La cronaca

Il Campidoglio diventa piazza Navalny. Contestata la Lega

Gianluca De Rosa

Fiaccolata a Roma per celebrare il dissidente russo morto in un carcere in siberia. La politica sfila al gran completo. Viene contestato il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo: "Vattene a Mosca!"

 Sulla facciata di palazzo Senatorio campeggia la proiezione di una foto in bianco e nero di Alexei Navalny. Piazza del Campidoglio è gremita, il cordoglio sincero. La scalinata che dal palazzo porta alla piazza è illuminata dalle fiaccole. Davanti alla statua del Marco Aurelio a cavallo la stessa fotografia del dissidente russo morto a 47 anni in un carcere di alta sicurezza in Siberia. E’ circondata da fiori, candele e messaggi di ricordo (c’è anche un disegno di Putin con la svastica sulla fronte e la scritta “war criminal”). Cittadini e politici si fermano qui per un momento di raccoglimento. “Yulia, la moglie di Navalny, ha detto che continuerà a combattere per una Russia libera democratica, ma oggi dobbiamo dircelo chiaramente, Alexei non è morto è stato ucciso dal regime criminale di Putin che ammazza i suoi rivali”, dice al microfono Tatiana Vite, dissidente russa che vive in Italia. In attesa che vengano calendarizzate in Assemblea capitolina le mozioni per intitolare via Gaeta, la via dell’ambasciata russa, a Navalny, per un momento è piazza del Campidoglio a trasformarsi davvero, come recita il cartello di un manifestante, in piazza Navalny. 


La politica, chiamata a raccolta da Carlo Calenda, è presente tutta. La delegazione di FdI è foltissima. Ci sono i capigruppo in Parlamento Lucio Malan e Tommaso Foti, il tutto fare del partito Giovanni Donzelli, il ministro dello Sport Andrea Abodi, i parlamentari Federico Mollicone e Andrea De Priamo. Per i Cinque stelle, ecco Stefano Patuanelli e Francesco Silvestri, ma pure l’ex sindaca Virginia Raggi e l’ex presidente dell’Inps e candidato alle europee Pasquale Tridico. C’è anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Per Pd, Azione e Iv, la lista dei presenti è talmente lunga che non ci lascerebbe spazio per scrivere altro. Ci sono ovviamente i due leader, Elly Schlein e Calenda. “E’ importante che ci siano tutti”, dice Calenda.  Come annunciato, c’è anche la Lega, rappresentata dai capigruppo in Parlamento Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari. E questo crea l’unico momento di tensione della serata. Un gruppo di cittadini e militanti dei radicali, avvistato Romeo, comincia a gridare “Vergogna, vergogna!”. Sui cartelli hanno scritto “San Valentino è passato, ma certi amori non finiscono mai” e sotto i simboli della Lega e di Russia unita, il partito di Putin con cui il Carroccio aveva in passato sottoscritto un accordo che non si sa se sia mai stato rinnovato. E proprio Romeo prova a replicare ai cronisti: “Abbiamo preso le distanze più volte da quello che è stato in passato, come l’hanno prese tanti leader che con Putin hanno fatto degli accordi a livello internazionale. La storia cambia, Putin ha invaso una nazione libera e sovrana come l’Ucraina e quindi il nostro giudizio non può essere che di grande condanna”. E però sulla morte dell’attivista russo si limita ancora a parole timide: “Chiediamo sia fatta chiarezza”.


La politica comunque c’è ma non parla. Il sindaco Roberto Gualtieri introduce i tre dissidenti russi che interverranno al microfono. Egor Troyanov, uno di loro, sprona all’azione con le stesse parole di Navalny pubblicate alcuni giorni fa da questo giornale: “Non arrendetevi ,non avete il permesso di arrendervi, se dovessero decidere di uccidermi vorrà dire che siamo incredibilmente forti”. E in fondo è tutto qui.  Rimane anche la coda polemica per le identificazioni di due giorni fa alla manifestazione per Navalny a Milano. “La minimizzazione da parte di Piantedosi è grave”, dicono dal Pd. “E’ una cosa da paese sudamericano”, aggiunge Calenda. Ma questo è il momento dell’unità, le fila le tira un signore anziano: “Oggi niente divisioni, oggi siamo qui per ricordare Navalny”.