Il vertice a Palazzo Chigi dove si è discusso di correggere la manovra. Foto Imagoeconomica

La correzione del Def piace alla Borsa. Ma resta la volatilità

Mariarosaria Marchesano

Dopo l'avvio positivo, Piazza Affari riduce quasi subito i guadagni. Spread in discesa con i rendimenti dei titoli di stato. Secondo gli operatori il confronto si sposta ora sulla qualità della manovra economica. Pesa l'incognita delle agenzie di rating

Milano. La forte volatilità dei mercati e il primo, duro, confronto con Bruxelles, hanno spinto il governo giallo-verde a ragionare su una correzione del Def che in una nuova versione potrebbe contenere il rapporto deficit-pil nell'argine del 2 per cento in tre anni partendo dal 2,4 per cento. E' bastato questo segnale positivo trapelato ieri sera da Palazzo Chigi (secondo indiscrezioni oggi si terrà un nuovo vertice dell'esecutivo proprio per procedere con la revisione) per fare scendere lo spread e ridare un po' di ottimismo a Piazza Affari, reduce da cinque sedute consecutive di ribasso. Stamattina, infatti, il listino milanese ha avviato una seduta in territorio positivo in scia con le altre Borse europee dimostrando, ancora una volta, che gli investitori si aspettano comunicazioni rassicuranti sulla tenuta dei conti del paese. Anche se, dopo la fiammata positiva in avvio di seduta, Piazza Affari ha già ridimensionato i guadagni perché il contesto resta molto volatile: ieri il differenziale con i bund tedeschi ha superato i 300 punti base spingendo i rendimenti dei titoli decennali al 3,45 per cento. Abbastanza per far addivenire Palazzo Chigi a più miti consigli.

  

Timori per confronto teso con Bruxelles

”Il confronto ora si sposta sulla qualità della manovra economica – spiega al Foglio.it Alfonso Maglio, responsabile dell'ufficio studi di Marzotto Sim – I numeri del Def, a ben guardare, non sono mai stati così sopra le righe da giustificare la reazione tanto allarmata dei mercati. Quello che preoccupa di più è l'approccio di contrapposizione con Bruxelles che ha contraddistinto questa prima fase del confronto. Bene, quindi, un atteggiamento più costruttivo con la correzione verso il basso, ma ancora meglio sarebbe se il governo si decidesse a spiegare la manovra nel dettaglio agli investitori facendo comprendere le varie misure che la compongono e i loro effetti sulla crescita dell'economia”. Per Maglio, se si procedesse su questa strada l'allarme potrebbe rientrare gradualmente come ha già iniziato a fare con i rendimenti dei btp – sia decennali che triennali – che stamattina stanno tornando a scendere dopo l'impennata dei giorni scorsi. “E' chiaro che se si guarda a un arco di tempo più lungo, occorre prendere atto che negli ultimi cinque mesi i rendimenti dei titoli di stato italiani sono quasi raddoppiati con un aggravio di costi per sostenerne la maggiore spesa. Ma questo è normale che accada su mercati che sono iper sensibili alle esternazioni di governi e banche centrali e su cui è possibile shortare, cioè vendere allo scoperto sfruttando il ribasso dei titoli”. In altre parole, la fase di volatilità che i mercati valutari e azionari stanno vivendo in queste settimane sembrerebbe così più il frutto di una comunicazione contraddittoria e scomposta che di scelte di politica economica. Si vedrà, in proposito, che cosa ne pensano le agenzie di rating S&P e Moody's che a fine ottobre si pronunceranno sulla qualità del debito pubblico italiano che è già il più alto d'Europa dopo quello della Grecia.

  

Rating e dibattito in aula rifaranno salire lo spread?

Oggi la vera domanda che si pongono gli investitori è di tipo prospettivo ed è la seguente: l'eventuale giudizio negativo che dovesse essere espresso dalle due agenzie, il dibattito in aula sul Def, che comincerà tra poco, e le reazioni della Commissione europea sono tutti fattori già incorporati in uno spread a 300 punti base (oggi è sceso sotto i 290) e nei prezzi correnti di Borsa? In altre parole, c'è da aspettarsi ulteriori forti oscillazioni dei mercati nelle prossime settimane? Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners risponde così: “Purtroppo, l'impressione è che il newsflow rimarrà negativo, e il fatto di aver, in tre sedute, superato i massimi di spread raggiunti nel 2018,  e segnato nuovi massimi di rendimento sul 10 anni, produce un quadro tecnico pericolante. Violata la soglia di 300 punti base, l'impressione personale è che lo spread si incanalerà, nel breve, in un range tra questo livello e 350, mantenendo quindi il rendimento dei titoli di stato italiani sotto la soglia del 4 per cento in un contesto assai volatile. Vedremo”.

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