Papa Francesco (foto LaPresse)

Prendere sul serio lo scisma della chiesa

Matteo Matzuzzi

Francesco conferma che il pericolo di una spaccatura c’è, ma non sembra preoccuparsi troppo. Conservatori americani e progressisti tedeschi pronti all’ennesima battaglia. Bergoglio regna su una chiesa che scotta

Roma. Lasciando da parte la sede inconsueta per discutere di un imminente scisma nella chiesa, a migliaia di metri d’altitudine, tra una turbolenza sul Mozambico e la plastica bandita dal Vaticano, il Papa ha posto una questione non da poco. Il crepaccio che già esisteva tra tendenze ecclesiali diverse (e in qualche caso opposte) ben prima dell’ascesa al Soglio di Jorge Mario Bergoglio, è diventato un burrone alla cui vista il fiato si mozza. Gli americani conservatori sono gli imputati prediletti da vari libri e dossier. Sono loro che vorrebbero (e punterebbero a suon di dollari) rovesciare il Papa dalla poltrona di Santa Marta, magari rimandandolo nelle villa miseria di Baires e chiudendo la parentesi aperta nel 2013 nel modo più indolore possibile. Il Papa, sempre ad alta quota, ci ha messo del suo nell’accreditare la tesi così à la page, quando ha detto che “è un onore essere attaccato dagli americani”. Il Papa ne parla, fa sapere che il problema c’è e sembra quasi sfidare, questi cospiratori, ché dopotutto “nella chiesa ci sono stati tanti scismi”, “sempre c’è l’opzione scismatica nella chiesa, sempre. Ma è una delle opzioni che il Signore lascia alla libertà umana. Io non ho paura degli scismi, prego perché non ce ne siano”.

 

 

Tutto quasi naturale, dunque. Come a dire che se qualcuno pensa di agitare la minaccia di uno scisma per frenare l’impeto bergogliano e seppellire i suoi documenti “sulla fratellanza umana” è meglio che cambi progetti, pare dire il Papa tra i sedili dell’aereo che lo riportava a Roma dopo la trasferta africana. E’ un atteggiamento opposto, se ci si pensa, a quello di Paolo VI, che chiuso il Concilio e promulgata l’Humanae vitae preferì non scrivere né dire più nulla in fatto di dottrina, consapevole che stava governando una polveriera con tendenze scismatiche ben più concrete di quelle odierne. Perse Lefebvre, ma trattavasi comunque d’una minoranza. Dire all’episcopato olandese di fare uno scisma se avessero voluto il sì alla pillola a tutti i costi, sarebbe stata un’altra storia.

 

Mezzo secolo dopo, la situazione è diversa, anche se i segnali di chi potrebbe strappare ci sono. “I pastori devono condurre il gregge tra la grazia e il peccato, perché la morale evangelica è questa. Invece una morale di un’ideologia così pelagiana ti porta alla rigidità, e oggi abbiamo tante scuole di rigidità dentro alla chiesa, che non sono scismi ma vie cristiane pseudo scismatiche, che finiranno male. Quando voi vedete cristiani, vescovi, sacerdoti rigidi, dietro ci sono dei problemi, non c’è la santità del Vangelo”, ha detto in aereo. Sono due i fronti che potrebbero riconoscersi nella schematizzazione di Francesco: da una parte, come detto, l’ala americana che da sei anni e mezzo non vuole avere nulla a che spartire con l’ospedale da campo bergogliano. Dall’altra, e forse i pericoli maggiori sono proprio qui, gli episcopati liberal che da tempo cercano di sfruttare ogni occasione propizia per sovvertire dottrina e morale adeguandola allo Spirito del tempo. Spesso per ragioni domestiche, come nel caso della chiesa tedesca, alla ricerca costante di introiti per le casse ricche ma non più come un tempo. Il cardinale Reinhard Marx è il capofila del fronte antiromano (pur essendo un acceso sostenitore del Papa regnante), arrivando a indire “un Sinodo vincolante per la chiesa in Germania” che tratti di materie dottrinali non di propria competenza.

 

Lo stesso Marx che ora annuncia che l’imminente Sinodo sull’Amazzonia discuterà “di sacerdoti sposati”, e anni fa fece sapere al mondo che “non sarà Roma a dirci quello che dobbiamo fare qui in Germania”. Il Papa è in mezzo e non sembra soffrire troppo della situazione: se ai tedeschi ha risposto picche sull’intercomunione con i protestanti, mandando avanti il cardinale prefetto della Dottrina della fede, il gesuita Francisco Ladaria, ai conservatori terrorizzati all’idea che il Sinodo sull’Amazzonia finisca per farla finita con il celibato sacerdotale ha riservato una bella sorpresa, nominando presidenti-delegati dell’Assemblea tre cardinali tutti in linea con gli auspici tedeschi: Joao Braz de Aviz, Baltazar Porras e Pedro Barreto S.I. Un messaggio chiaro: discutete, azzuffatevi, minacciate l’Apocalisse. Qui si va avanti, anche se necessario con poco juicio. Come sta bene, il Papa, sulla chiesa che scotta. 

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.