(foto Ansa)

di cosa parlare stasera a cena

Tajani incontra Yulia Navalnaya. E mette il governo dalla parte giusta

Giuseppe De Filippi

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Antonio Tajani non sarà un grande trascinatore di seguaci politici e probabilmente la sua presa elettorale non è in grado di cambiare gli equilibri tra partiti in Italia, però, senza che lui indulga in alcun modo nel culto del bel gesto o nella ricerca dell’effetto da social, bisogna riconoscere che spesso, anche se in tono dimesso, fa i passi giusti. Incontrare Yulia Navalnaya, la vedova e continuatrice della battaglia politica di Alexei Navalny, e rendere pubblico il colloquio, con corredo di impegno personale per sostenerne le iniziative, è sufficiente per porre Tajani e forse anche il governo italiano dalla parte giusta in questa tragica vicenda. Il forse va lasciato perché il governo in cui agisce Tajani è anche il governo in cui il ministro dell’interno Matteo Piantedosi non reputa grave che agenti di polizia abbiano identificato chi andava a deporre un fiore presso la targa/monumento (e allora a che servono targhe e monumenti?) che ricorda il martirio per mano putiniana della giornalista russa Anna Politovskaya. E il forse va lasciato anche per le continue prove di simpatia putiniana da parte di esponenti leghisti, con in prima fila Andrea Crippa. A maggior ragione, però, onore al moderato Tajani e alla sua determinazione nel dare a Forza Italia una linea europeista, atlantista, non-putiniana. Non è scontato e non è semplice.

E oggi a Roma c’è la manifestazione in ricordo di Navalny e, per alcuni dei partecipanti, anche di supporto all’iniziativa politica di quel che resta del dissenso russo antiregime. Ci saranno quasi tutti i partiti, alcuni con i loro leader, altri, quelli di maggioranza, senza esponenti di primo piano. Ci saranno sindacati e associazioni. La manifestazione romana, con gli opportunistici distinguo politici e le evidenti ipocrisie di alcuni partecipanti, prende purtroppo un tono burocratico e poco convincente. E si torna alla solitaria iniziativa di Tajani, per trovarvi ancora di più aspetti positivi. E ci sono presenze che, invece, faranno specialmente piacere. E poi c’è Donald Trump, al colmo della vergogna politica.

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Ascoltate il ministro degli Esteri lituano, l’Ucraina va sostenuta fino alla vittoria, tutto passa di lì.

Fatto #2

Ursula von der Leyen si ricandida alla guida della Commissione europea e lo fa con un piglio che tradisce anche una specie di modifica strisciante delle regole della Ue. Sembra quasi, la sua, una candidatura per una sfida elettorale, mentre saranno i governi a designarla e il parlamento a darle o no la fiducia, chiamiamola così, con un voto a maggioranza. Per la precisione von der Leyen è la candidata di punta dello schieramento popolare e come tale ha ottime probabilità di essere confermata alla guida della Commissione, cui ha comunque impresso, anche per la contingenza della guerra di aggressione russa all’Ucraina, un carattere più marcatamente politico e una maggiore capacità di schierare l’Ue per le grandi battaglie in difesa della democrazia e della libertà. Vale come ulteriore esempio, pur tra tutte le storiche debolezze europee, l’avvio della missione Aspides.

Fatto #3

Perché fare (anche) l’euro digitale.

Oggi in pillole

  • I primi rilievi critici sul cantiere del crollo di Firenze.

  • Le iniziative dei sindacati per la sicurezza.

  • Il fisco che sta per cambiare anche nelle sanzioni (più sensate, meno arcigne).

  • Spiegare a Matteo Salvini e a chi è a cena con voi che non esistono strade più o meno, come dice lui, “a rischio”, ma che il rischio è legato direttamente alla velocità, e poi alla distanza tra veicoli, alla mancanza di controlli, alla distrazione. Ridurre la velocità è il primo e necessario passo per dare più sicurezza, il resto arriva grazie alla semplificazione del lavoro di chi deve controllare le strade. È comunque abbastanza assurdo che il ministro dei trasporti se la prenda con gli strumenti utili per verificare il rispetto della legge e non con chi la legge la infrange. Corollario: se Salvini pensa che i limiti attuali sono troppo bassi lo dica apertamente (almeno ci sarà chiarezza da parte sua) anziché invocare una specie di disattivazione legale dei controlli.

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