Louis Pasteur nel suo laboratorio

La forza di Pasteur contro il lato oscuro delle pseudoscienze

Gilberto Corbellini

Un manipolatore, un falso, un egocentrico. Ma la storia dello scienziato francese insegna che solo la logica e le prove sperimentali dicono chi ha ragione

È deprimente, ma non sorprendente, leggere cose diffamanti o sbagliate su Louis Pasteur. I tratti pubblici e personali dell’uomo erano discutibili. La sua smisurata ambizione, insieme al pensiero reazionario e nazionalista (odiava visceralmente la Germania), lo rendevano inviso ai progressisti. Era molto religioso (cattolico integralista) e coltivava assurde idee metafisiche, per cui i positivisti lo detestavano. Era anche falso. Il fatto è che, parafrasando il maestro Yoda, “la scienza scorreva potente in lui”.

  

 

Fra il 1848 e il 1885 Pasteur cambiò i connotati delle scienze della vita. Non meno di Darwin, che detestava. E quelli della medicina: insieme al collega Claude Bernard la resero scientifica. Prima di lui si credeva che la vita fosse una questione o di superstizione o di chimica e che le malattie infettive fossero dovute a miasmi di natura imprecisata. Ecco un elenco di scoperte e invenzioni: l’attività ottica degli acidi tartarici (chiralità molecolare), il ruolo dei batteri nei processi fermentativi, per esempio nella produzione di acido lattico nel latte e nel burro, la confutazione della teoria della generazione spontanea, l’enantioselettività biologica, la pasteurizzazione del vino e degli alimenti (cioè l’eliminazione da questi di batteri tossici per l’uomo tramite trattamento termico), lo sviluppo con Joseph Lister della chirurgia asettica, la scoperta della causa delle malattie dei bachi da seta e dei fermenti del vino e della birra, la teoria microbica delle malattie, le prime vaccinazioni con agenti artificialmente attenuati contro il colera dei polli, contro l’antrace e contro la rabbia dell’uomo.

 

La detronizzazione di Pasteur è cominciata negli anni Settanta, quando le lettere, i quaderni di laboratorio e i manoscritti non pubblicati divennero accessibili agli storici. Un assalto dissacratorio nei riguardi di una delle figure più emblematiche non solo della scienza, ma anche della Francia, fu portato avanti da filosofi di sinistra, un po’ moralisti e molto relativisti. Per esempio, l’iconoclasta Philippe Decourt e il postmoderno Bruno Latour, nella prima metà degli anni Ottanta, scrissero che Pasteur non aveva fatto niente di originale e che il suo successo non fu dovuto al valore scientifico delle sue esperienze sulla fermentazione, sulla generazione spontanea e sulla vaccinazione degli animali e dell’uomo, ma a una sorta di strategia propagandistica e nazionalistica, da lui stesso abilmente orchestrata, che forniva dei resoconti falsi delle procedure utilizzate per ottenere i risultati sperimentali. Inoltre, contrariamente a quanto affermava, egli aveva inseguito sempre “idee preconcette”, cioè aveva coltivato credenze politiche e religiose che ispirarono anche le sue idee scientifiche: le ricerche sulle malattie del vino, della birra o dei bachi da seta erano intese ad aiutare l’economia francese in antagonismo con i tedeschi, le teorie scientifiche a differenziare la scienza francese da quella tedesca per motivi nazionalisti. Nel caso della fermentazione, della generazione spontanea o delle malattie, i suoi studi miravano a combattere l’ateismo e il materialismo. E allora? Dove sarebbe il problema? Forse che i risultati ottenuti facendo esperimenti basati su teorie (non su credenze metafisiche o nazionaliste ovviamente) sarebbero meno veri per il fatto di essere stati ispirarti da pregiudizi?

 

Pasteur manipolava i resoconti, soprattutto nella seconda parte della sua carriera e nei lavori medici. Cercava di far risultare che le sue conclusioni teoriche emergevano da una logica inflessibile, mentre in realtà risulta dagli archivi che egli aveva già una preferenza per un certo tipo di spiegazione, che nel caso dei suoi studi sulla generazione spontanea includeva pregiudizi religiosi e filosofici. Tuttavia, i risultati erano reali. I resoconti di Pasteur rispondevano all’esigenza di costruzione della propria immagine pubblica e del proprio mito. Per questo non rese pubblici i quaderni di laboratorio, in quanto lì c’erano le prove di come falsificò la storia piegando i fatti relativi a come aveva condotto le ricerche ai propri interessi privati.

 

Dalla lettura dei quaderni risulta per esempio falsa la versione che egli fornì del famoso esperimento di Pouilly-le-Fort del 1881, in cui dimostrò la superiorità del suo vaccino anticarbonchioso. Egli non ottenne l’attenuazione del bacillo carbonchioso con ossigeno, come disse, e quando accettò la celebre sfida pubblica non aveva alcun dato sperimentale che sarebbe riuscito nell’impresa. I quaderni raccontano che era disperato e che furono i suoi collaboratori ad attenuare in extremis il bacillo trattandolo con bicromato di potassio, e salvando la faccia di Pasteur. Questi mentì per l’ambizione di essere celebrato come il vero scopritore della tecnica di attenuazione e per accaparrarsi i profitti derivanti dal controllo della produzione dei vaccini.

 

Anche nella scoperta del metodo di attenuazione del virus della rabbia c'era lo zampino del suo principale collaboratore, Emile Roux. Pasteur non disse mai che due persone furono trattate prima di Joseph Meister, nel 1885, con il suo vaccino antirabbico, e si prese enormi rischi, dato che gli esperimenti con gli animali non ne dimostravano l’efficacia, e considerando che la rabbia era una malattia che si sviluppa raramente nell’uomo. Pasteur e Roux ebbero forti contrasti perché Roux, che era medico, riteneva non eticamente lecita la sperimentazione sull'uomo. Pochi sanno che la fama di Pasteur come benemerito dell’umanità, ma anche il futuro delle vaccinazioni, furono salvati da Roux e da un medico legale, che insabbiò il caso di un ragazzo ucciso dalla vaccinazione antirabbica di Pasteur nel 1886. L’invidia e l’odio verso Pasteur avrebbero amplificato il caso e bloccato lo sviluppo dei vaccini in Francia.

 

Le teorie di Pasteur furono intensamente avversate come pseudoscienza dai chimici e dai medici nella seconda metà dell’Ottocento, che vedevano messe in discussione e superate le loro teorie sbagliate. Il successo di Pasteur è l’ennesima conferma che quando si discute di scienza, le chiacchiere stanno a zero. Solo la logica e le prove sperimentali dicono chi ha ragione. Non simpatia, credenze, etnia, preferenze sessuali, etc. di uno scienziato. Come direbbe sempre il maestro Yoda, “il Lato Oscuro (Pseudoscienza) è più rapido, più facile e più seducente”. Ma solo la “Forza (Scienza) porta “saggezza e difesa”.

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