Spread in zona 300 punti e alta volatilità. L'Italia nel mirino della speculazione

Mariarosaria Marchesano

Il differenziale con i titoli tedeschi sfiora i massimi da cinque anni. Per l'agenzia di rating tedesca Scope, la sostenibilità del debito aumenta il rischio per il nostro paese

Milano. Piazza Affari a tutta volatilità. Se ieri l'andamento dello spread e quello della Borsa sembravano andare in direzioni opposte, oggi camminano di nuovo all'unisono: il differenziale dei rendimenti dei btp con i bund tedeschi è prima schizzato a livelli che non si erano mai visti negli ultimi cinque anni (311 punti base con forte crescita dei tassi d'interesse sui titoli decennali), poi è sceso assestandosi poco sotto la soglia di 300 punti, che rappresenta il livello che fece scattare l'allarme sull'Italia a fine agosto. Di fronte a queste oscillazioni così forti, la volatilità è massima: gli investitori percepiscono l'aumento del rischio paese e prendono le distanze, poi ci ripensano e ricomprano in un'altalena continua. Così, il listino milanese, che ha aperto con un deciso calo dell'1,5 per cento, è riuscito in parte a recuperare terreno e a metà seduta fa registrare una perdita intorno allo 0,5 per cento con i titoli bancari e quelli delle costruzioni in forte sofferenza. Il quadro dei conti pubblici resta incerto e teso con posizioni all'interno del governo giallo-verde che appaiono contraddittorie di fronte alle preoccupazioni che vengono espresse dall'Europa.

 

Il rischio di un fronte contrapposto con l'Ue spaventa gli investitori

Tra gli operatori di mercato si sta facendo largo la convinzione che il rischio di una contrapposizione tra Palazzo Chigi e Bruxelles, che il ministro del Tesoro Giovanni Tria sta tentando in tutti i modi di evitare, è ormai inevitabile. Ieri in serata il presidente della commissione Ue Jean Claude Juncker ha parlato del rischio di “trattamenti speciali” che potrebbero portare alla fine dell'euro. Il vicepremier Luigi Di Maio ha prima detto che ci sono istituzioni europee che “giocano a fare terrorismo sui mercati” mentre stamattina ha sottolineato che non c'è la volontà di uscire dall'Europa o dall'euro. Prima ancora erano state le parole del commissario europeo Pierre Moscovici a pesare: Moscovici ha ribadito con decisione come il deficit al 2,4 per cento deciso dal governo sia al di fuori dei parametri europei.

 

Inoltre, nelle prime ora della mattinata, Reuters ha riportato il giudizio dell'agenzia di rating tedesca Scope sul Def spiegando che l'obiettivo di deficit annunciato potrebbe rendere più ardua la sfida per la sostenibilità del debito e porre significativi rischi aggiuntivi sul merito di credito del Paese. L'agenzia tedesca, che sull'Italia ha un rating A- con un outlook negativo, ha sottolineato che il mancato miglioramento della sostenibilità fiscale in un periodo di crescita superiore al potenziale potrebbe lasciare l'economia italiana esposta a forti rischi di peggioramento. “Una significativa politica fiscale espansiva pro-ciclica è un errore in questa tarda fase del ciclo globale, in quanto va a incrementare la possibilità che diventi necessaria un'austerità fiscale pro-ciclica in recessione, amplificando la severità di quest'ultima”, ha spiegato l'analista Dennis Shen, citato da Reuters. Un giudizio che pesa soprattutto in attesa dei pronunciamenti sul debito pubblico italiano di S&P e Moody's che arriveranno a fine ottobre.

 

Tensioni sul settore delle costruzioni con Astaldi in caduta libera

In una seduta molto altalenante e sofferta per Piazza Affari, si evidenzia il calo dell'indice delle costruzioni che supera l'andamento in discesa dell'euro stoxx construction & materials. Pesanti perdite per Caltagirone, Salini-Impregilo e Buzzi Unicem, mentre un capitolo a parte merita il titolo del gruppo Astaldi, che dall'inizio dell'anno ha perso il 70 per cento del suo valore e continua a precipitare. Anche oggi le azioni non hanno fatto prezzo dopo che venerdì scorso è stata annunciata la richiesta di concordato preventivo con riserva da parte della società. Dopo aver rinviato l'approvazione dei conti semestrali e aver annunciato di essere in fase avanzata nello studio di un piano da sottoporre al tribunale e ai creditori che assicuri la continuità aziendale, il gruppo romano delle costruzioni ha comunicato che l'indebitamento finanziario netto è salito a 1,89 miliardi a fine giugno dagli 1,47 miliardi di fine dicembre. Astaldi ha anche segnalato una temporanea tensione finanziaria nel secondo semestre per i tempi lunghi del piano di rafforzamento patrimoniale che prevede innanzi tutto la cessione della concessione sul terzo ponte del Bosforo. Le trattative su questo fronte stanno proseguendo per arrivare a concludere l'accordo.

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