Un'immagine di Torino in lockdown (foto LaPresse)

La fase due delle città. Ecco chi può ripartire più velocemente

Mariarosaria Marchesano

Numero di contagi, sistemi di trasporto, infrastrutture e tecnologie. Ernst & Young ha analizzato lo stato dei capoluoghi italiani in vista della possibile riapertura. Cagliari in pole position, al nord solo Pordenone e Udine già pronte

Milano. È Cagliari la città dove la ripartenza potrebbe essere più facile, secondo quanto prevede uno studio condotto da Ernst & Young sui capoluoghi italiani colpiti dal Covid-19, grazie a “un ottimo sistema di trasporto pubblico integrato dai servizi di sharing mobility e fortemente digitalizzato e a una rete di sensori collegati a una centrale di controllo urbano molto avanzata”.

 

 

Le sorprese non mancano, dunque, se, come ha fatto la società di consulenza, si vanno a incrociare dati sui contagi con quelli di “resilienza” delle città, che non vuol dire efficienza ma un concetto più ampio. Si scopre, infatti, che sono prevalentemente le città del centro sud a essere meglio posizionate nel cluster definito “ripartenza facile” (basso contagio/buona resilienza/ colore verde), come Bari e Lecce, ma che comprende anche alcune medie del centro-nord, come Siena, Pisa, Pordenone e Udine (in tutto sono 12 città). 

 

  

Roma e Napoli, ma anche Catania, Palermo, Brindisi, Avellino, sono tra le città dove la ripartenza potrebbe avvenire molto presto, dato il basso livello di contagio, ma più lentamente perché le loro infrastrutture di mobilità e comunicazione non sono di livello elevato e non consentono grandi prestazioni (cluster 2, basso contagio/scarsa resilienza, colore bianco). In tutto queste città sono 44 e in larga parte del Sud Italia. 

 

  

Milano, Bergamo, Brescia e Piacenza, solitamente tra le città più “smart” d'Italia, perché hanno sistemi di mobilità e reti di telecomunicazione molto avanzate, appaiono, invece, frenate da alti livelli di contagio, spesso correlati ad elevati livelli di ospedalizzazione e carenza di medici di base sul territorio, insieme con Venezia, Torino, Firenze, Genova, Parma, Bologna, Padova, Pavia e Trento. E sono, dunque, state così classificate da EY nel terzo cluster, quello della "ripartenza frenata" (alto contagio/buona resilienza/colore giallo). Ventinove città in tutto, tutte del centro-nord. 

 

  

Cremona, Lodi, Lecco, Alessandria e Verbania, raramente ai primi posti di nelle classifiche delle smart city italiane, fanno parte del quarto e ultimo raggruppamento, quello la cui ripartenza è giudicata "critica" per l'elevato livello di contagio e la scarsa resilienza (cluster quattro, colore rosso). In questa posizione si trovano diverse altre città del nord, come Savona, Bolzano, Forlì, Varese e Como (sono 24 città complessivamente).

  

 

Ovviamente, la ripartenza è un'opportunità e, secondo Marco Mena di EY, non è detto che le città più resilienti riescano a trarre più vantaggi da questa condizione. “Noi stimiamo che più del 20 per cento dei capoluoghi italiani non sarà in condizione di cogliere immediatamente questa opportunità, ma farà molta fatica, perché non ha le infrastrutture e le tecnologie adatte ad affrontare la complessità della ripartenza”. Insomma, avere un basso numero di contagi non basta se le autorità locali non saranno in grado di governare questa nuova fase e creare il “new normal” delle città. 

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