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L'inchiesta grillina sugli ulivi pugliesi è una cavolata pazzesca

Luciano Capone

Perché la Commissione parlamentare sulla Xylella è un laboratorio pericoloso nato per sostituire la politica alla scienza. Appello a Centinaio

Roma. “La politica è andata dietro a tutti coloro che dicevano che la Xylella e l’emergenza non esistevano. Più che pensare di risolvere il problema si è cercato il consenso di chi alzava di più la voce”. Parlando con il Foglio nei giorni scorsi, il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio ha preso una posizione molto decisa sull’emergenza Xylella, il batterio che sta causando il disseccamento degli ulivi in Puglia (“se la Xylella continua a salire verso nord l’olivicoltura è morta”, ha detto). Il ministro della Lega ha dichiarato che agirà in fretta (“non c’è più tempo”) e garantito che anche l’alleato di governo la pensa allo stesso modo (“su questo la maggioranza è compatta”). Ma almeno su questo punto, purtroppo, siamo costretti a smentire il ministro.

 

Solo poche settimane fa Beppe Grillo, il fondatore e garante del M5s, lanciava un post sul blog dal titolo “La bufalite della Xylella” in cui veniva negata l’epidemia. Non sono “opinioni personali” del fondatore, come si sono affrettati a dichiarare alcuni esponenti del M5s, ma è una storica posizione politica di quello che è il primo partito italiano. Il M5s ha infatti appena proposto l’istituzione di una “commissione parlamentare di inchiesta sull’emersione e gestione dell’emergenza Xylella”, che si basa su tutti gli argomenti antiscientifici e complottisti emersi negli ultimi anni.

 

Nella proposta di inchiesta parlamentare, i senatori del M5s innanzitutto negano che il batterio sia la causa del disseccamento degli ulivi in Salento (“Xylella non necessariamente è da considerare responsabile del fenomeno”), cosa che invece affermano diversi studi e istituzioni scientifiche. Ma poi si lanciano, senza prove, a ipotizzare altre cause della malattia come “l’overdose decennale di erbicidi”.

 

Ma l’aspetto più preoccupante sono le insinuazioni e i sospetti addossati, in stile cospirazionista, su ricercatori e istituzioni che si sono occupati dell’emergenza. Alla base dell’inchiesta parlamentare proposta dal M5s c’è l’idea di sostituire la politica alla scienza, gli eletti dal popolo ai ricercatori.

 

La commissione d’inchiesta dovrebbe infatti “chiarire la sintomatologia del disseccamento degli ulivi e del nesso di patogenicità”, dovrebbe “accertare ogni singolo studio, campionamento, analisi, ricerca, attività scientifica” di alcune università e centri di ricerca citati. E poi dovrebbe occuparsi di due grandi teorie del complotto che sono andate per la maggiore: “Le sperimentazioni cui sono collegate le società Monsanto e Basf” (la Monsanto era sospettata perché possiede “Alellyx”, una società il cui nome è l’anagramma di Xylella); la “connessione affaristica tra l’estirpazione degli ulivi ... e la realizzazione del gasdotto Tap”; infine le “responsabilità degli enti scientifici ... riguardanti l’introduzione nel territorio nazionale di materiali infetti dal batterio Xylella” (molti insinuano che il batterio sia stato portato in Italia da scienziati stranieri). Tutte teorie senza alcun fondamento.

 

Un altro aspetto interessante sono le fonti eterodosse utilizzate dai 35 senatori grillini per avviare l’inchiesta. Che Xylella sia la causa della malattia degli ulivi lo dicono studi scientifici, l’Accademia dei Lincei, l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), la rivista Nature. Ma non sono ritenute fonti scientificamente attendibili. I grillini si fidano del Fatto quotidiano, che su questo tema ha dato spazio a chi gioca con la disinformazione e che nel documento è citato due volte. E si ispirano anche alla saggistica cospirazionista: diversi brani della proposta depositata al Senato sono copiati da un vecchio articolo negazionista pubblicato su MicroMega (“La distruzione degli ulivi è (oltretutto) un crimine contro la scienza”), scritto dall’autrice di “Xylella report”. Si tratta di una giornalista che, sul suo sito dedicato alla Xylella, lega l’emergenza ai loschi interessi di una multinazionale: “La Puglia è strategica per il mercato europeo perché leader nella produzione di pomodori geneticamente modificati targati Monsanto”. C’è un piccolo problema: è una balla. In Italia è vietato coltivare Ogm, in Europa non è autorizzata la coltivazione di alcun pomodoro ogm, nel mondo Monsanto non commercializza pomodori ogm.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali