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Processo a Foa

Giampaolo Di Mizio

In Vigilanza, Forza Italia, M5s, Fratelli d'Italia e Pd contro il presidente Rai, che sogna una promozione dopo le europee

Roma. E’ stato un processo a Marcello Foa quello che ieri è andato in scena nella commissione di Vigilanza Rai. Con il presidente della tv pubblica accusato di andare oltre il suo ruolo, di strabordare, di voler fare anche l’amministratore delegato. Chi è davvero al timone di mamma Rai? Questo il tema del secondo tempo della doppia audizione di presidente e ad. Con Foa sottoposto al fuoco di fila dei parlamentari con una sorprendente, e anche un po’ anomala, convergenza bipartisan tra Pd, Forza Italia, Fdi e 5 Stelle. Solo la Lega ha risparmiato critiche all’ex cronista del Giornale, la cui espressione durante l’audizione diventava di minuto in minuto più cupa.

 

Ad aprire le danze, con l’intervento più duro, è stata Daniela Santanchè. “Presidente Foa, lei è una grande delusione. Dovrebbe fare da garante, avere un ruolo di equilibrio e invece…”, esordisce la senatrice di Fdi. Che poi carica a testa bassa, partendo dai dati che Foa ha snocciolato la scorsa settimana, spiegando come il tempo concesso nei telegiornali a maggioranza e governo sia inferiore a quello del passato. “Il pluralismo non c’è, la sua relazione è da Alice nel Paese delle meraviglie, lei non può permettersi di presentare dei dati falsi!”, attacca l’ex berlusconiana. Per niente soddisfatta della replica del presidente che, invece di entrare nel merito politico delle accuse dei parlamentari (invadere gli spazi e le competenze dell’ad), si limita di nuovo a un elenco di percentuali, secondo i dati di Agcom e Osservatorio di Pavia. “Foa è venuto anche oggi a prenderci in giro. Ha lasciato che sui temi caldi rispondesse Salini. E’ stata un’imbarazzante scena muta…”, il commento della senatrice Fdi.

 

Ma le critiche al presidente sono arrivate da tutto l’arco costituzionale. A cominciare dai pentastellati. “Il suo doppio ruolo di presidente di Rai e di RaiCom è in odore di conflitto di interessi”, l’accusa di Primo Di Nicola. “Presidente, abbiamo un problema. Il pluralismo non si garantisce solo con le percentuali, ma bisogna guardare come viene data una notizia, come vengono scritti i programmi. Se lei vuole fare anche l’ad, lo dica chiaramente. Si contenga! Il suo ruolo non è quello di tutor di Salini”, attacca Gianluigi Paragone.

 

Poi il Pd. “Foa non è una figura di garanzia. La sua relazione sul pluralismo è un racconto surreale che già avevamo sentito da Gennaro Sangiuliano. Peccato che proprio il Tg2 sia diventato peggio della caricatura che Corrado Guzzanti faceva del Tg4 di Emilio Fede”, afferma il dem Davide Faraone. Punture pure da Forza Italia. “Il suo elenco sulle presenze televisive è ai confini della realtà”, osservano gli azzurri. Di rimando, la questione di chi comanda in Rai viene girata a Salini. “Mi sorprende che lei stia interpretando il suo ruolo in maniera così debole. C’è qualcosa che le impedisce di lavorare? Se è così, dovremmo saperlo…”, sottolinea il dem Antonello Giacomelli. “Lei deve fare da argine all’azione debordante di Foa…”, lo incita Faraone. Il riferimento assai esplicito è al sempre maggior potere in mano al presidente che, oltre ad aver inciso pesantemente sul piano industriale, avrebbe un a voce in capitolo anomala su ruoli, nomine e posizioni all’interno dell’azienda. A cominciare da quelle sull’informazione e sulla comunicazione (oggi in Cda verrà comunicato il nuovo responsabile dell’ufficio). Tanto che, secondo fonti interne ed esterne a Viale Mazzini, il suo intento sarebbe quello di sostituire l’ad dopo le Europee, nel caso di un trionfo leghista. “La vittoria della Lega sancirà che il vero dominus in azienda è Foa e non Salini”, sussurra un deputato. Sull’argomento il presidente preferisce glissare, in evidente imbarazzo. Lasciando rispondere l’ad. “Finora ho svolto il mio operato in maniera autonoma, compresa l’elaborazione del piano industriale che rivendico. Nessuno mi impedisce di lavorare”, sottolinea Salini. “Ma lei sarà ancora qui per portare a termine il piano industriale?”, gli si chiede. “Me lo auguro…”. Chissà.

 

Altri temi del giorno sono la rissa sfiorata al Tg1 tra il direttore Giuseppe Carboni e uno dei suoi vice Angelo Polimeno Bottai e la soppressione di Rai Movie e Rai Premium per far posto ai nuovi canali maschile e femminile. “Sulla vicenda del Tg1 è in corso un audit interno e non posso dire nulla, ma voglio ringraziare Carboni per la mirabile copertura dei fatti drammatici di Notre Dame”, sostiene Salini. Mentre sulle nuove reti l’ad spiega che “i film trasmessi in tv saranno più di quelli attuali, ma spalmati sui diversi canali”. E che “sul canale femminile non ci saranno televendite di pentole o programmi di taglio e cucito…”.

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