia per l’Italia una priorità strategica avrebbe qualcosa da obiettare: pagare meglio i docenti è giusto ma perché teorizzare l’abolizione del merito proprio nelle scuole, cioè dove il merito si dovrebbe formare? E dove sono lo spazio e le risorse per la didattica?

 

Il neo-ministro non manca di minacciare, altrimenti, le dimissioni immediate: il tutto mentre il suo collega dell’Economia, Roberto Gualtieri, è alle prese con l’impostazione della prossima legge di Bilancio, che dovrà evitare l’aumento Iva, stabilizzare il debito, affrontare il giudizio dell’Europa e dei mercati. La sensazione, in generale, è che i ministri che promettono, e minacciano, a raffica, siano vittime di un pericoloso equivoco: che la distensione nei rapporti con l’Ue costituisca l’automatico via libera alla spesa pubblica (ovviamente secondo le aspettative di ogni ministro), e che questo discenda a sua volta dalla revisione scontata del Patto di stabilità. Ma non c’è stata nessuna revisione, ci sono solo le intenzioni della presidente della Commissione Ursula von der Leyen e dei paesi meno rigoristi, tra i quali Italia e Francia.

 

Nel frattempo la flessibilità potrà essere usata al massimo ma nel quadro delle regole esistenti. Con in più l’indirizzo a orientare la spesa pubblica verso investimenti “green”. Due esempi: la digitalizzazione e il trasferimento di persone e merci su linee ferroviarie ad alta velocità, cioè la Tav. Questo, almeno, se non si vuole fare degli investimenti “green” un minestrone utile solo ad aggirare i vincoli europei. Fioramonti farebbe meglio a premere per bloccare “riforme” inutili e costose del Conte 1 come quota 100, reddito di cittadinanza e naturalmente il no alla Tav del suo partito.