Maria Vittoria Longhitano, prima donna sacerdote d'Italia, ordinata diacona della chiesa vetero cattolica nel 2010 (foto LaPresse)

Chiesa alla tedesca

Matteo Matzuzzi

Il Sinodo di Germania va oltre l’Amazzonia: “Discutiamo dell’ordinazione delle donne”

Roma. In attesa di conoscere le decisioni che prenderà il Papa dopo la conclusione del Sinodo amazzonico, i vescovi tedeschi accelerano e si proiettano già sul loro “Sinodo vincolante”. Qualche giorno fa sono stati pubblicati gli statuti dell’assemblea che si aprirà solennemente il prossimo 30 gennaio a Francoforte, con l’obiettivo dichiarato di “rafforzare la testimonianza cristiana”. Stando a quanto pubblicato in modo ufficiale, saranno quattro le grandi aree sulle quali s’animerà il confronto e già dai titoli che le definiscono si comprende che non si tratterà di un generico simposio per dibattere sul ruolo della chiesa nel mondo d’oggi.

 

I padri – saranno 230, oltre ai 69 vescovi sono stati invitati anche consiglieri pastorali e parrocchiali, nonché esponenti delle università cattoliche tedesche, rappresentanti dei movimenti spirituali e quindici giovani con meno di trent’anni – discuteranno di “potere e separazione del potere nella chiesa-partecipazione congiunta e partecipazione alla missione”, “esistenza sacerdotale oggi”, “donne nei servizi e negli uffici della chiesa”, “vivere in relazioni di successo-l’amore vive nella sessualità e nella collaborazione”. In origine, quest’ultimo punto era intitolato “Morali sessuali” (al plurale), denominazione poi cancellata dalle bozze, forse per l’intervento settembrino del Vaticano. A presiedere l’assemblea saranno il cardinale Reinhard Marx e il presidente del potente Comitato centrale dei cattolici tedeschi, Thomas Sternberg. Segretario sarà mons. Franz-Josef Bode, vescovo di Osnabrück che un anno fa chiese a Roma di autorizzare la benedizione in chiesa delle coppie omosessuali, sulla scia (disse) di Amoris laetitia. Proprio Sternberg ha detto che “dobbiamo finalmente discutere apertamente dell’ordinazione delle donne”, ricevendo anche una sorta d’apprezzamento da Marx, secondo il quale, nonostante le parole di Giovanni Paolo II ribadite peraltro anche da Francesco, sul punto tanto controverso “la discussione non è chiusa”.

 

Il card. Woelki bacchetta il card. Marx

Ma l’opposizione al progetto c’è, seppure fortemente minoritaria. “Devo contraddire il cardinale Marx. Questa discussione è finita”, ha detto in un’intervista al periodico Cicero il cardinale Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia e capofila di quanti (non più di tre, quattro) si oppongono alla linea predominante. Tema archiviato “da una decisione magisteriale di Papa Giovanni Paolo II nel 1984 e da una un’interpretazione vincolante della congregazione per la Dottrina della fede nel 1995. E questo – ha aggiunto Woelki – completa il dibattito sul sacerdozio femminile. Tutto il resto è un gioco di prestigio, con il quale viene alimentata una speranza ingannevole. Questa è una modalità che produce frustrazioni e persino divisioni. Le persone a cui è stato promesso l’impossibile potrebbero allontanarsi dalla chiesa con disappunto”. Il rischio maggiore che l’arcivescovo di Colonia intravede, però, va oltre la questione dell’ordinazione femminile. A essere criticato è il modo con cui la maggioranza della Conferenza episcopale tedesca vuole innovare. Il pericolo è quello di vedere “istituito un parlamento della chiesa in cui tutti abbiano diritto di voto”. No, ha detto Woelki: sono i vescovi a dover mantenere l’ultima parola. “Il percorso sinodale corre il rischio di emarginare il magistero”.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.