foto LaPresse

“In Vaticano non hanno capito quanto è grave la crisi della chiesa”

Matteo Matzuzzi

Parla il prof. Schockenhoff, consigliere dei vescovi tedeschi: “Il magistero convince ormai solo piccole minoranze”. Il ritorno a Lutero

Roma. “In Germania abbiamo l’impressione che a Roma non si sia ancora presa coscienza della situazione e della reale portata della crisi in cui la chiesa cattolica versa, non solo in Germania ma nel mondo. Da questo punto di vista, per ricorrere a un grande parallelo storico, la situazione è simile a quella che c’era alla vigilia della Riforma”. A dirlo in una conversazione con il Foglio è il professor Eberhard Schockenhoff, sacerdote, docente di Teologia morale all’Università di Friburgo, membro della commissione tedesca per l’Etica e consigliere della Conferenza episcopale locale. E’ considerato tra i maggiori moralisti contemporanei. Con il Sinodo amazzonico alle porte, c’è un altro Sinodo che potrebbe creare più di un problema all’unità della chiesa cattolica, ed è quello indetto la scorsa primavera dal cardinale Reinhard Marx, con il plauso pressoché unanime di tutti i vescovi del paese. Dal Vaticano è arrivato l’altolà, con tanto di ammonimento sul rischio di violare il codice di diritto canonico. Il problema è che l’agenda decisa dai presuli tedeschi è problematica e per di più hanno stabilito che le risultanze saranno vincolanti. Su questo, Roma non intende dare il proprio via libera. “Nel momento in cui le diocesi tedesche, sotto la guida dei loro vescovi, intraprendono la via sinodale per consultarsi sul rinnovamento della chiesa, il risultato non può non essere vincolante”, dice Schockenhoff, che aggiunge: “I temi che saranno affrontati – gli abusi sessuali, le strutture di potere ecclesiastiche, la morale sessuale, il ruolo delle donne e la forma di vita sacerdotale – costituiscono per molte persone dentro e fuori della chiesa un grosso ostacolo, che grava sulla credibilità dell’annuncio del Vangelo da parte della chiesa”.

 

E la reazione vaticana? “E’ stata per noi una sorpresa, ma d’altra parte ci siamo abituati al fatto che i vescovi che non riescono ad averla vinta sui loro confratelli poi vanno a piangere a Roma. Il modo unilaterale in cui loro, fissandosi sui fenomeni negativi, presentano gli avvenimenti, rafforza il punto di vista del Vaticano e non contribuisce a una migliore comprensione”. Il riferimento neanche troppo velato è ai tre vescovi (su ventisette) che hanno votato contro le linee-guida impostate dalla maggioranza, tra cui spicca il cardinale arcivescovo di Colonia, Rainer Maria Woelki. Ma non c’è il rischio che l’aver messo all’ordine del giorno questioni così divisive possa creare più di un problema al Papa, con il rischio di indebolirlo? “La chiesa in su tale questione non raggiunge più il cuore dei suoi stessi fedeli. Molti si allontanano interiormente dalla chiesa e la ritengono irriformabile. Il fatto che il Papa sia soggetto a forti pressioni da parte dei gruppi tradizionalisti non può essere imputato ai cattolici moderati tedeschi. Anche questi ultimi del resto si identificano per la maggior parte come conservatori, in quanto vogliono mantenere in piedi la chiesa e servirla, in modo che possa andare avanti per la sua strada con decisione e coraggio, come continuamente Papa Francesco dice di volere nelle sue esortazioni”. Quanto ai temi, dice il teologo, “il nuovo ruolo della donna nella chiesa e nella società è uno dei ‘segni dei tempi’ che il Concilio Vaticano II ha espressamente indicato come grande sfida per la chiesa”.

 

“E’ vero che il dibattito sul modo in cui le donne con il loro apporto possono dare forma alla chiesa spesso in Germania si riduce a discutere sul perché le donne non possano essere ordinate al diaconato o al sacerdozio. Tuttavia, le ragioni avanzate dal magistero non persuadono più nelle nostre diocesi ormai che una piccola minoranza in procinto di scomparire”. Ma la soluzione alla crisi della chiesa universale può davvero arrivare dalle ricette elaborate da un Sinodo vincolante tenuto in Germania? “I problemi che oggi affliggono la chiesa non si manifestano solo nelle diocesi tedesche: semplicemente qui diventano visibili in anticipo e, forse, vengono analizzati in modo più franco di quanto accada in altre realtà ecclesiastiche. In molte grandi città dell’Europa orientale il processo della secolarizzazione che avanza si manifesta oggi con effetti analoghi a quelli di cui facciamo esperienza in Germania. Pertanto la discussione sulla mancanza di preti, sul cambiamento della morale sessuale e sulla posizione della donna nella chiesa acquistano una rilevanza che va ben oltre le chiese locali tedesche. La ‘via sinodale’ non è certo un modello immediatamente applicabile a tutte le altre chiese locali. In Germania ci sono tradizionalmente vivaci strutture mediante le quali i laici collaborano e che danno forma alla presenza della chiesa e della fede cristiana nella sfera pubblica. Queste sono da un lato i collegi pastorali al livello delle parrocchie e dei decanati, dall’altro le molteplici e ben organizzate associazioni a livello federale. Il fatto che la rappresentanza del laicato è ben organizzata e ha nel Comitato centrale dei cattolici tedeschi una piattaforma comune rende qui praticabile l’esperimento della ‘via sinodale’. Ma questo resta in ogni caso un esperimento, il cui successo dipende dal coraggio e dalla volontà di entrambe le parti di trovare un accordo”.

 

Il Papa, tornando dal viaggio in Africa all’inizio del mese ha parlato dello scisma. Subito si è pensato agli Stati Uniti, dove la composita galassia conservatrice ancora non si è sintonizzata sulle frequenze del pontificato bergogliano. Ma non è che in realtà i rischi maggiori arrivano dalla Germania? Sembra di sentire l’eco della “Dichiarazione di Colonia” con la quale, trent’anni fa, decine di teologi misero all’indice il magistero di Giovanni Paolo II. Schockenhoff non lo nega: “Quando in Vaticano si evoca con paura lo ‘spirito di Colonia’ non si fa altro che agitare fantasmi. Le chiese tedesche non soffrono solo per i recenti scandali, ma anche per un declino nel numero dei fedeli e nella partecipazione alla messa. Anche in curia devono abituarsi al fatto che sono passati i tempi in cui si poteva fare e disfare a proprio piacimento senza riguardo per le chiese locali. Fin tanto che a Roma si penserà di perpetuare lo stallo delle riforme, da cui la chiesa è affetta da decenni, rimandando le decisioni indefinitamente, l’atmosfera nei rapporti tra le chiese locali tedesche e la curia romana resterà tesa”.

Di più su questi argomenti:
  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.