Francesca Donato (foto dal profilo Facebook)

Il colloquio

"Il green pass è fascista. Così non ci sto più". La leghista no vax Donato medita l'addio

Simone Canettieri

"Caro Salvini, la nostra gente non capisce questo iperdraghismo. Fratelli d'Italia? Li trovo coerenti”. Parla l’europarlamentare della Lega

“Sto facendo dei ragionamenti. Mi sono presa qualche giorno per riflettere. Non mi riconosco più nella Lega e, come me, tantissimi elettori. E i risultati si vedranno alle prossime elezioni”. Insomma, possiamo dire che l’europarlamentare no vax Francesca Donato saluta il Carroccio e se ne va? “Guardi, potrebbe essere tutto. C’è un mondo che si sente deluso da questo atteggiamento della Lega al governo: l’estensione del green pass è una legge fascista”. Piano, si calmi. “Sono calma. E’  che io non sono lo zerbino di Draghi. Non posso stare zitta davanti a chi calpesta i diritti degli italiani”.

E Matteo Salvini? “E’ tra due fuochi: ormai nella Lega esistono una maggioranza e una minoranza. Io faccio parte di quest’ultima, che però sembra non aver diritto di parola: se sono di troppo me ne vado”. Lei dice cose violente e false. “Io studio prima di parlare”. Ma non è una virologa. “Sono un avvocato, ma mi consulto sempre con dei dottori: vuole conoscere i rischi della terza dose?”. Meglio parlare di Salvini. “Ci siamo sentiti al telefono. Ma non le dirò cosa ci siamo detti”. Chiederà asilo a Fratelli d’Italia? “Loro stanno all’opposizione e portano avanti battaglie coerenti”. Dunque è pronta a offrirsi? “Sto riflettendo. La mia sofferenza è quella di molti: che dire del povero Borghi?”. Francesca Donato irrompe in tutte le tv e dice agli scienziati che il Covid si cura con l’ivermectina, farmaco veterinario antiparassitario che si dà alle mucche (è sconsigliato da Ema e Aifa). La reazione dei medici in studio è sempre la stessa: mani tra i capelli, occhi di fuori. 

Donato ha sfottuto la famiglia di un medico morto per colpa del virus (poi ha chiesto scusa), ma ha anche accostato la campagna di vaccinazione ai campi di concentramento. Su Twitter le ha risposto l’Auschwitz memorial: “Un paragone del genere è un declino morale e intellettuale”. Lei se ne infischia, agita complotti. Fino all’altra sera stava in tv, su La7 a “DiMartedì”, a dire per esempio che “i rischi di reazioni avverse al vaccino sono altissimi: 84 mila casi e tanti non vengono segnalati”. Risposta in diretta del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: “Nemmeno commento”.

Adesso questa europarlamentare – gavetta politica tra i leghisti no euro, segretaria del Carroccio a Palermo e poi eletta nel 2019 con oltre 28 mila preferenze nella circoscrizione isole – è diventata un problema per il partito. Il giochino delle ambiguità sulla salute inizia a creare fastidi a Salvini. E’ circondato da Giancarlo Giorgetti e dai governatori, Luca Zaia in testa. Giovedì scorso l’ufficio comunicazione del Carroccio avrebbe bloccato la presenza a “Piazzapulita” di Claudio Borghi (uno che scarabocchia la Costituzione scrivendo che è fondata sul green pass). Donato, gira voce che non la manderanno più in televisione: lo sa? “Non mi è stato detto nulla. Sarebbe gravissimo”. Chi l’ha mandata da Floris martedì scorso? “Mi hanno chiamato gli autori della trasmissione. Le tv mi chiamano e io vado”. E il partito non le dice nulla? “Finora no: né in un senso né nell’altro. Ora lei vorrà farmi passare per matta, per una scapestrata”. Bisognerebbe misurare le parole quando si maneggiano argomenti del genere: sono morte decine di migliaia di persone. “Ma perché nessuno parla dei pericoli di miocardite che portano i vaccini? E comunque qui il problema è politico: non si può essere su questi argomenti così iper draghiani. La Lega è altro, glielo assicuro. Gli elettori non ci capiscono. A sinistra c’è più dibattito: Santoro, Cacciari, Barbero non mi sembra che siano dei folli invasati. Come me la pensa anche chi è vaccinato”. Lei non lo è. “No, da ex malata sono immune. Non mi vaccinerò mai”. In serata su Twitter Donato annuncia che per un po’ non parlerà più.

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.