Le giuste risse mediatiche contro i no vax

Claudio Cerasa

Contro i professionisti del nulla e i talk collusi con le farneticazioni c’è solo un vaccino: fare i ghostbuster delle scemenze. Caprarica, Parenzo, Telese e un modello di giusta intolleranza da esportare

David Parenzo e Antonio Caprarica sono due cronisti molto diversi l’uno dall’altro, ma con una sincronia incredibile a distanza di poche ore hanno portato in televisione un modello di giornalismo che, nella stagione buia della Giletti Fanfaroni Associati, meriterebbe di essere maggiormente valorizzato: il giornalista scacciaballe, il ghostbuster delle scemenze. E’ successo tutto negli ultimi giorni, prima con Caprarica e poi con Parenzo, che in due occasioni diverse hanno letteralmente e magnificamente perso la pazienza di fronte a due professionisti delle vaccate scientifiche.

 

Nel primo caso, Caprarica, corrispondente di lunga data della Rai dall’Inghilterra, ha mandato a quel paese una terribile prezzemolina de La7 di nome Francesca Donato – europarlamentare nota per aver messo al servizio della divulgazione scientifica le sue dotte teorie antieuro e così improponibile da non essere stata ritenuta più presentabile neppure dalla Lega, e ho detto tutto – e dopo l’ennesimo tentativo della Donato di distinguere tra morti di Covid e morti con Covid (è probabile che la Donato studi virologia sul blog di Nicola Porro) Caprarica si è rivolto alla onorevolissima dicendo: “E’ intollerabile che lei continui a dire queste idiozie”.

 

Passano pochi giorni e la palla arriva a David Parenzo, conduttore de La7 oltre che della “Zanzara”, che in un passaggio della trasmissione di Myrta Merlino, “L’aria che tira”, ascolta per un attimo le farneticazioni di Paolo Brosio sui vaccini – “Uso spesso cortisone e antibiotici, so che non fanno male. Ma gli effetti collaterali del vaccino…” – e poi in modo diabolico ma saggio fa notare quanto sia curioso il metodo Brosio: “Stai cercando incongruenze sul vaccino che può far male ma leggo da una tua intervista di cinque anni fa al Mattino in cui dici: ‘Tra alcol e cocaina: in un’orgia una voce mi ha salvato’. Cioè: ti sei fatto di tutto nella vita e ora rompi le balle sul vaccino?”.

 

Le risse televisive non ci piacciono, lo sapete, ma per una volta ci sentiamo di fare un’eccezione e nel nostro piccolo ci permettiamo persino di consigliarle a tutti coloro che hanno la sfortuna di ritrovarsi di fronte, in un talk-show, ai nuovi esperti del nulla che dall’alto della loro ignoranza tentano di spiegare con qualche nozione senza fondamento raccolta qua e là tra un forum cugino di Forza Nuova e un articolo rilanciato da Imola Oggi per quale ragione i vaccini siano pericolosi e per quale ragione la dittatura sanitaria faccia più danni del Covid. La rissa televisiva contro i professionisti del nulla può essere sgradevole, può essere fastidiosa, può essere diseducativa. Ma in un momento in cui la tv è quotidianamente popolata da chi sceglie di triangolare con la pandemia dando spazio alle sciocchezze, mettendo in scena una polarizzazione tra Sì vax e No vax che non esiste se non nella testa di alcuni conduttori spericolati e che ha l’effetto non sappiamo quanto voluto di porre sullo stesso piano le parole di uno scienziato con quelle di un complottista, in un momento come questo cambia tutto.

 

E, come diceva Karl Popper, non essere tolleranti, nei confronti dell’intolleranza, diventa la condizione necessaria per la preservazione della natura tollerante di una società aperta. Lo ha capito Caprarica, lo ha capito Parenzo e lo ha capito anche Luca Telese, altro giornalista, che poche sere fa, in trasmissione da Giletti (sempre La7), dopo aver ascoltato l’ex giudice, prefato da Nicola Gratteri, Angelo Giorgianni, già consigliere della Corte d’appello di Messina, dire delle frasi senza senso sulla necessaria Norimberga contro l’esecutivo per aver limitato le libertà degli italiani durante questi mesi di pandemia ha sbottato anche lui. Ha ricordato a Giorgianni le assurdità complottiste scritte nel suo libro intitolato “Le verità nascoste della Covid-19” (prefato da Nicola Gratteri, ma forse lo avevamo già detto) e dopo l’intervento di Telese Giorgianni (per fortuna) ha lasciato lo studio. Più vaccini e meno minchiate. Evviva i ghostbuster delle scemenze pandemiche. 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.