Gian Marco Centinaio all'inaugurazione Villaggio Coldiretti di Torino (foto LaPresse)

Uno, nessuno e Centinaio

Luciano Capone

“Xylella è un’emergenza, aveva ragione l’Europa; sul Ceta nulla è già deciso”. Intervista al ministro dell’Agricoltura

Roma. “Guardando dal vivo quegli uliveti disseccati si ha un’impressione bruttissima. C’è forte attesa, soprattutto da parte di chi fa agricoltura, che qualcuno agisca in fretta per evitare che se ne aggiungano altri”. Il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio (Lega), di ritorno dalla Puglia per una visita nelle zone colpite dalla Xylella, il batterio che causa il disseccamento degli ulivi, ha le idee chiare su cosa non è andato in passato e su cosa si debba fare in futuro. “Confrontandomi con chi questa epidemia la sta vivendo sulla propria pelle, mi sono convinto che si poteva fare qualcosa prima – dice il ministro al Foglio –. Se la politica avesse preso un po’ di decisioni e si fosse imposta di più, forse oggi non saremmo qui a parlare di un dramma che a questo punto tocca più province e non più solamente quella di Lecce e il Salento”. E perché non è stato fatto nulla? “Penso che una parte della politica sia andata dietro a tutti coloro che dicevano che la Xylella e l’emergenza non esistevano, facendo quindi un errore non indifferente. Più che pensare di risolvere il problema si è cercato il consenso di chi alzava di più la voce. E così oggi ci troviamo in questa situazione. Se si fosse agito prima, in modo importante e determinato, forse non c’era bisogno del ministro Centinaio che andava in Puglia a prendere decisioni che altri non hanno preso”.

 

Non è stato così semplice imporre soluzioni. C’è stata un’opposizione molto dura al piano di emergenza, una campagna politica e mediatica fatta di disinformazione, un’inchiesta della magistratura che ha indagato gli scienziati che hanno scoperto la malattia. Lei non teme reazioni e proteste se porterà avanti gli abbattimenti previsti dal piano di contenimento? “Ormai in Puglia quasi tutta l’opinione pubblica si è resa conto che protestare, aggrapparsi agli alberi o chiamare il vescovo per benedire gli ulivi non serve a niente – prosegue il leghista Centinaio – c’è la convinzione che la scienza deve essere ascoltata e non derisa o denunciata”. Non è andata sempre così. “Sono dell’idea che in Puglia ci siano persone che in altri momenti avevano preso altre decisioni e oggi hanno capito che bisogna cambiare indirizzo”. Evidentemente parla del governatore Michele Emiliano, che inizialmente ha gioito all’inchiesta della magistratura, e i riferimenti a chi non ha agito sono al suo predecessore, l’attuale segretario del Pd Maurizio Martina. “Decisamente”. Però i più strenui oppositori a Martina sono i suoi alleati di governo. Ancora adesso il M5s vuole una commissione parlamentare d’inchiesta basata sul presupposto che la Xylella non sia la causa del disseccamento degli ulivi e pochi giorni fa Beppe Grillo ha detto che “la Xylella è una bufala”. “Io ho parlato con il ministro Lezzi, con il ministro Di Maio e con i colleghi che si occupano di agricoltura nel M5s e tutti mi stanno dicendo che comunque bisogna prendere delle decisioni affinché la Xylella non avanzi. Su questo la maggioranza è compatta”.

  

Sul tema due anni fa il leader del suo partito, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, disse: “Maledetta Unione Sovietica Europea! Ordina di abbattere gli ulivi in Puglia anche se non ancora malati di Xylella”. All’epoca la Commissione europea chiedeva all’Italia di agire tempestivamente perché la situazione era grave, chi tra i due aveva ragione? “Diciamo che aveva ragione l’Europa e chi chiedeva di intervenire il più velocemente possibile”. 

     

Ministro, oltre alla Xylella in questi primi mesi è stato impegnato sui trattati internazionali di libero scambio. Inizialmente si era dichiarato contrario al Ceta, l’accordo con il Canada, ma poco dopo lei stesso ha notato che un anno dopo l’introduzione c’è stato un incremento dell’export italiano verso il Canada. Vale ancora il pregiudizio iniziale di non ratificarlo o è il caso di fare una riflessione? “Sono straconvinto che abbiamo tutto il tempo necessario per ragionarci – dice al Foglio il ministro Centinaio –. Visto che sul Ceta tutti i paesi europei devono esprimersi e se ne sono espressi solo undici, ho chiesto al governo e alla maggioranza di prendere decisioni sui dati oggettivi e non semplicemente su sensazioni, sentito dire o dati unilaterali forniti da una parte”. Sembrava già tutto stabilito. “Non siamo il governo degli hooligans o delle tifoserie e io non voglio prendere decisioni perché c’è una categoria che mi tira la giacca per dire vota sì o vota no. Dobbiamo votare in modo determinato e consapevole sulla base dei dati ufficiali. Sono disponibile a far passare qualche mese per capire realmente come stanno le cose, abbiamo la possibilità di prendere decisioni consapevoli senza farci del male”.

   

I principali consorzi, che rappresentano oltre il 90 per cento dell’export del made in Italy – dal Grana padano al Parmigiano reggiano, dal prosciutto di Parma al San Daniele, dall’aceto balsamico di Modena ai vini doc – sono favorevoli al Ceta, perché per la prima volta i loro marchi vengono tutelati anche all’estero. Sui media passa la posizione ostile della Coldiretti, ma la maggior parte dei produttori non vede così male l’accordo con il Canada. “E’ vero, ha ragione. Ma se devo fare un ragionamento del genere, allora rispondo che sono il ministro di tutta l’agricoltura italiana e di conseguenza voglio tutelare tutti. Se dall’accordo viene tutelato il 90 per cento di chi fa esportazioni, visto che manca poco, io con un piccolo sforzo voglio arrivare al 100 per cento”. A rischio di perdere il 90? “No, perché la seconda opzione che propongo è: fatemi vedere i numeri, non solo i comunicati stampa. Proprio per questo dico che non bisogna avere fretta, nessuno ci sta chiedendo di votare il Ceta entro tre mesi, abbiamo ancora due anni e quindi possiamo far passare del tempo e vedere se nel medio termine i numeri sono quelli che mi vengono riferiti dai consorzi”.

    

In sintesi: nessuna fretta sul Ceta, mentre non c’è tempo da perdere sulla Xylella? “Perfetto, è esattamente così. Sul Ceta ne abbiamo ancora tanto e possiamo decidere con calma senza tirare in mezzo le tifoserie, mentre sulla Xylella non abbiamo più tempo. Ho dato mandato agli uffici di cominciare a lavorare più velocemente possibile, coinvolgendo la regione Puglia, gli europarlamentari che insieme vogliono trovare una soluzione e insieme nei prossimi giorni inizieremo a lavorarci su. Se la Xylella continua ad avanzare verso Bari e a salire verso nord l’olivicoltura è morta”.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali