L'ad della Rai Fabrizio Salini (a sinistra) e il presidente Marcello Foa (foto LaPresse)

La riforma dell'informazione Rai impantanata nelle sabbie politiche

Giampaolo Di Mizio

Dopo quella dell'ad Salini e del presidente Foa ora la Vigilanza inizierà un giro di audizioni di soggetti terzi. E l'avvio operativo del piano slitta

Roma. Il piano per la riforma dell’informazione Rai messo a punto da Fabrizio Salini si è bloccato tra le sabbie mobili della politica. Nel caso specifico, in quelle della commissione di Vigilanza Rai. Perché quando si tratta di cambiare qualcosa nella tv pubblica, è sempre la politica a mettersi in mezzo. E così ora, per avviare il motore della riforma, si dovrà aspettare l’autunno, o addirittura oltre. Dopo l’audizione dell’ad Salini e del presidente Marcello Foa – appuntamento assai tormentato slittato per settimane e poi tenutosi in due parti, non senza polemiche – ora la Vigilanza, guidata dal forzista Alberto Barachini, ha il diritto-dovere di procedere a una serie di audizioni di soggetti terzi. Davanti a deputati e senatori sfileranno i rappresentanti dell’Usigrai (il sindacato Rai), della Fnsi (Federazione nazionale della stampa), dell’Ordine dei giornalisti, dei rappresentanti del ministero dello Sviluppo economico e del Tesoro, nonché il sottosegretario alla presidenza con delega all’editoria, Vito Crimi del M5s. Più vari ed eventuali.

 

Un’agenda di audizioni che, a essere ottimisti, prenderà almeno due mesi. E si arriva a luglio. Mese in cui, secondo quanto trapela da fonti parlamentari, la Vigilanza darà il suo parere votando una risoluzione. Il voto non è vincolante: davanti a un “no” della commissione, il piano, già approvato in cda, può andare avanti lo stesso. Questo in teoria. In pratica non si è mai vista una riforma della Rai bocciata dal Parlamento continuare il suo cammino come se nulla fosse. Insomma, il parere della commissione conterà, ma Lega e M5s hanno i numeri per farla passare. A questo punto, però, saremmo già a ridosso di agosto: più che probabile, dunque, lo slittamento dell’avvio operativo a settembre, ovvero a sei mesi dall’approvazione in cda, avvenuta il 6 marzo. Per i pessimisti, invece, il voto in Vigilanza andrà a dopo l’estate. Anche perché, nel frattempo, la commissione potrebbe essere impegnata su altri temi: probabile, per esempio, una convocazione del direttore della Tgr Alessandro Casarin chiamato a riferire sul servizio andato in onda sul Tgr Emilia sulla commemorazione di Mussolini a Predappio, che ieri ha scatenato roventi polemiche, con tanto di richiesta di relazione di Salini.

 

Poi ci sono le europee, che probabilmente sanciranno un cambio nei rapporti di forza nella maggioranza in favore della Lega. Questo si farà sentire al settimo piano e sul piano industriale? Difficile dirlo ora. Tra Viale Mazzini e Saxa Rubra da tempo è in corso un progressivo spostamento verso il partito di Matteo Salvini. Un’eventuale vittoria leghista il 26 maggio non farebbe altro che consolidare il percorso in atto. Questo porterà a un cambio al vertice? Probabilmente no. Sostituire Salini con un leghista o con lo stesso Foa rischierebbe di essere un autogol prima di tutto per Salvini, perché confermerebbe che le scelte in Rai si fanno solo guardando la casacca politica. Non un bello spettacolo per chi, almeno a parole, continua a battere sul tasto della Rai del cambiamento. Più probabile, invece, a vertice immutato, uno spostamento sempre più pesante della bilancia del potere verso il Carroccio, a partire dalle nomine. Anche per questo motivo, si dice, i nomi per le vicedirezioni di rete saranno tenute in stand by fino al 26 maggio. Anche se qualche nome gira. Come quello di Franco Di Mare (quota 5 Stelle) o quello di Milo Infante (vicino alla Lega). Il problema per Salini, però, oltre all’allungamento dei tempi, saranno i contenuti: il suo piano resterà integro o alcune parti saranno cambiate? Molto nervosismo, per esempio, affiora dalle sedi regionali, vero centro di potere della politica sul territorio, che entro il 2021 dovranno essere accorpate a Rainews24, Rainews.it e Televideo. Ma le criticità sono diverse. Basti dire che nei giorni scorsi su change.org è partita una raccolta di firme per opporsi alla chiusura di Rai Movie e Rai Premium, con la mobilitazione di molti nomi del cinema italiano.

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